Recensione: Far Beyond Driven

Di Abbadon - 10 Febbraio 2005 - 0:00
Far Beyond Driven
Band: Pantera
Etichetta:
Genere:
Anno: 1994
Nazione:
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80

Fra i diversi cardini che portarono ai gradini più alti del successo i Pantera, “Far Beyond Driven” è sicuramente uno dei più rappresentativi e solidi. L’album vede la luce nel 1994, due anni dopo lo strabordante (e secondo me miglior capitolo della band statunitense) “Vulgar Display of Power”, e senza dubbio non mancò di far piacere a (quasi) tutti, e alla stessa band, che rinsaldò la sua fama e il suo successo (la cover di “Planet Caravan” riuscì a far scalare al quartetto le classifiche di Billboard fino ai massimi livelli, tutt’ora mi pare che l’album sia il più venduto della band, anche se non ne sono sicurissimo), e ai fans, che trovarono in sostanza il marchio di fabbrica dei Pantera : violenza, violenza e ancora violenza. Personalmente, seppur reputi “Far..” un ottimo prodotto, seppure possa sembrare bestemmia parlare di “passo indietro”, dico appunto che il terzo disco partorito da Anselmo&co. è un passo indietro rispetto al passato recente (al 1994, ovvio) dei Pantera, passo che però testimonia anche quanto fossero inauditi i livelli su cui si proponevano i nostri. La ricetta è piuttosto semplice, e si tratta nel continuare a rendere più crude, aggressive, bestiali (in senso positivo) le sonorità, già rare a livello di brutalità, utilizzate. Il tutto è puntualmente compiuto, anche se forse il risultato non è sempre quanto, almeno io, mi aspettavo. Certo la potenza e la cattiveria la fanno da padrone, ma trovo che i livelli di mordente (oltre che la continuità) siano, rispetto al duo capolavoro, nettamente scesi nel loro complesso. Non ho molto da dire sul quartetto, che già tutti conosciamo e che ora rimpiangiamo. Il motore di tutto è, come sempre, il lavoro dietro la 6 corde dello sfortunatissimo Dimebag “Diamond” Darrel (R.i.p.), che fa la parte del leone con una sezione ritmica di livello a dir poco pauroso (soprattutto i riff, forse mai crudeli come questi) e che, in sostanza, è il punto di forza e dell’album e dei Pantera. Buonissimo anche il lavoro dietro le pelli di Vinnie Paul, che pesta veramente bene e si complementa alla perfezione col già citato Darrel. Un po’ in ombra Rex, forse sovrastato dal dominio chitarristico, ma che comunque, pur non perfettamente udibile, dà il suo solido contributo in alcune tracks. Discorso a parte per Phil Anselmo. Se da un lato è probabilmente vero che lo troviamo “maturato”, con una voce piuttosto costante, dura e spessa, è altrettanto vero che non si sentono più le evoluzioni a cui il nostro marcissimo frontman aveva abituato nei due precedenti lavori, dove passava dagli urlacci, al growl, allo scream, risultando, pur lontano da perfezione tecnica (ma chi la cerca nei Pantera?) dannatamente coinvolgente e ricco di carica. Andrà pur a gusti, ma io lo preferivo decisamente su Cowboys e Vulgar, poi fate un po’ voi. Dopo una rapida descrizione del prodotto, tanto vale soffermarsi  sui singoli pezzi, ben 12 (e di buona durata tutti quanti, per un’album di quasi un’ora), che formano “Far beyond Driven”. Tanto per mettere le cose in chiaro, i Pantera pensano bene di aprire con “Strenght Beyond Strenght”, veloce, selvaggia, asfaltante. Subito in calce la chitarra e un vocalist scatenato, per un pezzo che non ha bisogno di presentazioni, semplicemente uno dei migliori del platter. Molto ben fatta la fusione fra le parti più tirate e quelle più lente, delle vere e proprie presse che lasciano sul filo del rasoio. Grandi ritmiche anche per la successiva “Becoming”, duro macigno che però secondo me ha decisamente meno fascino dell’opener. Ancora splendido il riff, originale nella sua semplicità, un po’ in secondo piano il cantato, nella norma gli altri strumenti. Terza, ma prima per bellezza, è “5 minutes alone”, la traccia che più mi ricorda i tempi di platino di questi thrashers. Riproposta molto spesso nei live futuri, “5..