Recensione: Forging the Land of the Thousand Lakes

Di Daniele Balestrieri - 26 Agosto 2010 - 0:00
Forging the Land of the Thousand Lakes
Band: Amorphis
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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80

Più concerti dei celeberrimi “thousand lakes” che punteggiano la Finlandia, 4 continenti visitati, 3 label, 12 membri storici, 2 demo, 3 EP, 9 album, 10 singoli, 2 compilation e 10 video; doom, death, folk, gothic venati da una persistente vena progressiva; capelli lunghi, corti, rasta; litigi, incidenti, successi strepitosi, defezioni brucianti: per 20 anni i passi degli Amorphis sono stati seguiti da schiere di fans che tra le tracce di Elegy o di Am Universum si sono sempre sentite a casa, cullate da una band che non ha mai tradito anche quando si è sentita tradita. Sull’onda del successo planetario di Skyforger, allo scoccare del ventennio di carriera, Esa Holopainen decide di radunare quanti più personaggi e documenti possibili per celebrare il compleanno del suo figliol prodigo, nato dalle ceneri di due band di death primordiale i cui elementi costituenti, di punto in bianco, si sono guardati negli occhi pronunciando la fatidica frase che avrebbe fatto tremare la scena finlandese:

“è ora di cambiare”.

Tutte le edizioni di questo Forging the Land of the Thousand Lakes contengono due DVD con i concerti tenutisi al Teatria di Oulu nel novembre del 2009 (anche se sul libretto c’è scritto 2010: solo dagli Amorphis possiamo aspettarci la pubblicazione su DVD un concerto che avverrà tra 3 mesi!) e al Summer Breeze del 2009, più un piccolo numero di contenuti extra, mentre solo l’edizione completa comprende anche due CD nei quali è stato riversato l’intero concerto di Oulu, diviso in due tronconi.

Il dispiegamento di mezzi al concerto di terra finnica si palesa fin dai primi secondi di apertura: rallenty, qualche stretta di mano un po’ goffa e improvvisamente ecco l’incipit atomico di Silver Bride: widescreen senza sbavature, grana dell’immagine un po’ pesante e la nube di serpi sulla testa di Joutsen che si agita impazzita. Gran numero di telecamere, quasi tutte su binari, e forma della band non esattamente al top nonostante l’occasione decisamente importante. Le vecchie volpi che hanno masticato pane e Amorphis per venti anni noteranno infatti una prestazione generale, sia dal punto di vista musicale e sia canoro, non esattamente al top delle aspettative. Joutsen non sembra molto concentrato e lo dimostrano un paio di sbavature, notevoli nella tumultuosa Sky is Mine, che tradiscono un po’ di stanchezza pregressa. Peculiare anche l’inatteso cambio di tonalità in Against Widows, una di quelle variazioni sul tema che faranno stridere i denti dei puristi e che al tempo stesso allontaneranno da questo DVD lo spettro del “già sentito, già vissuto”. Sempre tornando a Elegy, saranno in tanti a maledire l’interruzione di Cares proprio sul più bello e in altrettanti a versare una lacrima di frustrazione per aver lasciato morire la stellare Magic & Mayhem dopo appena un minuto per lasciare il posto all’immortale Black Winter Day, contro la quale non esiste ancora alcun antidoto: gela ancora il sangue, ad agosto come a dicembre, nel deserto come al polo, al primo come al milionesimo ascolto.

Il Teatria, attrezzato con una certa sobrietà che si esplica soprattutto nel set di luci squadrato e poco dinamico, risponde con quella fredda energia tipica dell’audience finnica – che sembra apprezzare particolarmente i nuovi lavori a discapito di quelli vecchi. A conti fatti, nonostante la scaletta obiettivamente notevole, il concerto di Oulu non lascia esterrefatti come ci si aspetterebbe: notevole, invece, proprio perché considerata di secondaria importanza, è la prestazione esplosiva dell’altro concerto a disposizione, il live al Summer Breeze Festival del 2009. Una prestazione strumentale cristallina, tagliente come il filo di un rasoio; uno Joutsen traboccante di energia che trascina l’oceano di folla come il pifferaio di Hamelin, dritto fino alla stupefacente conclusione di Magic & Mayhem, stavolta riprodotta in tutta la sua gloria: vedere 20.000 teste headbangare, come in trance, sui ritmi ipnotici di quel capolavoro di ermetismo musicale nordico le cui radici affondano in un certo “Tales from the Thousand Lakes” che da solo, senza preavviso, avrebbe segnato la via a cinque balordi di Helsinki, non ha davvero prezzo.

