Recensione: Excision

Di Daniele D'Adamo - 26 Luglio 2013 - 17:35
Excision
Band: Overblood
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2012
Nazione:
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63

 

Tanta gavetta, alle spalle di “Excision”, debut-album dei friuliani Overblood. Una gavetta iniziata nel 1996, passata per la pubblicazione di tre demo (“Travel Soul”, 1998; “Our Blood”, 2002; “Infected Society”, 2007) prima di raggiungere una label di rilevanza internazionale come la belga Ultimhate Records. Un traguardo targato 2012, preceduto dalla registrazione del full-length l’anno precedente presso i Fear Studio Recording di Ravenna.

I problemi di line-up, in questi diciassette anni di attività sono stati parecchi, e hanno minato in maniera decisiva la continuità artistica della formazione italiana; causando peraltro un andamento altalenante della motivazione e della volontà di emergere dall’underground più desolato e nero. Alla fine, però, ‘chi l’ha dura la vince’, e quindi l’angosciante copertina di “Excision” può far bella mostra di sé in mezzo a quelle delle altre formazioni giunte al contratto discografico.

Che gli Overblood non siano di primo pelo si sente immediatamente: dopo il coinvolgente intro ambient… “Intro”, “Bombs Fall Hell Calls” tiene fede a suo nome scatenando una tempesta di fuoco alimentata dal feroce assalto del drumming di Marco Nicola Scarel, dal durissimo riffing della coppia Flavio Pasquin / Vincenzo Leonardi e dall’aggressivo growling di Marco Felettigh. Il brano trascina davvero in direzione di uno sfrenato headbanging, peraltro senza mancare di presentare delle varietà interessanti fra rallentamenti, accelerazioni, soli laceranti e qualche manata di melodia qua e là.

Il death dell’ensemble di Udine evidenzia parecchi punti di contatto con il thrash, soprattutto riguardo a un guitarwork i cui riff portanti esemplificano in modo perfetto l’uso della tecnica del palm-muting (“Don’t Spread Your Bullshit”). Anche la sezione ritmica appare più propensa a curare il calore di un groove vicino al post-thrash (“World Cannibal Chaos”) ma, prendendo il sound nel suo insieme evitando di frammentarlo strumento per strumento, l’impatto è quello – più possente e rabbioso – del death metal. Merito, in primis, della prestazione vocale di Felettigh, ottima sia come tecnica sia, soprattutto, come efficacia. Un vago accenno all’hardcore (“Infected Society”), infine, completa uno stile non originale ma comunque adulto e completo.

Ed è proprio quest’assenza di elementi d’innovazione / progressione da un cliché che ormai ha già dato tutto il possibile nel campo del death, inteso nell’accezione più prossima al groove metal, che sembra essere il difetto più rilevante di “Excision”: più o meno, tutto odora di ‘già sentito’. Come se la tribolata storia della formazione avesse inciso profondamente nella sua capacità evolutiva, fermandone la crescita agli stilemi in voga nella seconda metà degli anni ’90. Questa difficoltà di liberarsi dai (troppi?) fantasmi del passato pare rispecchiarsi, anche, nell’insieme delle canzoni. Partendo da una song fantastica come “Bombs Fall Hell Calls”, l’inventiva dei cinque sembra perdersi nelle nebbie del tempo, spegnendosi a poco a poco per giungere a episodi anonimi e scontati come “Mr. Crime”, inversamente proporzionali alla grande qualità messa in campo all’inizio dell’opera.  

Alla fine, si è quasi costretti a operare una media fra l’eccellenza di “Bombs Fall Hell Calls” e la scarsezza di “Mr. Crime”, appunto, per addivenire a un giudizio completo che, in ogni caso, supera la sufficienza. Forse si pooteva fare qualcosa di più, ma lo spirito d’acciaio che si percepisce in “Excision” fa sperare in un futuro migliore, per gli Overblood

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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