£ è secondo me un manifesto dei Pantera, assieme a canzoni come “Walk”, “Cowboys from Hell” e poche altre. Il ruggito di Anselmo è possente (anche se avrei gradito qualche urlaccio in più), così come la prestazione di Paul, ma senza dubbio la cosa che salta all’orecchio è, naturalmente, un riff terrificante, in grado di far tremare le pareti della vostra camera. Il pregio maggiore di questo giro, oltre all’indiscutibile e fascinosa durezza, è quello di non annoiare mai, il che per una canzone di ben oltre 5 minuti è piuttosto raro. Non male l’attacco di “I’m Broken”, track che lascia sul chi va là, e che si distingue per un cantato inconfondibile, con tratti in controtempo ed echi che potrebbero spaesare i più. Non male in sostanza, ma sotto alla media Pantera, diciamo un buon break. Un Rex finalmente udibile dà l’attacco a “Good Friends and a Bottle of Pills”, brano stranissimo, spezzettato e piuttosto lento, che a me personalmente non dice nulla. Gran basso ma insieme che mi pare piuttosto stridulo (inclusa la voce), si può fare decisamente di meglio di così. Dopo la prima stroncatura arriva la seconda, seppur nettamente minore, bocciatura, che vede protagonista “Hard Lines, Sunken Cheeks”. La bocciatura riguarda l’introduzione, che non mi garba per nulla, perché per il resto abbiamo un pezzo dinamico, forse un po’ monocorde, ma che nelle strofe dà decisamente una buona impressione. Pallosissimo il refrain, fac-simile dell’intro, e ho detto tutto, peccato perché su una strofa così si poteva costruire di più. Dopo un duo piuttosto fiacco si torna in pompa magna con l’abrasiva “Slaughtered”, che a mio avviso ha suonato e cantato piuttosto discostanti fra loro, ma una potenza sonora seconda a pochi componimenti qui presenti. L’unica pecca sta forse nell’eccessiva lunghezza, avrei ridotto il tutto di un minuto, amen. Ottava arriva “25 Years”, secondo me uno dei pezzi più deludenti in assoluto della “nuova” carriera dei Pantera (intesa che thrash et similia), alla faccia degli estimatori (e ce ne sono) del brano. Non tutto è da buttare via, in particolare è pregevole l’intro, che però dopo un po’ diventa decisamente troppo lunga e pure noiosa. Velo pietoso sulle parti cantate, che rovinano, se possibile, ancora di più il tutto. Mah, passiamo oltre per arrivare alla ottima “Shredding Skin”, che presenta delle parti melodiche (?! Ma che diavolo dico, diciamo non distruttive), che ben si innestano col bruto riff, per un buonissimo risultato complessivo. Carino il ritornello, ma nulla di più. Semplicemente fantastico l’attacco a “Use my third arm”, peccato che di fantastico ci sia solo quello. Infatti dopo pochi secondi si viene travolti da un insieme di suoni che reputo piuttosto inascoltabili. Forse sarà un mio difetto ma inizio a credere che il meglio di questo disco sia stato riservato per la prima parte dell’album. Vengo smentito (in parte) dagli ultimi due pezzi, ovvero la discreta “Thornes of Rejection”, che certo ha delle sonorità strane ma che nel complesso si lascia tranquillamente ascoltare, con quella sua carica di mistero, preludio alla mazzata sonora, e dal pezzo più curioso di tutti, paradossalmente quello che ha fatto dell’album un successo. Sto parlando di “Planet Caravan”, cover dei Black Sabbath (della quale è presente anche un video) che secondo me è stata reinterpretata in maniera decisamente buona. Certo l’originale è irraggiungibile, ma il tentativo del quartetto è stato coraggioso e ha sicuramente dato buoni frutti. Mah che dire. Continuo a pensare che siamo davanti a un ottimo disco che però reputo molto discontinuo, in quanto alterna veri e propri classici (specie all’inizio) a pezzi che sarebbe stato meglio tralasciare. Poi non è certo colpa dei Pantera se “Cowboys from Hell” e “Vulgar Display of Power” siano semplicemente due masterpieces (e forse milestones del genere) con cui tutti i dischi successivi dei Pantera stessi (ma non solo) debbano essere confrontati. Certo Far è decisamente sotto quegli standard, ma gli amanti del genere sicuramente, come detto in principio, troveranno pane decisamente saporito per i loro denti.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :
1) Strenght beyond Strenght
2) Becoming
3) 5 minutes alone
4) I’m broken
5) Good friends and a bottle of pills
6) Hard lines, sunken cheecks
7) Slaughtered
8) 25 Years
9) Shredding Skin
10)  Use my third arm
11) Thorns of Rejection
12) Planet Caravan

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