Recensione: Forever

Di Emanuele Calderone - 11 Aprile 2009 - 0:00
Forever
Band: Quo Vadis
Etichetta:
Genere:
Anno: 1996
Nazione:
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87

Da sempre terra di grandi glorie in campo metal, il Canada ha partorito negli ultimi 15 anni alcune tra le migliori realtà appartenenti al mondo del death tecnico, tra le quali si potrebbero citare i Martyr piuttosto che gli Augury o ancora quelli che saranno oggetto della seguente recensione, ossia i Quo Vadis.
Nati ad Amon, Quebec, nel 1993 ad opera del batterista Yanic Bercier, il bassista Rémy Beauchamp, il duo chitarristico Arie Itman e Bart Frydrychowicz e del cantante Stéphane Parè, i Quo Vadis si sono distinti, durante la loro lunga carriera, per aver dato vita a dischi di qualità sempre superiore, ma anche per aver collaborato con musicisti di spicco nella scena canadese e non.
Ad appena tre anni dalla formazione e dopo aver rilasciato un demo, denominato semplicemente Quo Vadis, i cinque canadesi arrivano così alla pubblicazione del primo full-length Forever, che senza ombra di dubbio rappresenta la vetta più alta raggiunta sin’ora dalla band in questi sedici anni di carriera.

Anche solo alla vista della copertina del disco si può avere un’idea di quanto si potrà ascoltare: una foresta ghiacciata, popolata di alberi morti sul quale capeggia il logo della band, sembra immersa in un’aria di desolazione e morte (sottolineata da splendide tinte blu scuro/nere), atmosfera che si riflette poi nella musica contenuta all’interno del disco.
Stilisticamente la proposta della band canadese si potrebbe definire come un incontro felice tra il death metal tecnico americano e la tradizione melodic death svedese: tutto ciò si può ritrovare già nella prima traccia “Legions Of Betrayed”, vero e proprio macigno nel quale malinconici e violenti intrecci di chitarra, sostenuti da un gigantesco lavoro di drumming e basso, disegnano la base melodica sulla quale si appoggia prepotentemente lo scream/growl del buon Paré che si rivela sin da questo primo episodio un professionista in possesso di una voce duttile usata sempre con molta classe e modulata con grande capacità.
Menzione “d’onore” per la successiva “As I Feed The Flames Of Hate”, brano a cavallo tra death metal e doom, dotato di toccanti linee di violino, eseguite da Beauchamp. Il brano, estremamente atmosferico, presenta al suo interno ritmiche rallentate, quasi pachidermiche nel loro incedere, e se da una parte l’aspetto più tecnico viene messo da parte (esclusione fatta per la parte solista di basso), a guadagnarne è senza ombra di dubbio quello emotivo. Ancora una volta lodevole il lavoro vocale, questa volta impostato di tonalità gutturali e basse.

Da qui in poi sarà un susseguirsi di brani a cavallo tra le già citate sonorità techno melodic metal e punte di thrash, specialmente per quanto riguarda il trio centrale formato da “Inner Capsule (Element Of The Ensemble II)”, seconda parte della trilogia “Element Of The Ensemble”, “Pantheon Of Tears” e “Zero Hour”, l’unica del lotto a non brillare particolarmente.
Tecnicamente il lavoro proposto dal quintetto canadese si presenta poggiato su solide basi, ogni singolo membro si mostra infatti in possesso di una buonissima tecnica esecutiva (sebbene il divario con l’ultimo Defiant Immagination sia lampante), eppure ciò che colpisce di più è la concretezza del songwriting, sempre di ottimo livello, così come la capacità che il gruppo mostra nel bilanciare l’aspetto più “estitico” della musica a quello più emozionale.

Ottime anche le liriche dell’album, incentrate sulla natura dell’uomo, sul difficile rapporto uomo-Dio, esplicitato in “Legions Of Betrayed” e sulla volontà di conoscere come la nostra esistenza sia o meno in grado di cambiare l’universo.
Unico aspetto negativo da portare all’attenzione di tutti risiede purtroppo nella qualità di registrazione, piuttosto modesta, che non contribuisce a rendere i suoni chiari e cristallini, ma essendo un lavoro prodotto da una piccola casa come la VomiT Productions, crediamo che si possa passare sopra a tale aspetto e chiudere, per una volta, un occhio, trovandoci davanti ad un lavoro di valore inestimabile e a cui tutti coloro che ascoltano death metal dovrebbero dare un ascolto.

Emanuele Calderone

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Tracklist:

-1 Legions Of Betrayed
-2 As I Feed The Flames Of Hate
-3 Carpae Deum
-4 Mystery
-5 Inner Capsule (Element Of The Ensemble II)
-6 Pantheon Of Tears
-7 Zero Hour
-8 The Day The Universe Changed (Instrumental)
-9 Nocturnal Reflections
-10 Sans Abris

Il brano conclusivo, la ballad “Sans Abris” è realizzato in collaborazione con il soprano canadese Sebrina Lipari.

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