Recensione: Evils Birth 1989-2002

Di Matteo Bovio - 2 Gennaio 2003 - 0:00
Evils Birth 1989-2002
Band: Horrid
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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60

Come il titolo stesso di questa raccolta vi fa capire, non siamo davanti ad una band neonata, ma ad una realtà che compie quest’anno i suoi 14 anni di attività! Pur non essendo mai emersi in maniera evidente a livello di pubblico, gli Horrid possono vantare una carriera interessante, che vede come “tributo” questa raccolta antologica contenente il Mcd Blasphemic Creatures (1998), il demo You Are Mine (1994) e per finire 4 tracce live registrate a Torino nel 1996. Dubito che tra di voi manchino fan affezionati o semplicemente incuriositi da questa band, e Evils Birth 1989-2002 può essere un acquisto da considerare per scoprire le radici di una band nostrana e per apprezzarne l’evoluzione.

A livello personale il cd in questione non mi ha granchè appassionato, ma neanche deluso del tutto. E’ che al di fuori del contenuto storico e affettivo, forse solo le prime tracce (quelle relative al Mcd) hanno anche un serio valore artistico. Qui troviamo infatti Death metal molto classico con continui riferimenti ai suoni degli anni ’80 e con una poco celata passione per la scena statunitense proprio di quel periodo. Un’attitudine rivelata soprattutto dai passaggi della bellissima “The Prophecy”.

Le altre tracce, oltre a non godere della migliore registrazione immaginabile (sarebbe strano il contrario), ogni tanto scadono anche a livello compositivo; decisamente la seconda parte del cd rimane in ombra rispetto al resto, e come già ripetuto l’interesse si sposta decisamente sul piano storico. Riguardo al suono si nota un’influenza diversa, forse più debitrice alla scena black/death, con accenni anche ai suoni dei primissimi Deicide. E per la parte live invece la grinta che evidentemente la band ci mette quando si trova sul palco viene offuscata da una registrazione veramente penalizzante.

Ne sia da esempio “Obscurity”, canzone in sè potente, ma la cui carica rimane celata nei suoni piatti e poco in risalto della registrazione, al punto che certe volte è difficile valutare le stesse doti tecniche del gruppo. Capirete che un simile prodotto è assolutamente inutile per chi non sia effettivamente già legato alla band. Chi desidera scoprire il suono degli Horrid ha più di una ragione per dedicarsi a qualche altro lavoro in studio, senza buttarsi direttamente su un Cd che cadrebbe troppo in fretta nel dimenticatorio, col rischio anche di instillare nella testa dell’ascoltatore un ingiusto e immeritato pregiudizio. Solo per i “già fan”.
Matteo Bovio

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