Recensione: Foresting Wounds
Nata artisticamente nei black metallers polacchi Darzamat, la cantante Nera tenta la via della carriera solista, lanciandosi, con il massimo dell’entusiasmo, nel suo nuovo progetto denominato Nera Nature.
Dedita, neanche a dirlo, a un metal atmosferico e molto melodico, dotato di marcate venature gothic, la giovane cantante di Katowice si affaccia per la prima volta sul mercato discografico con l’album d’esordio intitolato “Foresting Wounds”.
Cosa aspettarsi da questo lavoro? Sarà l’ennesimo, scialbo, prodotto che segue pedissequamente le mode del momento? Sarà una ventata d’aria fresca che darà uno scossone a una scena ormai satura? Nessuna delle due opzioni è quella giusta, poiché, se da un lato è vero che “Foresting Wounds” non rivoluzioni nulla, d’altra parte è innegabile che l’opera in questione risulti sufficientemente orecchiabile e gradevole.
Complici un songwriting abbastanza ispirato e solido e degli arrangiamenti ben riusciti, il lavoro scorre fluidamente all’ascolto, senza annoiare e riuscendo a catturare in più punti l’attenzione dell’ascoltatore.
I dodici brani che compongono il cd risultano semplici, diretti e facilmente assimilabili, pur senza apparire scarni. Le chitarre, il cui suono si mantiene sempre corposo ma “morbido”, costruiscono, assieme alle tastiere, le melodie sulle quali si adagia la voce di Nera. È proprio la cantante che riesce a svettare, colpendo sia per le capacità tecniche, sia per quelle interpretative. La giovane si allontana sensibilmente dagli standard odierni, scegliendo un approccio vocale più accomunabile ad artiste quali Cristina Scabbia (giusto per citare un nome noto un po’ a tutti), non optando dunque per la più classica voce da soprano.
Basso e batteria sono relegati invece un poco in secondo piano: le ritmiche tessute da Marek e Wojciech sono abbastanza lineari e standard visto il genere. Non si incontrano mai cambi di ritmo inaspettati,e ciò toglie un po’ di dinamicità e movimento ai pezzi.
Tra le varie canzoni, quelle che ci sono sembrate meglio riuscite sono le più melodiche e rock-oriented, decisamente più accattivanti e suadenti. Tra queste citiamo la breve ed intensa “Before”, molto simile, per sonorità, ai nostrani Lacuna Coil. Ottima anche l’atmosferica “Oblivion” dotata di un chorus davvero ben riuscito e di linee melodiche ruffiane (vi assicuriamo che vi ritroverete a canticchiarla già dal secondo ascolto) come non mai e la conclusiva “Someone”.
Assai meno affascinanti sono invece gli episodi, per così dire, più estremi. Naturalmente siamo lontani anni luce dal concetto di estremo vero e proprio (non aspettatevi di sentire nulla di vicino a generi quali black o death metal), ma quando il combo preme il piede sul pedale dell’acceleratore, sembra che qualcosa venga pesantemente a mancare. Mal riuscita anche l’orribile cover di “The World Is not Enough”, celebre pezzo firmato dai Garbage, gruppo inglese dedito al più classico pop-rock da classifica.
In linea con gli standard moderni la produzione, capace di da dare corposità e potenza ai suoni. Ottimamente regolati i volumi degli strumenti, ciascuno dei quali ben udibile (anche il tanto bistrattato basso).
Nessuna critica da muovere nei confronti della prestazione tecnica offertaci dai polacchi: le tracce, sebbene non presentino alcun tipo di virtuosismo, sono suonate con estrema precisione. Tutti i quattro musicisti sfoderano delle capacità esecutive decisamente buone, con una lode di merito da destinare alla bella Nera e al chitarrista Marek.
Non c’è altro da aggiungere. “Foresting Wounds” pur non rivoluzionando nella maniera più assoluta la scena, si attesta su livelli di piena sufficienza. L’opera certamente è diretta a tutti gli appassionati del metal più melodico e facilmente assimilabile, ma anche gli altri la potrebbero trovare interessante per una manciata di ascolti.
Emanuele Calderone
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Tracklist:
01- Shattered
02- Precious Now
03- The World Is Not Enough
04- Woman’s Soul
05- Oblivion
06- Broken
07- Disappointed
08- Some Air
09- Scar
10- Before
11- Dormant
12- Someone