Recensione: Heavy Metal Thunder – The Movie [UDR]

Di Stefano Ricetti - 11 Dicembre 2012 - 0:00
Heavy Metal Thunder – The Movie [UDR]
Band: Saxon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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99

Dopo essere stato realizzato grazie anche alla sponsorizzazione anticipata solamente basata su di una promessa da parte di molti fan, fra i quali lo scrivente, e aver visto la luce nel Regno Unito praticamente in edizione limitata, è finalmente ora disponibile a tutte le latitudini Heavy Metal Thunder – The Movie, il film documentario sull’intera carriera dei Saxon, doppio dvd che molti ultras del combo britannico bramavano da tempo e che era ormai divenuto impossibile trovare nella sua veste primigenia (quella di cui sopra con la copertina con lo sfondo grigio curata dalla Coolhead, per intenderci).     

L’attuale edizione licenziata dalla UDR, dalla cover viola e disponibile anche in Blue Ray, si arricchisce dei sottotitoli in lingua francese e tedesca, mantenendo ovviamente quelli inglesi, lasciando però fuori, colpevolmente, gli idiomi di altri mercati, ad esempio il Nostro e quello spagnolo, bellamente dimenticandosi che nei tempi di magra di fine anni Ottanta, agli Stallions Of The Highway dello Yorkshire in declino fece tanto ma tanto comodo conteggiare anche le Lire e le Peseta versate all’interno delle Loro casse dai fedelissimi della prima ora, quelli che non abbandonarono la nave ma viceversa contribuirono a rimetterla sulla retta via.              

Tornando a notazioni più tecniche, il package racchiude due distinti Dvd per una durata totale di oltre sei ore di visione, dove il primo è interamente occupato dal documentario riguardo l’intera carriera dei Saxon mentre il secondo contiene parecchi special/extra di importanza più o meno rilevante in base ai gusti di ciascuno, tratti da fonti diverse.

Il film sul Sassone più famoso del firmamento HM coinvolge, oltre agli attuali membri della band, anche gli altri due pilastri – ex Saxon da mo’ – della inarrivabile classic killer line-up degli inizi: il chitarrista Graham Oliver e il pittoresco bassista Steve “Dobby” Dawson, ormai da anni senza i proverbiali baffoni, a suo tempo ispiratori del look di Derek Smalls, personaggio protagonista del leggendario film The Spinal Tap. Il confronto dialettico fra questi ultimi due e il singer Peter Rodney Byford detto Biff avviene sempre a distanza, così come essi stessi vengono intervistati in momenti e location separate. L’altra colonna del combo dello Yorkshire, ovverosia il chitarrista Paul Quinn, è sempre presente ma poco “graffiante” a livello di rivelazioni, confermando la Sua ormai proverbiale idiosincrasia sotto i riflettori con un microfono puntato. Purtroppo, e sottolineo purtroppo, all’appello del resoconto riguardante i primi, formidabili, anni, manca la “campana” del batterista Pete Gill, quinto membro fondatore degli Stallions, imprescindibile e FONDAMENTALE musicista nell’economia del gruppo, che si è letteralmente rifiutato di collaborare alla realizzazione del documentario. Come purtroppo sempre più spesso accade, le verità ufficiali che vengono poi consegnate alla storia sono spesso figlie del compromesso, con gli spigoli smussati e i toni abbassati ed evidentemente non tutti stanno a questo sporco gioco…

Il racconto, comunque, scorre avvincente e veloce, in virtù dell’ottimo e professionale lavoro svolto dalla Coolhead Productions. Interessanti e funzionali alle vicende narrate gli interventi dei membri dei Motorhead Lemmy Kilmister, “Fast” Eddie Clarke, Phil Campbell, Mikkey Dee, poi quelli di Dave Poxon, Harvey Goldsmith, Geoff Barton e Thomas Jensen. Buoni spunti anche da parte di Lars Ulrich dei Metallica mentre risultano solo di corollario le “entrate” di Doro Pesch, Rage, Amon Amarth, Machine Head, Hammerfall, Dragonforce, Airbourne e Gamma Ray.

