Recensione: Hail The Horde
Quando un album è prodotto e masterizzato da gente come Jacob Bredahl (Hatesphere, Purified In Blood), assieme a Tue Madsen (Suicide Silence, Heaven Shall Burn, Sick Of It Hall) in qualità di responsabile del suono della batteria; è naturale pensare a qualcosa di *-core. E, infatti, “Hail The Horde”, terzo full-length della band danese The Burning, pare un manifesto stampato ad arte per pubblicizzare adeguatamente il thrash-core, appunto. Se, in più, il combo di Aarhus cita come influenze musicali gruppi come i Pantera, Corrosion Of Conformity, Sepultura ed Helmet, arrivando addirittura a definirsi come un incrocio fra i Pantera stessi e gli Entombend, il gioco è fatto; così come lo stile. Un impuro (o meglio «bastardo») mix fra groove-metal e crossover-thrash.
Cotanta noblesse oblige implica, come da interpretazione letterale, un’altrettanta responsabilità nel mutuarne le fini qualità artistiche. Tale oculatezza, purtroppo, pare non sia una gran caratteristica posseduta dal quartetto, adatta per generare quel quid pluris necessario a forare l’audience. Se la manifattura di “Hail The Horde” è, invece, allo stato dell’arte in coerenza con quanto preteso (artwork, esecuzione delle musiche, registrazione, produzione, masterizzazione e relativa spinta pubblicitaria) dall’odierno e selettivo mercato specializzato; il contenuto artistico del platter si dimostra, ahimè, asciutto e privo di personalità.
Allora, come da copione, si sprecano i riff di chitarra rigorosamente affrontanti con la tecnica del palm-muting; imbastiti con precisione millimetrica su di un ritmo riottoso mai una volta sopra, mai una volta sotto le righe, assestato pertanto su sempiterno mid-tempo che, inevitabilmente, tende a uniformare le dodici canzoni del disco. Annoiando, pure. Anche il vocalist che, magari, potrebbe regalare un po’ di personalità al combo proveniente dalla Danimarca, si limita all’esecuzione scolastica di linee vocali sentire e risentite nel corso di questi ultimi anni.
Non trovando nulla da ridire sul sound prodotto, maturo e indicativo di una preparazione tecnica professionale, è la completa mancanza di profondità, la prima e più evidente caratteristica che manca al CD. Questa sensazione, in ogni caso già evidente di per se stessa, trova rinforzo nel soggetto della copertina del lavoro e in alcuni titoli delle song (“Inverted Cross Syndrome”, “Godless”) che, a mio parere, confondono i potenziali acquirenti prima di posare il laser sull’opener “Godless”, appunto.
«Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate» (Alighieri D. (1308 ÷1320) La Divina Commedia): non troverete un mood che non è neppure lontano parente di quello che vi sareste aspettati. Troverete, invece, un’indole piatta e monotona come una tavola ben piallata. Un suono dall’umore inversamente proporzionale alla buona profondità artistica di chi ha disegnato l’artwork, insomma.
Qualche episodio si salva, nel grigiore generale, come “Bait The Hook” e “Disownment”, dai refrain almeno accattivanti, assieme a “The Nihilist Life” e “Turn Or Burn”, rapide – ma non troppo – sì da far battere con piacere il piede sul pavimento.
Complessivamente l’ordinaria e scontata proposta artistica di “Hail The Horde” rimane ben lontana dalla sufficienza. I The Burning seguono troppo da vicino gli stilemi che, altrove ma soprattutto prima, hanno portato alla ribalta gli ensemble da loro stessi citati come fonte d’ispirazione.
Bocciati.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Godless 4:40
2. Bait The Hook 3:56
3. Flames Be Your Friend 4:27
4. The Nihilist Life 3:12
5. Swing The Pendulum 4:27
6. Wolfmoon 5:04
7. Hail The Horde 3:46
8. Inverted Cross Syndrome 4:23
9. Metamorphosis 4:29
10. Babtized In Bongwater 3:37
11. Turn Or Burn 2:53
12. Disownment 4:56
Line-up:
Johnny Haven – Vocals
Alex The Kid – Guitar
Thue Moeller – Bass
Toby Hoest – Drums