Recensione: Ere

Di Daniele Ruggiero - 19 Marzo 2018 - 7:00
Ere
Band: Storm{o}
Etichetta:
Genere: Hardcore 
Anno: 2018
Nazione:
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80

“Accatasto illusioni strappate alle notti,

convinto che possano colmare il vuoto che c’è fra le tue labbra”

 

Sono passati quattro anni da “Sospesi Nel Vuoto Bruceremo In Un Attimo E Il Cerchio Sarà Chiuso” e gli Storm{o} ne hanno accatastate di emozioni, illusioni, e rancori che sono rimasti a marcire sotto la pioggia, per poi tramutarsi in canzoni. Tredici brani che non colmeranno affatto il vuoto di un’indecisione, di una paura o di un dolore, al contrario, si nutriranno di essi per sopravvivere.

La violenza sonora e lessicale del nuovo “Ere” si appropria sin da subito di tempi rapidissimi che, con un taglio netto ed improvviso, incidono lo spirito senza alcun apparente dolore, provocando una cascata di lacrime viscerali. Il delirante ed aggressivo stato d’animo degli Storm{o} ti catapulta nel bel mezzo di una rissa strumentale nella quale, dietro le chirurgiche mazzate sonanti, si cela un subbuglio lampante e stordente. All’interno della mischia si scontrano, come due treni in corsa, l’ira e la poesia che rivendicano la propria egemonia senza mai prevalere l’una sull’altra.

 

Ora i fantasmi m’infestano i sogni e non hanno il tuo volto,

ma quello di una parte di me che ho perduto”

 

É un buio universo quello di “Ere”, acceso da lampi di follia e bagliori di nichilismo partoriti da vite sbagliate ed abbandoni precoci. Le ormai inconfondibili urla di Luca Rocco rimbombano nelle stanze del disco, infrangendosi sui vetri delle tante finestre che si affacciano sull’assenza di sentimenti e sul mare profondo della nullità umana. I muri sono cosparsi da un’infinita rete di crepe, causate dal continuo terremoto sonoro consacrato da una ritmica travolgente. Il drumming, davvero devastante, imperversa sulla quiete annientandola in pochi istanti, con la complicità di un basso dinamico che corre spedito su una fragorosa spirale interminabile. La chitarra è pervasa da una serie di crisi epilettiche che alterano il suono in frustate elettriche composte da riff rocciosi intorno ai quali orbitano elementi di lo-fi e noise pungente. Tecnica e audacia sono i valori principali che caratterizzano la band bellunese.

 

“Noi che ad inseguire le speranze

abbiamo perso ogni istante del presente”

 

“Ere” è un disco che vive pur non sapendo respirare, è in continuo affanno, in corsa verso il dirupo della disperazione. L’album, rispetto al precedente, si copre di una maggiore maturità riflessa su uno specchio meditativo. Il fallimento dell’uomo incapace di vivere, legato ai ricordi e divorato dal tempo viene esternato nei testi poetici reiterati assiduamente in un clima di totale sfinimento. La voracità musicale sembra essere più marcata: in assenza di sentieri tracciati è un’impresa quasi impossibile ricercare orme melodiche nel pianeta tormentato degli Storm{o}. Un luogo nel quale l’hardcore viene scolpito con estrema originalità nonostante mantenga la propria forma ruvida e grezza.

 

“Prima che il buio si faccia troppo pesante

uccidimi fra le tue braccia.

Batti il tempo sul tempo.”

 

In poco, pochissimo tempo, i Nostri riescono a conficcare un chiodo di buio nella luce del sole: per un attimo il mondo spegnerà i propri riflettori sull’ipocrisia umana, lasciando che sia una timida candela a mostrare tutte le debolezze di un essere indiscutibilmente imperfetto. Studiato e progettato dagli Storm{o}, “Ere” risulta un magistrale, assordante attentato all’anima che resta inerte sotto una coltre di parole ghiaiose in grado di soffocare lo spirito e drenare il dolore.

 

“Se vivi,

vivi un giorno,

il resto è stasi.”

 

La musica, come la vita, è l’attimo. Carpe diem.

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