Recensione: First Degree Suicide

Di Giorgio Vicentini - 17 Aprile 2006 - 0:00
First Degree Suicide
Band: Obscurant
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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66

Lo definirei piacevole e sostanzialmente riuscito questo ritorno dei finlandesi Obscurant, di nuovo sulla cresta dell’onda dopo l’esordio Lifeform: Dead del 2002.

A dire il vero, l’accostamento tra lamette pseudo soluzione finale ed un disco tanto melodico mi è sembrata la “furbata” di rito per accaparrarsi qualche neo-depresso moderno in più, ma a parte questa osservazione, va riconosciuto agli Obscurant di non improvvisare nulla. In aiuto all’ispirazione dei finnici arriva l’esperienza di altri musicisti recenti e non come Draconian o Swallow the Sun nei loro aspetti meno drammatici, oltre al death melodico dei Dark Tranquillity ed il gothic metal dei Sentenced.

Più che i semplici nomi però, conta una sensazione: First Degree Suicide è figlio di tutti e di nessuno e ciò lo rende più interessante del previsto perché, senza patetici “copia e incolla”, sceglie e seleziona quello che gli serve per mostrarsi con diligenza e misura. E’ così che un disco non particolarmente teatrale, né tanto meno incredibilmente emozionante o impressionante, suona equilibrato, calibrato piuttosto bene ed attento a non superare i limiti rassicuranti di una tristezza di fondo onnipresente e sufficientemente appagante.

Guardian Angel”, “First Degree Suicide” e “Light From Above” sono brani prevedibili, eppure lasciano senza problemi un loro segno perché sanno essere piacevoli, oltre che ben riassunti entro minutaggi comodamente sostenibili. Dominano l’uso importante delle tastiere a supporto della base sonora di quasi tutti i pezzi, induriti da una distorsione abbastanza pesante, quasi cantabili in alcune melodie strumentali facili, ma non per questo sdolcinate, patetiche o sciocche.
First Degree Suicide se la cava bene lungo tutti i suoi trentotto minuti, aiutato da una produzione più che competente opera dei Finnvox Studios, peccando soltanto nella prova vocale di Luukainen, autore della maggior parte dei testi ma soltanto sufficiente al microfono in quanto mediamente espressivo e relativamente incisivo.

Anche volendo, non credo si possa sputare addosso ad un disco come First Degree Suicide, dal quale si potrebbero ricavare molte più soddisfazioni di quelle che ci si potrebbe immaginare, godendo della sua melodica immediatezza, leggermente aggressiva e con un filo di malinconia, che agli amanti del genere non dispiace mai.

Tracklist:
01. In the End
02. The Redemption
03. Guardian Angel
04. First Degree Suicide
05. A Wasteland
06. Light From Above
07. Blinded by Love
08. Dead Calm Surface
09. 170603 (Memoir)

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