Recensione: Gaia

Di Gaetano Loffredo - 6 Novembre 2003 - 0:00
Gaia

Da una triste storia di una condanna a morte che si intreccia con la conquista degli Spagnoli del Messico nel lontano 1520 (a voi scoprire cosa succede) nasce questo splendido concept album confezionato e prodotto dai “funambolici” Mago de Oz, che raggiungono con questo platter il top della loro forma e riescono nell’intento di assicurarsi un loro sound fresco e personale!
Beh, chi di voi non li conosce si starà chiedendo che razza di genere suona questa band con un monicker di questo tipo, ed in effetti non è semplicissimo inserirli in una categoria ben precisa. Probabilmente parlare di folk è troppo scontato e sicuramente riduttivo per ciò che ci propongono questi 8 (otto!!!) elementi ma, passiamo alla descrizione di questa delizia discografica che ha influenze da ogni dove!
“Overtura MDXX” ha l’onore di introdurre il concept. Noterete all’istante tre elementi che caratterizzeranno per intiero il lavoro; la maestosa teatralità di questa intro, la produzione cristallina che rasenta la perfezione, ed un piccolo dettaglio che ho omesso nelle precedenti righe: il cantato in spagnolo che non sarà facile da digerire all’istante, ma che contribuisce a presonalizzare il sound della band.
Passati i tre minuti abbondanti di “Overtura MDXX”, attendo dalla title track un attacco furioso di chitarre, ma i nostri la sanno lunga e partono con un ritmo decisamente soft, costruendo una dolcissima melodia di pianoforte che si va ad integrare lentamente con la batteria e con la calda voce del vocalist Josè “le rumbier” che rendono questo momento toccante ed inaspettato!
Quasi 3 minuti di dolcezza e finalmente il pianoforte aumenta di velocità e con esso il violino di Mohamed ci portano dritti al chorus di “Gaia”. Ritengo gli undici minuti di questo pezzo qualcosa di eccezionale ed in particolare la vera e propria danza celtica che passa tra il settimo e l’ottavo minuto con tanto di flauto traverso, viola, violino e chitarra acustica: impossibile non improvvisare un balletto, provare per credere!
Ritorniamo a momenti decisamente più rockeggianti ma altrettanto melodici con “La conquista” e cambiamo rotta verso coordinate decisamente Folk alla Skyclad, tanto per intenderci, con la successiva “Alma”.
Non so perché, ma il ritornello di flauto mi ricorda moltissimo la scala metrica musicale orientale ed in particolar modo quella giapponese… Assolutamente da ascoltare!
Ed ora torniamo al nostro buon vecchio medioevo con il dolcissimo mid-tempo “La costa del silencio” che ci riporta indietro nel tempo con i suoi intrecci di chitarra acustica, violino e flauto traverso, col coro in primo piano. Ottima anche la successiva song, “El arbol de la noche triste”. Il titolo rappresenta appieno lo spirito triste e cupo di un pezzo che non eviterà di colpire positivamente molti di voi.
Rallentiamo ancora un po’ con la successiva “La rosa de los vientos”, classica ballad che strapperà non pochi applausi per via del suo incedere armonioso e melodico grazie anche alle vocals davvero toccanti di Josè che sembrano tutt’uno con gli strumenti. E’ giunto il momento di un’altro classico: un pezzo strumentale. Ci troviamo di fronte a “La legenda de la Llorona” che, ragazzi, potrebbe far impallidire all’istante Hevia, The Chieftains, James Malcom e compagnia bella! Io sono rimasto allibito dalla grandezza melodica di questa instrumental che passa di diritto nella top ten dei miei pezzi preferiti dell’anno 2003.
“Van a rodar cabezas” è la successiva track che non mi convince completamente dal punto di vista delle linee vocali ma che risulta comunque godibile anche se non certamente il punto forte dell’album, sfiorato invece con la successiva “El atrapasuenos”, decisamente ispirata e con un break centrale di flauto di Pan (quello fattò di bambù per intenderci) velocissimo ed azzeccato!
Appena sufficiente a mio parere la successiva “Si te vas”, lento troppo prevedibile ed esageratamete pop-oriented anche se potrebbe tranquillamente incontrare i favori di qualcuno di voi!
Il CD chiude decisamente in bellezza così com’era partito: altri undici minuti di pura meraviglia sonora rappresentati in questo caso da “La vengeanza de Gaia”.
Il sound racconta in maniera precisa praticamente tutte le influenze di questi Mago de Oz: Iron Maiden, Stratovarius e Sonata Arctica, Skyclad, e quel “pizzico” di folk che viene integrato con la massima precisione: mescolate il tutto ed otterrete Gaia!
Menzione d’onore va fatta al Booklet dell’edizione digipack che è letteralmente favolosa, si ha quasi paura di estrarre i cd per non rovinare nulla e non dimenticatevi il bellissimo DVD come bonus, che è tutto tranne che inutile: in basso troverete i contenuti offerti!
Vi piace il violino? Vi piace il folk e la voce cristallina? Vi piacciono gli Iron Maiden? Compratelo, non vi deluderà!

Track-list (CD)

01 – Overtura MDXX
02 – Gaia
03 – La conquista
04 – Alma
05 – La costa del silencio
06 – El arbol de la noche triste
07 – La rosa de los vientos
08 – La legenda de la llorona
09 – Van a rodar cabezas
10 – El atrapasuenos
11 – Si te vas
12 – La vengeanza de Gaia

Bonus DVD

01 – Introducción
02 – Gaia y su Concepto
03 – El Álbum y su Proceso
04 – Canción por Canción
05 – La Sesión Fotográfica
06 – La Grabación del Video-Clip
07 – La Costa del Silencio (Vídeo Completo)
08 – El Diseño Gráfico
09 – Fotografías
10 – Créditos