Recensione: Flowers of Evil

Di Filippo Benedetto - 24 Novembre 2004 - 0:00
Flowers of Evil
Band: Mountain
Etichetta:
Genere:
Anno: 1972
Nazione:
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88

Dopo la più che buona prova offerta con la pubblicazione di “Climbing” i Mountain, nel 1972, provano a incrementare la propria fama e crescere musicalmente con la pubblicazione del successivo “Flowers of Evil”. Di certo, a distanza di tanti anni, si può affermare che il combo capitanato da Leslie West e Felix Pappalardi centrò appieno l’obbiettivo raggiungendo l’apice compositivo con la registrazione di questo platter. La sapiente miscela di hard’n’blues e echi di un barocchismo tutt’altro che superfluo fanno di questo disco una perla nel vasto panorama hard rock dell’epoca. La copertina, coloratissima, vede una band ormai conscia delle proprie potenzialità svelandone i componenti in posa “sfrontata” e “sicura”.

L’album si apre proprio con la title track, “Flowers of evil”. Punto di forza del brano è un vigoroso riff portante che, brillantemente accompagnato da un tappeto pianistico, fa da base essenziale per vocals graffianti e trascinanti. La sezione ritmica sembra assecondare il resto degli strumenti, contribuendo a dare ulteriore corposità al sound d’insieme. Già da questo primo pezzo è facile notare il perfetto equilibrio tra l’impatto “hard rock” e le suggestioni più tipicamente blues-rock, il tutto senza tediare l’ascoltatore. Passando alla seguente track il combo concentra i propri sforzi su una composizione dove la “coralità” degli strumenti coinvolti nell’esecuzione del brano risalta a piene mani, stuzzicando l’ascoltatore con accenni barocchi che hanno il retrogusto di antiche melodie perse nel tempo. Il brano alterna momenti morbidi, rilassati e quasi malinconici a brevi accelerazioni delle ritmiche che creano donano certamente più “colore” alla song nel suo complesso. Giunti alla terza traccia, “One last cold kiss”, bisogna fare un sincero plauso alla band che pesca eloquentemente nella ben collaudata tradizione blues aggiungendovi un “mood” di chiara matrice hard rock. Il risultato è una song dal fascino sensuale irresistibile. Bellissime risultano essere le incursioni armoniche del buon West. Cambia decisamente atmosfera la seguente “Crossroader”, brano dove la forza persuasiva del blues prende decisamente il sopravvento, regalando all’ascoltatore la pregevole esecuzione di un vero e proprio gioiello di armonia. Con la quinta  track, “Pride and Passion”, la band gioca la carta della sperimentazione costruendo trame melodiche che spaziano dalla immediatezza rock arrivando a sfiorare  suggestioni psichedeliche. 
Momento particolare dell’album è la suite live “Dream Sequence: Guitar Solo / Roll Over Beethoven / Dreams Of Milk & Honey / Variations / Swan Theme”, della durata di ben 24 minuti! Da ricordare l’esecuzione dell’assolo in apertura: bello e coinvolgente.
 In chiusura “Missisipi Queen”, anch’essa riproposta in chiave “live”, dimostra eloquentemente e una volta ancora la forza, l’essenza del gruppo che in questa traccia si lancia nell’esecuzione del (classico) brano con verve e grinta da vendere.

“Flowers of Evil”, concludendo, è un altro degli albums irrinunciabili della discografia dei Mountain. Se prediligete  un sound hard rock con forti venature blues, ma di grande impatto, l’acquisto di questo lavoro farà al caso vostro.  

 

Tracklist:

1. Flowers Of Evil
2. King’s Chorale
3. One Last Cold Kiss
4. Crossroader
5. Pride And Passion
6. Dream Sequence: Guitar Solo / Roll Over Beethoven / Dreams Of Milk & Honey / Variations / Swan Theme
7. Mississippi Queen – (live)

Line up:

Leslie West (vocals, guitar)
Felix Pappalardi (vocals, bass)
Steve Knight (keyboards)
Corky Laing (drums)

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