Recensione: Follow the Reaper

Di Alessandro Di Clemente - 8 Dicembre 2001 - 0:00
Follow the Reaper
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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80

Attendendo la quarta fatica dei C.O.B., i quali per l’occasione sono tornati all’ovile dopo un excursus di due albums presso la Nuclear Blast, mi accingo a recensire questo Follow The Reaper.Apertura in classico stile Bodom: campionatura di voci tratte da un film. E poi il massacro al quale ormai ci hanno felicemente abituati. I Children Of Bodom si sono evoluti o comunque hanno leggermente cambiato rotta, consci forse del fatto che ripetere un Something Wild o un Hatebreeder era una cosa pretenziosa e forse anche inutile; il nuovo percorso intrapreso è fatto di chitarroni sempre più cadenzati (in effetti è stato fatto un bel lavoro sulle chitarre, non solo a livello di riffing, ma anche per quanto riguarda il suono e come escono fuori rispetto agli altri strumenti), direi hanno adottato un’impostazione più thrashy, le tastiere continuano a tessere melodie sempre coinvolgenti (ed in quest’album anche più malinconiche). La sezione ritmica devo dire mi ha lasciato perplesso: è vero che l’album in generale si assesta su tempi quasi mai troppo veloci, ma le ormai immancabili stoppate di piatti, i tappeti in doppia cassa, ecc… sono solo un bel ricordo.

Passando ad analizzare le composizioni nel particolare bisogna rilevare che somiglianze strette ad Hatebreeder se ne possono riscontrare principalmente sulla title track: Follow The Reaper, una canzone che parte molto veloce, dopo il classico intro di voci tratte da chissa’ quale film, e si assesta sui soliti binari cari ai vecchi Children Of Bodom. Già con la seconda Bodom After Midnight ci si puo’ in parte rendere conto della trasformazione avvenuta: è una canzone comunque mid-tempo sostenuto ma è carente di quell’aspetto neoclassico che fece la fortuna di Hatebreeder. Comunque una canzone molto ben strutturata con break centrale da brivido in cui le chitarre iper-effettate (una quantità di flanger industriale) suonano un riff spaziale. Si passa a Children Of Decadence il cui intro mi ha ricordato qualcosa di Something Wild, dopo la classica strofa in cui troviamo pezzi corali ai quali a quanto pare i nostri sono molto attaccati, il ritornello emana energia con la tastiera a tessere costantemente melodie; prima dei classici assoli al fulmicotone abbiamo un break di chitarra pulita piena di delay chorus ed echo di ottimo gusto. Everytime I Die, come puo’ far supporre il titolo, è una canzone mid tempo caratterizzata da melodie poco allegre. Qui il lavoro delle tastiere è ben evidenziato e si puo’ notare il buon gusto melodico del bravo Wirman. Si passa poi a Mask Of Sanity, una sorta di Red Light In My Eyes pt.III, una canzone veloce, se confrontata alle altre, la quale ha la caratteristica di presentare un ritornello veramente melodico anche se cantato con la voce sporca. Taste Of My Scythe parte come se stessimo sentendo la colonna sonora di un film horror poi anch’essa diventa un mid-tempo sostenuto di stampo thrash, finalmente una canzone nella quale si puo’ gustare un bel tappeto pulito di doppia cassa…anche se tocca attendere fino alla conclusione della song. Hate Me, che è stata scelta come singolo apripista, devo ammettere è la meno convincente del lotto, classica struttura Bodom-iana ma poco incisiva. Si passa a Northern Comfort, un’altra buona canzone, più violenta delle precedenti…in qualche occasione mi è sembrato di percepire qualche richiamo al black metal più melodico…molto velato. Come al solito il break centrale di chitarre e tastiera è ben congeniato. Arriviamo Kissing The Shadows che, come in tutti gli album dei Bodom, essendo praticamente l’ultima del disco (escludendo la cover dei Wasp – Hellion), è sempre una delle migliori del lotto. Un’ottima strofa in cui la chitarra si sbizzarrisce in melodie care ai bambini di bodom ed un ritornello caratterizzato da valanghe di note di tastiera e chitarra. Questo Follow The Reaper si conclude con una cover dei Wasp: Hellion, un buon rifacimento, niente più.

I Children Of Bodom con questo album hanno saggiamente un po’ modificato il loro stile, sicuramente ben consci del fatto che non sarebbero riusciti a comporre un secondo Hatebreeder o anacronisticamente un secondo Something Wild. Follow The Reaper è un ottimo album ma è carente di ‘quel non so che’ (ergo fattore novità) che rese esaltante Something Wild ed avvincente Hatebreeder.

Tracklist:

1. Follow the Reaper
2. Bodom After Midnight
3. Children of Decadence
4. Everytime I Die
5. Mask of Sanity
6. Taste of My Scythe
7. Hate Me!
8. Northern Comfort
9. Kissing the Shadows
10. Shot in the Dark
11. Hellion

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