Recensione: Existential Reckoning

Di Edoardo Turati - 26 Dicembre 2020 - 12:15

Vi propongo un’esperienza trascendentale, un viaggio nella mente geniale di Maynard James Keenan! Biglietto di andata e ritorno ovviamente proprio per evitare di perdersi o, peggio, rimanere invischiati nelle sue infinite sfaccettature e follie. Deve essere sicuramente un’esperienza mistica perdersi tra le sinapsi della sua mente estrosa e per certi versi dissennata, farsi trasportare dalle sue connessioni neurali in un pellegrinaggio musicale unico e aperto a ogni esperienza sonora.

Prima di obliterare il biglietto di sola andata però dobbiamo fare un salto negli anni Novanta, quando nacquero i Puscifer… o quasi. Siamo davanti alla TV sul canale della HBO a sbellicarci dalle risate con Mr. Show, una sketch comedy di David Cross e Bob Odenkirk. Nella prima stagione appare Keenan con il suo compagno Adam Jones (successivamente nei Tool) e nello sketch entrambi suonano in un’immaginaria tribute band a Ronnie Dobbs chiamata appunto Puscifer (se siete curiosi di vedere un Maynard imberbe andate a dare un’occhiata qui). Keenan racconterà in seguito che il progetto della band rimase sopito nella sua anima sino a quando, nel 2007, non decise di risvegliarlo per riversare tutta la sua inventiva di artista sperimentale con la pubblicazione del primo disco “V” Is for Vagina. Il prosieguo avviene con cadenza quadriennale in cui si avvicendano Conditions of My Parole e Money Shot.

Quest’ultima uscita, Existential Reckoning, si pone a cinque anni di distanza dal penultimo disco, dimostrando di fatto quanto il progetto Puscifer sia probabilmente a oggi il più importante per l’istrionico Keenan (eh sì, amanti dei Tool, facciamocene una ragione). Chi riesce a venir fuori dall’escursione nella mente di Keenan si renderà conto che il nostro ha almeno tre “anime” e le infonde in ogni usa creatura. Troviamo la sua visione più complessa e cerebrale nella musica dei Tool, mentre esterna tutta la sua emotività e passionalità quando canta negli A Perfect Circle. Infine ci sono i Puscifer decisamente la componente di Keenan più leggera e goliardica, come lui stesso afferma infatti “i Puscifer sono la manifestazione del mio subconscio creativo”. Proprio per quest’ultimo motivo è assolutamente necessario approcciarsi ai Puscifer con la consapevolezza di non poterli prendere sul serio fino in fondo. Si resta in bilico tra reale e surreale senza mai avere la sensazione tangibile di comprendere cosa sta accadendo intorno a noi; un po’come quando qualche anno fa ci si perdeva davanti al piccolo schermo guardando una puntata di X-Files (chi se lo ricorda?).

Del resto abbiamo menzionato Mulder e Scully perché il concept che sta dietro Existential Reckoning ha delle assonanze con il famoso telefilm cult degli anni Novanta: tornano i personaggi immaginari già interpretati nei precedenti lavori, ma questa volta Billy D sparisce nel deserto dell’Arizona, con in mano una misteriosa valigetta e una bottiglia di vino! Per ritrovare il marito scomparso Hildy Berger (Carina Round) l’amorevole moglie prende il telefono e contatta subito una squadra di ricerca (una sorta di Men in Black) capitanata da un certo Dick Merkin (Keenan) che contestualmente apre un fascicolo “top secret” denominato “Existential Reckoning”. La storia si muove in generi narrativi di ogni tipo e si dipana tra dark web, rapimenti alieni, tecnologia, matematica, e ogni sorta di enigma, in un trionfo di astrusità che lascia l’ascoltatore in una sorta di limbo cognitivo dal quale risulta complesso venire fuori; il tutto, però, sempre con una vena canzonatoria, spensierata e priva di ogni ponderatezza, quindi in pieno stile Puscifer.

Adesso veniamo alla musica vera e propria: chi conosce la band saprà già cosa aspettarsi. Non parliamo di metal, né di progressive o rock ma di contaminazione e sperimentazione pura. Il multi-strumentista Mat Mitchell, che compone la maggior parte della musica per i Puscifer, utilizza un Fairlight CM II, strumento tutto-in-uno tipico degli anni ’80 (molto utilizzato per intenderci da Peter Gabriel) che raccoglie in sé un sintetizzatore digitale, un campionatore e una workstation audio. I brani proposti sono relativamente simili come struttura, per questo potrebbe risultare stucchevole esaminarli in un track-by-track. Ogni pezzo è ipnotico, come la opener “Breat and Circus”, in cui le voci di Keenan e della Round si intrecciano armonicamente a volte in modo magistrale, a volte in modo slegato e poco penetrante (come in “Theorem”). Sembra esserci meno complicità tra le voci rispetto al passato, anche se a onor del vero nei momenti in cui l’alchimia è totale, il risultato finale è straordinario. “Bullet Train To Iowa” è probabilmente il pezzo più incisivo e coinvolgente, con chiari richiami al criticato Fear Inoculum. Ci sono alcuni pezzi ruffiani al punto giusto come “Apocalyptical” e “The Underwhelming” ma che comunque si ben integrano con il leitmotiv di tutto il disco, e c’è spazio anche per “Personal Prometheus” una sorta di ballad (se così possiamo definirla) chiarissimo omaggio ai Depeche Mode.

In Existential Reckoning è tutto lento e soporifero come una sorta di anestetico per la mente e in alcuni frangenti sembra davvero di fluttuare in un liquido amniotico, pronti a venire al mondo per essere catapultati nel caos e nella frenesia forsennata del mondo di oggi. Ma ammettetelo, si sta davvero bene nel tepore del pancione di mamma Maynard e forse non è detto che sia arrivato per noi il momento di nascere (o rinascere). Lasciamoci allora “cullare” dalla bella “A Singularity” avvicinandoci alla fine della gestazione con un approccio mutato e divergente, di torpore consapevole. Scommetto che volete sapere che fine ha fatto Billy D, vero? Vi ricordate Pulp Fiction? Insomma alla fine viene aperta la Valigetta e…

Siamo arrivati un po’ storditi all’epilogo e, come sempre quando parliamo di Maynard James Keenan, ci troviamo davanti al solito dilemma “To be, or not to be”, ma anche in questo caso dipende tutto da voi a seconda di chi volete o non volete essere. I Puscifer lo sanno benissimo chi vogliono essere, noncuranti delle critiche il più delle volte sprezzanti rivolte nei loro confronti. Per chiudere il cerchio è doveroso ricordare che Maynard James Keenan ha combattuto e sconfitto il covid ma purtroppo ancora oggi continua la sua personale battaglia contro i postumi del virus che gli hanno lasciato qualche piccolo strascico a livello respiratorio. Ci sembra doveroso e rispettoso quindi chiudere la recensione proprio con un tweet dei Puscifer carico di forza e di speranza:

 

Life is short. Create something with every breath you draw

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