Recensione: Headhunter

Di Luca Corsi - 22 Luglio 2008 - 0:00
Headhunter
Band: Krokus
Etichetta:
Genere:
Anno: 1983
Nazione:
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90

Le “etichette” non sono mai state una cosa molto simpatica, soprattutto all’interno del panorama musicale. In questo mondo, infatti, si tende spesso a fare paragoni – molte volte fini a se stessi – i quali portano poi all’attribuzione, nei confronti di un singolo artista o di una band, di una “etichetta”, o un “marchio”, come dir si voglia. Verso la fine degli anni ’70, e in particolar modo agli inizi degli anni ’80, la critica non ha certo risparmiato gli svizzeri Krokus. Praticamente sin dagli albori dei magici eighties, i nostri sono stati letteralmente perseguitati da continue e ripetute insinuazioni, che relegavano la band di Marc Storace e Chris Von Rohr al ruolo della semplice copia dei ben più famosi e acclamati Ac/Dc. Il fatto poi che il timbro di voce di Storace risultasse pressoché identico a quello del compianto Bon Scott, sicuramente forniva una prova in più per l’accusa.

Ma, sebbene non si possa certo negare che il quintetto svizzero abbia sempre considerato la band dei fratelli Young come un punto di riferimento, non ci si può certo limitare alle accuse di volgare imitazione. Così, quasi a voler cessare le ondate di polemiche, il 1983 risultò essere un anno fondamentale, non solo per la carriera dei Krokus, ma per l’intero panorama heavy. Proprio in questo anno, uscì il disco più famoso e di successo degli elvetici : ‘Headhunter’. Da qui, il sound della band subì una vera e propria svolta, avvicinandosi a ritmiche più pesanti ed aggressive, sulla scia di mostri sacri come Saxon e Judas Priest. Non fu certo una casualità se la produzione dell’album venne affidata all’esperto Tom Allom, storico produttore dei “Metal Gods”. Come un segnale importante si rivelò la partecipazione all’album di Rob Halford, in veste di ospite. Il risultato è un disco di puro e fumante heavy metal, tagliente come un coltello appena affilato e prossimo all’affondo.

L’ascoltatore viene letteralmente travolto dall’aggressività di pezzi come la terremotante ‘Headhunter’, la graffiante ‘Eat The Rich’ e la scoppiettante ‘Ready To Burn’, nella quale Storace duetta con Halford nel ritornello, riportando alla mente le accelerazioni spasmodiche della priestiana ‘Riding On The Wind’. Proprio Storace si dimostra assoluto protagonista del lavoro, sfoderando una prova ai limiti dell’umana comprensione, riuscendo a raggiungere tonalità molto elevate, aggiungendo inoltre quel pizzico in più di adrenalina e di cattiveria, elementi essenziali in ogni disco metal degno di rispetto. Ma il singer maltese dimostra di possedere una voce molto versatile, riuscendo a compiere nella meravigliosa ‘Screaming In The Night’ – una delle canzoni più belle scritte dal gruppo in carriera – una prova assolutamente da applausi, presentando questa piccola perla come una delle più brillanti e di successo dell’intero lavoro.

Fulmini e saette a ripetizione colpiscono senza tregua l’orecchio dell’ascoltatore, evocati magicamente dalla velocità funambolica di episodi come le saxoniane ‘Night Wolf’ (con tanto di ululato nella parte iniziale) e ‘Stand And Be Counted’, l’elettrizzante ‘Stayed Awake All Night’ (riuscita cover dei Bachman-Turner Overdrive), e la conclusiva ed epica ‘Russian Winter’ (introdotta dalla strumentale ‘White Din’). I riff prodotti dalle chitarre sono più graffianti che mai, con la coppia di asce composta da Fernando Von Arb e Mark Kohler sugli scudi, davvero molto ispirata e in forma smagliante, foriera di assoli da capogiro e ritmiche esaltanti. Non da meno le prove del bassista (nonché master-mind del gruppo)Von Rohr e del nuovo arrivato Steve Pace dietro le pelli.

Una prestazione magistrale di tutta la band, unita ad uno dei migliori produttori dell’intera decade, aggiunta poi alla partecipazione di uno special guest d’eccezione, ha permesso a ‘Headhunter’ di entrare di diritto fra le perle del panorama heavy degli anni ’80. Un platter importante e di grande successo, il quale riuscì a conquistare il disco di platino negli U.S.A. e ben due d’oro: nella madre patria Svizzera e in Canada. Un concentrato di classe e di potenza, che non può mancare per nessun motivo nella collezione di qualsiasi amante dell’heavy metal più classico e senza compromessi. Da avere a tutti i costi!

 

Luca “El Pata” Corsi

 

Tracklist:

01. Headhunter

02. Eat The Rich

03. Screaming In The Night

04. Ready To Burn

05. Night Wolf

06. Stayed Awake All Night

07. Stand And Be Counted

08. White Din (Strumentale)

09. Russian Winter

 

Line-up:

Marc Storace – Voce

Fernando Von Arb – Chitarra

Mark Kohler – Chitarra

Chris Von Rohr – Basso

Steve Pace – Batteria

 

Additional Musicians :
 

Rob Halford – Cori in ‘Ready To Burn’

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