Quanto siano cambiati gli Amorphis nel corso della loro carriera è palese proprio osservando l’energia trasmessa da ciascuno dei frontman che si sono avvicendati sulle assi dei 1500 palchi calcati negli anni: l’inerte, quasi narcotizzato Koivusaari ha guidato il vascello Amorphis per cinque anni come fosse ancora parte di quegli Abhorrence / Violent Solution la cui eredità musicale plasmò, ai tempi, gli aspetti più death – doom di Karelian Isthmus e di Thousand Lakes. Quanto Koivusaari ricordi con disgusto quei tempi era già emerso ai tempi dell’intervista rilasciata a Truemetal durante il periodo di promozione di Skyforger; tuttavia è proprio nel documentario contenuto nel secondo DVD di questo Forging the Land of the Thousand Lakes che finalmente il chitarrista può togliersi qualche sassolino dalla scarpa, appellando il suo growl con tutta una serie di epiteti poco lusinghieri e rifiutando palesemente il periodo cosiddetto “aspirapolvere” in favore della carriera – a suo dire più onorevole – di chitarrista.
Certo è che difficilmente il vecchio Tomi troverà qualche fan di vecchia data che ripudi quel growl tetro e glaciale che rese celebre quello che, parole di Esa stesso, è stato incontrovertibilmente il disco più importante della loro carriera.

Per rendere quel documentario una cavalcata storica senza pari, sono stati riesumati dei personaggi davvero unici come il vecchio Kasari od Oppu “il goblin” Laine, testimone al basso del decennio più isterico della band, il quale esordisce, guardando lontano dalla telecamera e deglutendo per un istante di troppo, con una frase che andrebbe incisa nella pietra: “Pasi era… un personaggio”.

Irriverente, volgare, testardo, lunatico, Pasi Koskinen è stato certamente la peggior gatta che abbiano mai pelato gli Esa, Tomi e Jan di classe 1996. Il drammatico cambio di rotta dall’EP di Black Winter Day verso Elegy-Tuonela causò vere e proprie rivolte in Germania: a frotte i fan tedeschi compravano i biglietti dei concerti e si riversavano nelle venue unicamente per protestare contro Tuonela, disco che poi si rivelerà tra i più silenziosamente riveriti di tutta la ventennale discografia amorfica. E se pensate che Pasi abbia accettato di dire la sua in questo DVD, evidentemente non sapete bene di che pasta è fatto. Certamente, il giorno in cui gli è stata ventilata la possibilità di un documentario, Koskinen avrà mostrato il dito medio a Koivusaari e l’avrà probabilmente preso a calci dicendogli di non farsi più vedere, proprio come avvenne all’esplodere dello scandalo nazi in casa Ajattara.
Di Pasi rimangono spezzoni agghiaccianti, proprio come agghiacciante era il suo modo di porsi davanti alla folla, immobile, con lo sguardo fisso, un’espressione degna di un guerriero Kabuki, consapevole che persino le mura si sarebbero sciolte in deliquio al suo primo sospiro.
A tal proposito sarebbe un delitto lasciarsi sfuggire un documento eccezionale, un unplugged di My Kantele in jam con un didjeridoo (!) suonato negli studi di Jyrki TV nel 1996 e accompagnato da una breve intervista che si rivela ben più di una serie, obiettivamente, di banalità promozionali. Era il periodo di cambio tra i due cantanti, e si può vedere un Koskinen silenzioso, umile, quasi imbarazzato, timoroso persino di parlare: difficile da credere persino dopo averlo guardato di persona. A quei tempi, Esa parlava di una “line-up perfetta”, giudizio poi inghiottito 14 anni dopo e risputato da Koivusaari in un commento su Tomi Joutsen. Da brividi il giudizio su Am Universum, “almeno non è una merda completa”, e incredibilmente onesta la retrospettiva sul periodo di Far From the Sun, in cui non riescono a nascondere la mancanza di una direzione, di uno scopo di un vascello Amorphis in pieno naufragio. Certamente, ammette Holopainen, la mancanza di motivazione da parte di Koskinen si era iniziata a far sentire (“in sala prove non faceva altro che parlare degli Ajattara”), e lo split dal cantante non viene certo citato come il più pacifico del mondo.

