Recensione: Frozen Images
Attivi fin dal 1992 i Cemetery of Scream sono una delle realtà più famose e apprezzate della scena gothic polacca. Li avevamo lasciati nel 2006 con l’uscita di “The Event Horizon”, disco che aveva segnato un cambio di sonorità e l’avvicendamento dietro al microfono tra Marcin Kotas e il nuovo vocalist Olaf Rozanski. Li ritroviamo ora, a distanza di quasi tre anni, con il loro nuovo lavoro intitolato “Frozen Images”.
Il cambio di line-up sembra aver fatto bene alla band di Cracovia che, infatti, nel corso degli ultimi anni ha progressivamente perso la maggior parte delle atmosfere eteree e maggiormente commerciali del proprio sound, per seguire una strada più personale e oscura. I rimandi principali e più immediati sono al gothic-doom dei primi anni ’90 e a nomi fondamentali di quella scena come Katatonia, Paradise Lost e in parte My Dying Bride. Un gothic che quindi fa delle atmosfere oscure, e non della voce lirica femminile accompagnata da prevedibili passaggi sinfonici, il proprio cavallo di battaglia. Il tutto senza però dimenticarsi una certa varietà di contaminazioni che vanno dalla musica per chitarra moderna classica (come nel caso di “Ritual Fire Dance”, brano composto da Manuel De Falla y Matheu, musicista nato a Cadice nel 1896 e morto ad Alta Gracia nel 1946), alla musica orientale (“The Bridge of Ashes”), al rock classico con una spruzzata di blues (“In Your Blood”), al gothic-black evoluto degli ultimi Moonspell (un po’ ovunque qui e là lungo la tracklist), fino all’elettronica (“A Million As One (As a Million)”).
Un disco estremamente vario e interessante che necessita diversi passaggi nello stereo per essere compreso appieno, ma che anche al primo ascolto sa rivelare e regalare ottimi momenti. Tutto questo grazie, anche, alle capacità dei musicisti, che spesso hanno fatto scelte non ovvie e scontate, e alla voce del singer Olaf, per certi versi un po’ fuori dai consueti stilemi, ma molto versatile e capace di una prestazione decisamente sopra le righe.
Non tutto è oro quel che luccica, ma i cali qualitativi in questo disco son pochi e perdonabili di fronte a tutto il resto. Viene inoltre spontaneo premiare una band che ha deciso e saputo cambiare e innovarsi così bene in questi anni. Un’ultima citazione in particolare per la bonus track, la cover di “Night in White Satin” dei Moody Blues, eseguita in maniera così personale, da sembrare un brano in tutto e per tutto dei Cemetery of Scream se non si leggessero le note in fondo al libretto.
Per concludere i Cemetery of Scream realizzano un album che rilancia prepotentemente le loro quotazioni facendoli uscire dalla massa di produzioni-clone che sempre più sembra ammorbare il panorama gothic. Non tutto è ancora perfetto, un paio di viti vanno fissate ancora per bene, ma la strada è decisamente quella giusta e se continueranno così, questi polacchi potrebbero diventare un punto di riferimento per tutto il genere.
Tracklist:
01 Bluebird
02 Prince of the City’s Lights
03 Cat’s Grin
04 The Bridge of Ashes
05 In Your Blood
06 Golden Lullaby
07 Ritual Fire Dance
08 Black Flowers
09 A Million as One (as a Million)
10 Geisha Out of Dreams
11 Sapphire Sun
12 Night in White Satin (bonus track)
Alex “Engash-Krul” Calvi