Recensione: Heilsweg: O udręce ciała i tułaczce duszy

Di Manuele Marconi - 21 Aprile 2021 - 6:00
Heilsweg: O udręce ciała i tułaczce duszy
Band: Manbryne
Etichetta: Malignant Voices
Genere: Black 
Anno: 2021
Nazione:
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Dalla Polonia sono nate molte realtà musicali ultimamente, terra molto fertile, soprattutto in ambito black metal. Nel mucchio di band emergenti provano a farsi spazio i Manbryne, quintetto nato nel 2017 che si presenta con il primo full lenght dopo quattro anni di lavoro in studio, “Heilsweg: O udręce ciała i tułaczce duszy”. L’album si apre bene con “Pustka, którą znam”: già da qui si palesa la forte influenza che gli Mgla hanno sui 5 polacchi, ma nonostante ciò il brano si distingue grazie ad un ottimo assolo centrale, sonorità malinconiche al punto giusto e ottimo lavoro al microfono di S. L’altro acuto del disco è regalato sicuramente da “Majestat upadku”, un pezzo di qualità, vario e d’impatto. Proprio quando sembra finire lascia il passo ad un’andatura portata da un basso ondeggiante che trasporta verso un’atmosfera di tetro abbandono, molto bene anche per la dinamica del brano, che risulta forse massiccio, ma godibile. Per tutto il resto dell’opera però la presenza degli Mgla è costante ed eccessiva. I nostri sono bravi musicisti, ma peccano troppo di personalità: le chitarre sono troppo simili fra loro, e spesso sembra di ascoltare un unico grande brano tutto uguale dall’inizio alla fine, manifestando oltre ad una scarsa personalità sonora anche una piattezza compositiva non da poco. Esempio di queste problematiche si può trovare in “Ostatni splot”, caratterizzata da queste chitarre in sottofondo totalmente piatte ed uguali a sé stesse, e da momenti in cui i giri del motore calano che invece di creare atmosfera abbassano un po’ troppo i ritmi. Ci sono anche momenti caotici, in cui il gruppo sembra voler fare di tutto per essere pesante il più possibile ma rimanendo nel sentiero musicale degli Mgla, come per esempio nel brano conclusivo “Na trupa trup”.

I Manbryne hanno ancora tempo per migliorare: parliamo sempre di un esordio. Questo però non può distogliere l’attenzione dalle lacune di una band che forse deve trovare la propria identità, lacune non occultabili con una produzione ottima ed uno stile collaudato (da altri).

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