È allora che entra in campo il terzo frontman, l’ugola obiettivamente d’oro di Joutsen. Alle sue spalle, Holopainen non è invecchiato di un minuto rispetto a 20 anni prima, mentre Rechberger e Koivusaari si sono trasformati in musicisti dall’aspetto compito e dal fare leggermente arrogante (sputa quella gomma, Tomi, almeno durante le interviste).
Joutsen è un cantante davvero atipico, probabilmente lo “schiavo” rispettoso e rispettabile di cui Holopainen aveva sempre sentito il bisogno. Non è un mistero per nessuno che Joutsen prediliga i primi album degli Amorphis rispetto agli ultimi, e il motivo è svelato proprio all’interno del documentario: per lui il growl è ancora motivo di vita, non è un caso che dia il meglio di sé nelle parti in growl della vecchia discografia, mentre si trova un po’ fuor d’acqua nei passaggi più puliti – e non tarati sulla sua gola – di Elegy, Tuonela, Am Universum e Far From the Sun.

C’è un’infinità da scoprire in quel documentario, una vera miniera per i fan secolari: lo stesso Esa scrive, sul libretto dei DVD, che sarà un successo anche solo finire in pari con le vendite di questo Forging the Thousand Lakes, perché è un prodotto destinato ai fan più agguerriti, lontano dall’appeal generico degli ultimi blockbuster. Io ho come la sensazione che invece non andrà poi così male: due concerti completi da birra e piedi sul tavolo, anche se dalla scaletta fastidiosamente simile; un documentario da standing ovation, la collezione di tutti i video, dall’Arcturusiano Black Winter Day all’imbarazzante From the Heaven of my Heart, un unplugged e un’intervista inediti e una carrellata di foto tra il serio e il faceto, estremamente Holopainen-centriste a dire il vero, rendono questo un prodotto di massa a un prezzo non esattamente popolare per la versione completa (41 euro) e leggermente più abbordabile per la versione solo in DVD (23 euro).

Insomma, Forging the Land of the Thousand Lakes è un viaggio senza biglietto di ritorno lungo i primi 20 anni di carriera di una delle band finlandesi più acclamate del mondo: nostalgico ed energico, esaustivo e al tempo stesso misterioso: chi avrebbe mai detto, ascoltando quel “Karelia” da un demotape registrato ad accettate in una cantina, che saremmo arrivati sul tetto del mondo?

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

DVD 1 – Concerto di Oulu

1. Silver Bride
2. Sampo
3. Towards And Against
4. The Castaway
5. Smithereens / The Smoke
6. Majestic Beast
7. Alone
8. Silent Waters
9. Divinity
10. Elegy Medley (Against Widows/Cares/On Rich And Poor)
11. From The Heaven Of My Heart
12. Sky Is Mine
13. Magic And Mayhem/Black Winter Day
14. Sign From The Northside
15. House Of Sleep
16. My Kantele

DVD 2 – Summer Breeze Open Air 2009

1. Leaves Scar
2. Towards And Against
3. From The Heaven Of My Heart
4. Against Widows
5. The Castaway
6. Sampo
7. Silver Bride
8. Alone
9. The Smoke
10. My Kantele
11. House Of Sleep
12. Magic And Mayhem

Videoclip:

1. Black Winter Day
2. My Kantele
3. Against Widows
4. Divinity
5. Alone
6. Evil Inside
7. House Of Sleep
8. The Smoke
9. Silent Waters
10. Silver Bride
11. From The Heaven Of My Heart
12. My Kantele (Jyrki TV, 1996)
13. Amorphis interview (JYRKI TV, 1996)
Extra: Tales From The 20 Years (documentario)

CD 1 – Concerto di Oulu parte 1

01. Silver Bride [4:26]
02. Sampo [6:05]
03. Towards And Against [5:21]
04. The Castaway [6:00]
05. Smithereens / The Smoke [5:12]
06. Majestic Beast [4:13]
07. Alone [6:03]
08. Silent Waters [5:06]
09. Divinity [4:44]

CD 2: Concerto di Oulu parte 2

01. Elegy Medley (Against Widows / Cares / On Rich And Poor) [8:14]
02. From The Heaven Of My Heart [5:14]
03. Sky Is Mine [4:33]
04. Magic And Mayhem / Black Winter Day [6:23]
05. Sign From The Northside [6:12]
06. House Of Sleep [5:08]
07. My Kantele [6:59]

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