Recensione: Fogeira De Sueños
“Falò dei Sogni”.
Questo, in dialetto Leonese (dialetto di transizione fra lo spagnolo e il portoghese), il poetico titolo del primo album di lunga durata (“Fogeira De Sueños”, appunto) degli spagnoli LLVME (“Fuoco”), che incrociano un ruvido black metal con il folklore della loro terra natia.
Malgrado la decisa intrusione delle melodie popolari mediante l’uso della cornamusa tradizionale della Galizia (“gaita de fole”), come nel breve incipit strumentale “Llvme”, e la melodiosità di alcuni passaggi (“Llumeiru De Fueu”) ove si può ascoltare anche il violoncello, l’umore dell’album è orientato verso una malinconia dai tratti a volte struggenti. Lo scream di Lord Valius, spesso disperato, pare sgorgare dalle più remote regioni dell’animo umano, nelle quali il buio è eterno.
Ed è proprio dalla voglia di bucare l’uniformità di questa mancanza di luce che prende spunto l’ossessione dell’insieme per il fuoco e, in particolare, per il falò. Falò cui non è difficile, attorno, immaginare la danza di magiche figure indistinte ritmate dal suono del violino, come in “L’Allumamientu Del Fueu”, ove le tastiere formano un maestoso sottofondo musicale sul quale le chitarre scrivono le loro note. Mai invasive nel riffing anzi dolci quando salgono di tono, queste s’intersecano spesso e volentieri con gli archi; volando, anche, assieme alla sezione ritmica durante i blast beats che fungono da corrente ascensionale per il ritmo, così come la vorticosa aria calda che s’innalza da una pira. Altresì il lento rullare dei tamburi contribuisce, quando occorre (“L’Allumamientu Del Fueu II”), a creare l’austera atmosfera che si materializza durante lo svolgimento di un rito pagano. Nonostante la provenienza latina, non sono pochi gli attimi in cui, forse inevitabilmente, il nostro pensiero corre ai nordici Moonsörrow, come nell’articolata e visionaria “L’Allumamientu Del Fueu III”.
Man mano che si penetra nella cortina di nebbia che nasconde al nostro sguardo le terre di Salamanca, giungono sempre più nitide, alle orecchie, le note dei cantori galiziani: con “Vaqueirada” si raggiungono momenti di lirismo trasognante, dall’arcana melodiosità. Un vero, piccolo capolavoro di musica plebea, cui segue nuovamente la discesa nell’orrido, con la lenta e sinuosa “Orbayu De Llume”, scandita dal raggelante (stavolta) growl del vocalist, che si accompagna al rallentato srotolarsi della melodia. L’anima ferita dell’opera trova infine la massima espressione figurativa nella conclusiva “Llume D’Augua”, furibondo miscuglio di feroce, primordiale black ed eterea armonia folcloristica.
Appare chiaro che i LLVME han badato più alla sostanza che alla forma. La produzione è minimale, scabra; fatta per graffiare – ma non stringere: troppo scarsa, la potenza del sound – il cuore. Cuore che, con “Fogeira De Sueños”, rappresenta il forte sentimento che lega l’uomo alla propria terra. Questo forte sentimento spiega, alla fine, perché sia proprio il black a essere utilizzato come naturale e istintivo additivo alle melodie non scritte che sono tramandate, da tempo immemorabile, di generazione in generazione.
Disco non particolarmente originale e forse un po’ troppo dimesso nei toni, quindi; tuttavia godibile anche per chi non fa del folk metal la propria ragione di vita.
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Track-list:
1. Llvme 1:23
2. Llumeiru De Fueu 6:50
3. L’Allumamientu Del Fueu I 6:58
4. L’Allumamientu Del Fueu II 1:21
5. L’Allumamientu Del Fueu III 6:22
6. Vaqueirada 4:11
7. Orbayu De Llume 6:59
8. Llume D’Augua 5:47
Line-up:
Lord Valius – Vocals
Oskark-Os – Guitars
Eric – Guitars
Nacho – Bass
Nandu – Guitars, keys, gaita de fole, drums, vocals