Recensione: Extirpated Mortal Process

Di Daniele D'Adamo - 27 Gennaio 2023 - 0:00
Extirpated Mortal Process
Band: Stabbing
Etichetta: Comatose Music
Genere: Death 
Anno: 2022
Nazione:
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73

Terrore puro. È questa la sensazione palpabile che si prova ad ascoltare l’abnorme compressione musicale degli Stabbing. Alla prova del primo full-length ma per nulla di primo pelo, visto che i quattro membri fanno / hanno fatto parte di numerose band specialiste nel campo del brutal death metal.

La terra di provenienza è il Texas, e già questa circostanza è fortemente indicativa della bontà tecnico / artistica di coloro che si cimentano con questo difficile (sotto)genere musicale. A volte la musica aderisce con forza alla terra, alla sabbia, ai sassi, di una determina landa. E così è per il brutal o, anche, per lo slamming, che nei torridi e desolati paesaggi dello Stato americano del Sud affondano le radici con risultati ottimali.

Gli Stabbing appartengono a questa categoria, figlia, anche, di tematiche gore, splatter e anche horror. Testi per stomaci forti, a volte davvero estremi nel narrare di putrefazione, amputazioni, morbose attrazione per cadaveri, bieche operazioni chirurgiche e altre crudeltà similari.

Bridget Lynch è la tremenda condottiera di un quartetto dall’alto tasso di abilità strumentale, la quale, con la sua ugola… impossibile, mostra con immediatezza che anche una donna possa emettere suoni ipobarici. La bassa pressione è raggiunta, in questo caso, da un micidiale inhale nella sua accezione più vera del termine. Una gola in grado di lanciarsi nel tipico cantato totalmente suinico. Molto, molto spinto.

Lo stile non ha bisogno di presentazioni giacché più o meno tutti conoscono il brutal death metal. Tuttavia, i Nostri, se possibile, lo estremizzano al massimo delle possibilità umane. “Extirpated Mortal Process”, questo il titolo del disco, nella sua fedeltà ai dettami principali della foggia musicale suddetta, si spinge al di là dei confini della follia. L’impatto frontale è spaventoso, anzi mostruoso. Compiendo l’allucinante viaggio da ‘Inhaling the Dead’ a ‘Pulsing Wound’ si ha a che fare con qualcosa di raccapricciante. Il riffing incessante e profondo di Marvin Ruiz sega le ossa, squarcia le membra per poi rimetterle assieme in modo casuale sì da generare mostri ed individui deformi. Il tono del platter è colore rosso sangue: un umore feroce, che dà luogo a visioni di sadismo estremo. Sino ad arrivare, cioè, alla tortura. E tutto questo instilla in chi ascolta un largo senso d’inquietudine, l’istinto di guardarsi dietro alle spalle in previsione di un pericolo, mortale, imminente.

L’LP non concede nulla a qualsiasi forma melodica, anzi, funge da regno della dissonanza. E le canzoni formano un insieme terribilmente compatto, senza che siano presenti cali di tensione o riempitivi giusto per arrivare ai trentatré minuti di durata. Legata strettamente a questa peculiarità è la sezione ritmica, nella quale Rene Martinez svolge, srotola un drumming inumano, incentrato principalmente su mid-tempo granitici intersecati con insistenza alle accelerazioni dei blast-beats. In tali frangenti, ove i BPM divergono, la produzione, purtroppo, tende ad appiattirsi con il rullante che assume quel caratteristico suono secco e poco potente (‘Slashed Throat Awakening’) che sa di fustino di detersivo.

Malgrado questo difetto, nella sua globalità “Extirpated Mortal Process” è un maciulla-ossa di grande impatto acustico, in grado di mettere alla prova anche i fan più appassionati e resistenti alla fatica. Gli Stabbing si propongono sin da subito come act di primo piano nella scena brutal texana e, in fin dei conti, ci riescono soprattutto per via di un mood davvero inquietante nonché foriero di agghiaccianti quanto orridi incubi. Certo, essi non inventano nulla di nuovo ma riescono comunque a farsi notare per un quid in più, di natura strettamente emotiva, che altri gruppi similari non hanno.

Si ribadisce che “Extirpated Mortal Process” è solo per i fan scatenati del brutal death metal. Per gli altri, si suppone, sia solo noia.

Daniele “dani66” D’Adamo

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