Recensione: Fragmentary Evidence

Di Emanuele Calderone - 27 Ottobre 2009 - 0:00
Fragmentary Evidence
Band: Augury
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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75

Ben cinque anni sono passati da quando gli Augury si presentarono sul mercato discografico con quel piccolo gioiello di progressive death metal chiamato “Concealed“: eccoli tornare in questo 2009 con la loro nuova fatica denominata “Fragmentary Evidence“, uscita sotto l’ala protettrice di un major come la Nuclear Blast, a prova del fatto che gli Augury stanno diventando una realtà sempre più importante del panorama estremo.
In casa dei canadesi di acqua sotto i ponti ne è passata dal 2004, ed ecco che arrivano le prime separazioni, con Arienne Fleury definitivamente uscita, ed Etienne Gallo sostituito dall’ex Sign Of Fate Antoine Barille.

Musicalmente assistiamo ad un generale cambiamento nella proposta degli Augury, che non viene però del tutto snaturata. Meno numerosi sono infatti i momenti “atmosferici” di cui “Concealed” era ricco, così come non sono più presenti i fantastici duetti Loisel/Fleury, il tutto in favore di una rinnovata brutalità, che si traduce in un considerevole incattivimento della proposta.

Il progressive death rimane il terreno da cui partire, ma questa volta le influenze dal sapore melodic black dell’esordio vengono accantonate e ad accompagnare l’ascoltatore in questo viaggio è il brutal più tecnico di casa Atheretic (non a caso Lapointe figura come bassista della brutal band canadese), Lykathea Aflame e simili. Se da un lato, poi, si nota come la band sia ulteriormente migliorata sotto il profilo tecnico, dall’altro si deve constatare come, inevitabilmente, questo “Fragmentary Evidence” sia meno spontaneo e più costruito rispetto alla precedente uscita.

Non mancano comunque parti più lente e d’atmosfera, sottolineate dal lavoro di chitarre e basso, costantemente alla ricerca di melodie atipiche e raffinate, che si possono ritrovare sparse qua e la nel platter, che danno un attimo di respiro all’ascoltatore.
Fragmentary Evidence“, suddiviso in nove episodi (di durata compresa tra i 4 minuti e 6 secondi di “Faith Puppeteers” e gli oltre undici minuti della suite “Oversee The Rebirth“), risulta essere un disco piuttosto eterogeneo all’ascolto, presentando strutture complesse ed articolate, riffs di chitarra che si susseguono sparati a velocità sostenute e non ultima una sessione ritmica possente, che tesse tempi cervellotici.
Premendo il tasto “play” ecco susseguirsi brani quali classica “Aethereal“, che segue i tipici clichès techno-brutal, reinterpretati in chiave tipicamente Auguryana. Il basso, che diventa al solito protagonista, è accompagnato da un guitar work solido, ben strutturato, sul quale appoggia la voce di Loisel, che sfodera un cantato a cavallo tra scream e growl, davvero convincente.
Ancora sulla scia di “Athereal” troviamo brani come “Simian Cattle” (forse la più folle e complessa del disco) e la terza “Orphans Of Living“, meno ricercata dal punto di vista tecnico/esecutivo, ma forse per questo ancor più efficace e brutale.

D’altra parte però, se ne faceva riferimento anche in precedenza, qualche momento più pacato è rimasto. Questi pochi attimi sono di assoluto valore: ne è esempio la splendida “Skyless“, senza ombra di dubbio uno dei momenti più riusciti dell’album, grazie agli splendidi duetti di chitarra e basso. E’ in questo caso che riaffiorano alla mente i migliori momenti del precedente lp dei canadesi, o ancora nella conclusiva “Oversee The Rebirth” in cui Marcotte riprende evidentemente le linee melodiche di “Passages Part I (Eidetic Memory)“, presente nel suo progetto Humanoid. In questo caso siamo davanti ad una canzone a cavallo tra il death, il progressive, il jazz e l’ambient, con dei risultati strabilianti sotto ogni punto di vista. Ottima anche l’interpretazione vocale di Loisel, che con la sua voce pulita ma graffiante (se non quando esplode poi in feroci harsh vocals), sottolinea la costante tensione che viene solo parzialmente smorzata dal lavoro di chitarra e basso.
Passiamo ora alla parte migliore dell’album: le liriche. Al solito gli Augury propongono dei testi assolutamente brillanti ed intelligenti, permeati di un forte pessimismo. A convincere è la capacità di riuscire a muovere critiche nei confronti della società e della religione, il tutto con un’eleganza fuori dalla norma.

Stavolta ci troviamo al cospetto di un album più “spirituale” rispetto al precedente, che aveva invece come temi portanti quelli riguardanti la sfere celeste, i pianeti e le stelle, ma anche in questo caso i risultati sono più che ottimi.
Dal punto di vista dell’esecuzione la band, lo ripetiamo, non mostra mai il fianco con una prestazione del tutto esente da critiche. Gli Augury riescono infatti ad essere anche eccezionalmente espressivi, pur esprimendosi a livelli alle volte esageratamente elevati.
Ottima anche la registrazione e tutto ciò che riguarda l’aspetto di produzione, grazie anche al patrocinio della Nuclear Blast.
Possiamo dunque concluedere affermando che questo “Fragmentary Evidence” è un album che renderà sicuramente soddisfatti tutti gli affezionati e non degli Augury. Sia coloro che chiedevano alla band un ulteriore incattivimento della proposta, sia coloro che aspettavano solo una naturale evoluzione, non rimarrano scontenti, così come non lo rimarranno i numerosi fan di quel movimento technical brutal, in cerca di qualcosa di nuovo ed appetibile.

Emanuele Calderone

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Tracklist:

01 Athereal
02 Semian Cattle
03 Orphans Of Living
04 Jupiter To Ignite
05 Sovereigns Unknown
06 Skyless
07 Faith Puppeteers
08 Brimstone Landscapes
09 Oversee The Rebirth

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