Come da aspettativa di tutti i Saxon maniac mondiali il film passa al microscopio i primissimi anni della band, quei famosi e durissimi Hungry Years ai quali i Nostri dovettero sottostare per ritagliarsi un posto al sole, suonando in tutti i “buchi” dell’Inghilterra, passando notti avvolti nel gelo del retro di un furgone, tutti ammassati su dei materassi ai quali mancava solo la parola, dopo l’uso e l’abuso. Fame, freddo, espedienti, sigarette “recuperate”, chilometri macinati giorno e notte, motori fusi, donne compiacenti che sanno passare dal ruolo di fatalone per una sveltina fra le lamiere a pseudo “mamme” che accudiscono i desideri di cinque musicisti che vivono fino in fondo, e senza mai mollare, un bellissimo e fortissimo sogno. Senza scomodare la retorica, il periodo pre-Saxon nel quale i Nostri si esibiscono sotto il moniker di Son Of A Bitch rappresenta una lezione di vita un po’ per tutti, non solo per le nuove e sempre più bistrattate generazioni. Se si vuole respirare il VERO spirito di una band, intesa come un tutt’uno, basta ripassarsi l’insegnamento fornito nel film da Oliver, Byford, Dawson e Quinn, a tratti davvero commovente per intensità, sguardi e rivisitazione storica. D’altronde la forza dei Saxon periodo classic, ossia fino a Denim&Leather del 1981, poggia proprio sull’impatto d’insieme, dove non esistono leader né primedonne. Un fottuto monolite di british heavy fucking metal in your face, punto e basta! Poi la “suonata” cambia, il gruppo diviene una marionetta in mano a manager sì scaltri ma fuorvianti riguardo la direzione musicale da portare avanti e i Nostri perdono la tramontana e probabilmente anche il treno giusto per divenire dei big di proporzioni mondiali come altri Loro conterranei dell’epoca.

Il documentario continua, aggiungendo alle parole dei protagonisti ottimi filmati d’epoca, foto da urlo, spezzoni tratti da riviste rafforzando l’idea di un’opera veramente curata nei minimi particolari e assolutamente vincente, dalla connotazione definitiva, supportata con immagini di alto profilo. Scorrono come un fiume in piena tour, dischi, ricordi, scazzi, licenziamenti, jam session – imperdibile Motorcycle Man suonata dai Metallica con Biff Byford alla voce a Parigi -, delusioni e successi, frammisti a miriadi di aneddoti, alcuni anche drammatici, sciorinati fra il serio e il faceto dai protagonisti, fino ad arrivare ai giorni nostri.               

Il secondo Dvd comprende, nell’ordine, i seguenti extra, con tanto di sottotitoli durante le interviste, non disponibili nella prima release, nemmeno in lingua inglese.  

Saxon in Concert, 1981: riprese tratte dal gig al The Beat Club, dove si può gustare appieno la classic line-up dal vivo in una ambientazione stranamente surreale per un totale di undici pezzi. Belle immagini da più telecamere e resa sonora presentabilissima. Biff nella sua immagine più defender della storia: mitico chiodo con i risvolti bianchi, spandex argento senza cintura, bracciale borchiato e capelli castani, al naturale. Il mitico singer risulta purtroppo un po’ sfiatato, nella fattispecie, ma era il periodo nel quale i Saxon erano considerati dei top player, tanto per usare un termine di moda, e di certo non si risparmiavano, incuranti degli impegni del giorno dopo.   

‘Building the Labyrinth’: mini documento filmato durante le recording session dell’album Into The Labyrinth di circa un quarto d’ora. Interventi della band e dei tecnici in studio più quelli di alcuni giornalisti sul finire.

‘The Eagle & The Bomber’: cronaca del tour con i Motorhead del 2009, filmati live, scorci del Bomber Tour del 1979, interviste al gruppo, ai Motorhead, a Biff e Lemmy insieme. Spazio anche per il manager Thomas Jensen e Danko Jones. Ventidue minuti circa.

‘On a Crusade’: venti minuti di interviste rilasciate durante la registrazione di Crusader. Tutti belli magri, con Nigel Glockler in versione “panna”.   

‘No Excuses’: come sopra riguardo le ‘Innocence Is No Excuse’ recording sessions, dieci minuti circa di durata. Chiome folte e sigarette consumate a go-gò da parte di un po’ tutti.

St George’s Day 2008: concerto dei Saxon tenuto il St George’s Day a Londra il 23 aprile presso lo  Shepherd’s Bush Empire. Quattordici pezzi suonati. Commovente verificare l’attaccamento morboso dei metalhead inglesi al combo dello Yorkshire, visibilmente commosso prima, durante e dopo la performance.

Big Nibbs, Little Nibbs: mini intervista al bassista Nibbs Carter da parte di un giovanissimo cronista…
 
Imperdonabile notare come, all’interno degli Special Thanks finali del dvd, venga riportato il nome di Lemmy Kilmister con l’inesistente ma persistente da più parti “N” galeotta (Kilminster).    

Heavy Metal Thunder – The Movie è opera semplicemente MONUMENTALE, che racconta con dovizia di particolari vita, aneddoti, fallimenti, curiosità e miracoli di quelli che per molti sono e rimarranno per sempre i Kings of British Metal, proprio come asserito dalla giornalista Dawn Irwin, all’interno del secondo Dvd.  

Stefano “Steven Rich” Ricetti

Dvd 1:
– Heavy Metal Thunder – The Movie

Dvd 2:
– SAXON Live in Germany in 1981
– St George’s Day concert 2008
– The Eagle & The Bomber – on tour with MOTÖRHEAD, ’79 – ’09
– On A Crusade – Archive interviews from recording “Crusader”
– No Excuses – Archive footage from the “Innocence Is No Excuse” recording sessions
– Building The Labyrinth – Recording “Into The Labyrinth”

 

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