Recensione: First Year Departure

Di Emilio Sonno - 12 Gennaio 2003 - 0:00
First Year Departure
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Anno: 2002
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80

Era l’ormai lontano 2000 quando vedevano la luce per la prima volta i romani Black Thorns Lodge, proprio in quel periodo usciva difatti il loro primo demo: un vero e proprio fulmine a ciel sereno che la critica non tardò a lodare; una musica con molti e lampanti rimandi ai Katatonia di Brave Murder Day pregevolmente rivisitati in chiave molto personale.
Passa il tempo, siamo a pochi mesi dal 2003 ed io non ne ho più avuto notizie, se non qualcuna ufficiosa che li darebbe per disciolti, ed eccomi invece tutt’ad un tratto con il loro primo album tra le mani. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta a partire dal monicker cambiato con l’attuale “Room With A View” ed ecco quindi spiegata l’origine delle voci riguardanti il presunto split; il chitarrista Francesco Grassi è ora diventato a tutti gli effetti il cantante della band dopo la dipartita del cantante Andrea Flavioni, che però qui compare come un special guest in alcune canzoni.
Sin dalle prime tracce si nota che l’impronta dei Katatonia è sempre presente anche se non si tratta più di quella di Brave Murder Day, ormai quasi un vano ricordo, perché i nostri quattro ragazzi hanno preferito plasmarne l’approccio più dark degli ultimi album ovvero quelli della triade Discouraged Ones, Tonight’s Decision e dell’ultimo (ahimè) deludente Last Fair Deal Gone Down per unirlo al dark dei Novembre, di arte Novecento in particolar modo, concedendo meno spazio alle soluzioni rockeggianti.
Tutto questo è riscontrabile soprattutto nell’uso della voce: un Francesco che si rivela davvero un ottimo interprete con delle clean vocal in grado di generare forti emozioni e di grande impatto quando contrapposte alla possente voce di Andrea capace, con i suoi growl, di regalare intensi attimi di sofferenza.
Ad esempio si può certamente portare una delle song più belle dell’intero lotto: End of Season, già presente sul vecchio promo qui è stata leggermente riveduta soprattutto nel finale con l’aggiunta di una parte che ne arricchisce maggiormente il carattere e a tal proposito non si può allora tralasciare Departures, l’opener, che fa subito sovvenire Nostalgiaplatz (dei loro ben più noti concittadini) la quale assieme a Tiergarten si contende l’elogio di masterpiece.
Un meraviglioso debut che si fa notare soprattutto per lo stile, o per meglio dire la classe: una classe di altri tempi, piena di poesia, di buone maniere e modi garbati che viene palesemente estrinsecata in un artwork molto elegante, pieno di vecchie foto d’epoca e che per questo si sposa alla perfezione col sound dei nostri. Ad impreziosire ulteriormente questo platter ci pensano le gradite apparizioni, delicate e affatto banali, di piano e violino (di questi tempi divenuti ormai un’abusata consuetudine), ma non solo.
Troviamo infatti anche strumenti meno convenzionali, come fisarmoniche, tamburelli e con grande sorpresa una tromba, un pò Beyond Dawn-ispirata, che pone ancora di più l’accento sulla decadenza delle track nelle quali compare: Club Epoque in primis, ma altresì Budapest Song, forse la canzone che i Katatonia non sono riusciti a scrivere da Discouraged Ones in poi.
Un lavoro veramente certosino, frutto di intenso studio per questo alacre combo che non si ferma qui e l’ultima tocco lo da aggiungendo citazioni a macchia di leopardo, in un po’ tutto l’album. Veramente stupenda quella sulla quale è incentrata L’Enfante Italie: un breve estratto da uno spettacolo del più grande comico italiano di sempre E. Petrolini.
Con Madeleine ci viene anche regalata l’emozione di sentirli cantare in italiano: un bridge intensissimo che inaspettatamente si snoda in un raffinato refrain dove le chitarre si lasciano andare a ritmi rock katatoniani, mentre la voce di Francesco aiutata dalla soave musicalità della nostra lingua la porta in un mondo dolce e rarefatto.
Cos’altro dire? Un ottimo debutto per una band che è già grande.

01 – Departures [Litoranea Imaginaire]
02 – Single Handed [The Days of the Trumpet Call]
03 – Club Epoque [Febbraio Decade Silente]
04 – End of Season [Sunset Boulevard]
05 – Hero [Novecento Aufwiedersehen]
06 – Madeleine [Futurismo y Tradicion]
07 – Budapest Song [Music from Baltikum Sheherazade]
08 – L’Enfante Italie [Moderato-Cantabile]
09 – Tiergarteen [Komrad Kiev]

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