Recensione: Frozen Moments Between Life And Death

Di Daniele D'Adamo - 8 Giugno 2011 - 0:00
Frozen Moments Between Life And Death
Band: Loudblast
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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66

Onestà.
Difficile, credo, trovare un adattamento migliore per questo sostantivo, se si accosta ai francesi Loudblast; band attiva sin dal lontano 1985 (con una pausa di riflessione dal 1999 al 2003). I transalpini, infatti, non hanno mai rinnegato il proprio stile, non si sono riuniti al solo scopo di far soldi, hanno sempre messo a disposizione dei propri fan una produzione video-musicale vera, ricca e varia e, infine, hanno suonato sempre e ovunque, a prescindere dal luogo. Un esempio di fedeltà alla linea raro ed encomiabile, che avviene quando le sirene del mainstream tentano gli ensemble verso l’easy listening – anche se estremo – , senza riuscire però a tirarli fuori dall’eterno limbo dell’underground. “Frozen Moments Between Life And Death” è il settimo album di lunga durata in studio, erede di una tradizione che conta una ventina di prodotti, fra demo, live album, Video/VHS e così via.  

Da queste poche righe e dal periodo storico in cui i Loudblast hanno mosso i primi passi, si può facilmente evincere il genere suonato: una mortale miscela di thrash e di death (con spruzzate di black), con una leggera preponderanza di quest’ultimo ingrediente. Il tutto, ovviamente, abbondantemente bagnato nelle acque dello sterminato oceano che si chiama heavy metal. Anche gli act più violenti, difatti, nella metà degli anni ’80 partivano, nella galoppata verso i nuovi territori che rappresentavano il metal estremo, da quello che era la Madre di tutti i generi. L’heavy metal, appunto. Che, guarda caso, si ritrova in ogni piega della musica del quartetto di Lille; musica tuttavia ben lontana da Iron Maiden & Co. Non fraintendetemi, infatti. I Loudblast, per “Frozen Moments Between Life And Death”, mettono su un sound rabbioso, violento, aggressivo. Ciò che sanno fare meglio, cioè, per loro natura intrinseca. Un death metal old school ruvido e grezzo, con pochi orpelli; teso a mietere più vittime possibili (musicalmente parlando, ovviamente) con la sola forza dell’impatto sonoro.
Sembrerà scontato ribadirlo, ma è sempre un piacere, almeno per chi vi scrive, ascoltare un’opera che pesca l’ispirazione nella preistoria del metal estremo quando, come già accennato riferendomi all’heavy metal, la NWOBHM non aveva ancora esaurito il suo stimolo innovativo. Volenti o nolenti, per definire veramente, e rilevo ‘veramente’, una band ‘metal’ nell’accezione più vera e profonda del termine, bisogna che essa abbia attinto le prime, imberbi ispirazioni da leggende quali Angel Witch, Venom, Atomkraft, Motörhead, Tank, Avenger, Raven e altre realtà che, con piglio feroce, furono le prime a staccarsi coraggiosamente dagli stilemi classici dettati e poi scritti per definire l’heavy metal da act altrettanto mitici come Iron Maiden, Saxon, Battleaxe, Tokyo Blade, Grim Reaper, …

Terminata la digressione annalista, credo e spero utile per mettere al posto giusto i Loudblast nella Storia del metal, possiamo ora buttarci ad analizzare nel dettaglio “Frozen Moments Between Life And Death”. L’omonima opener, quasi a confermare lo spessore artistico posseduto dalla musica che viene da lontano, come quella dei Loudblast, è un lento mid-tempo (spesso sfracellato dai terribili marosi dei blast-beats di Hervé Coquerel) dal tono cupo e dimesso; in cui Stéphane Buriez, con la sua voce roca e consumata, urla tutto il suo malessere interiore. La discesa nei più profondi meandri dell’Io prosegue con “Neverending Blast”. Lenta, sinuosa, dannata. Ricca di dissonanze e di morbide melodie grazie ai ricami chitarristici di Drakhian e dello stesso Buriez. Si accarezza, addirittura, il doom, con “Emptiness Crushes My Soul”. Ma solo all’inizio. Poi, la canzone prosegue sui toni classici del thrash, indurendosi e incattivendosi nel seguito per giungere ai ritmi tipici del death metal. Sempre buoni i soli di chitarra, dal gusto un po’ orientaleggiante. Assai simile alla song precedente, per costruzione musicale, “Cold Blooded Kind” contribuisce ad aumentare il senso di depressione prima accennato con il rimando all’umore oscuro cui è tinto tutto il lavoro. Con “Towards Oneness” inizia a sorgere un sentore di déjà vu, nel senso che a questo punto del platter i brani tendono ad assomigliarsi l’uno all’altro (come l’arabesco di chitarra del brano, già sentito in “Emptiness Crushes My Soul”). “The Bitter Seed” è un ordinario picchia duro di old school death metal, inframmezzato da numerose accelerazioni e altrettanti rallentamenti. Di nuovo, devo evidenziare il fine gusto di Drakhian per i guitar-solo. “Nosce Te Ipsum” sfiora, stavolta, le plumbee atmosfere del black metal prima maniera, senza però raggiungere l’intensità emotiva dei precursori del genere. “Hazardous Magic” e “To Bury An Empire” chiudono il disco non fornendo altri spunti per osservazioni che non siano già state rese.

La carriera dei Loudblast, lunga e articolata, mostra una band tenacemente abbarbicata al proprio credo musicale, incidendo un CD, “Frozen Moments Between Life And Death”, interessante per il valore storico da esso posseduto, dato il suo stile antico, profondo e ricco di digressioni verso altri generi del metal estremo. Le singole composizioni dell’opera sono ben scritte, ordinate e coerenti con la filosofia musicale alla base dell’ensemble transalpino. Manca, tuttavia, l’estro compositivo necessario a far emergere il platter dalla miriade di altre proposte similari. Da supportare, in ogni caso.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Frozen Moments Between Life And Death 5:15     
2. Neverending Blast 3:49     
3. Emptiness Crushes My Soul 3:15     
4. Cold Blooded Kind 5:35     
5. Towards Oneness 4:37     
6. The Bitter Seed 3:52
7. Nosce Te Ipsum 5:36     
8. Hazardous Magic 5:15     
9. To Bury An Empire 4:29                   

All tracks 41 min. ca.

Line-up:
Stéphane Buriez – Vocals/Guitars
Drakhian – Guitars
Alex Lenormand – Bass
Hervé Coquerel – Drums
 

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