Recensione: Hell City Glamours

Di Daniele D'Adamo - 6 Dicembre 2009 - 0:00
Hell City Glamours
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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76

Dall’Australia, continente dalle proposte a volte bislacche ed originali, piombano gli Hell City Glamours che, dopo alcuni singoli ed EP, arrivano finalmente all’incisione del primo full-length.

Al contrario di molti colleghi i quali, come appena accennato, si dilettano a sperimentare di tutto e di più, il quartetto di Sydney si cala a capofitto in un rock’n’roll energizzato che, se possibile, è ancora più canonico di quello prodotto da AC/DC e Rose Tattoo.  
Non prestate troppa attenzione al moniker e dimenticate quindi perline e luccichii tipici del glam americano: “Hell City Glamours” – il disco – è un clamoroso esempio di hard rock duro e diretto, senza alcun abbellimento né formale né sostanziale.

Ritmo, ritmo ed ancora ritmo rigorosamente in quattro quarti; chitarre che macinano riff arrugginiti, rifinendo il sound con inserti solistici d’immediata digestione; cori semplici e diretti capaci di coinvolgere subito l’ascoltatore; voce solista di chi ha consumato le suole dei propri stivali sui polverosi palchi di periferia; basso rutilante che fa il proprio mestiere senza avventurarsi in arzigogolate escursioni tecniche.
Se proprio debbo fare un paragone per tentare di farvi immaginare cosa suonino i Nostri, i dannati danesi che rispondono al nome dei mai troppo osannati D:A:D sono forse quelli che si ricordano con più facilità. Ironia della sorte … la Storia insegna che nonostante il rock’n’roll sia nato negli U.S.A., alla fine son stati gruppi di terre ad essi aliene ad interpretarne meglio l’anima nella versione irrobustita dell’hard rock.

Considerazioni personali a latere, gli Hell City Glamours hanno azzeccato o meglio ben congegnato la produzione del platter – uscito in realtà nel 2008 ma solo quest’anno distribuito nel globo dalla MGM – che “suona” ben caldo, robusto e lineare; nel senso che non occorre un orecchio da professionista per riconoscere i vari strumenti.

Passando alle canzoni … sinteticamente si può affermare: “niente male!”.
L’album scorre via con facilità, come se fosse su una superficie oliata, nello srotolarsi dei brani che, uno per l’altro, riescono a far battere con ostinazione il piede per terra.
Obiettivamente non ci sono capolavori da tramandare ai posteri, tuttavia le varie “One Night Only” e “Back To You” svolgono egregiamente il loro compito deputato all’intrattenimento spensierato e disimpegnato.
Come scritto più sopra, il ritmo non manca praticamente mai, quindi “Josephine” corre nello scenario ipotetico di un arroventato deserto australiano (o americano: fate voi), come del resto “High Brow” o la scintillante “The Money”; questa, assieme a “I’m Not Here”, ad indicare i migliori momenti di “Hell City Glamours”.
Qualche attimo di pausa fa piacere alle vecchie ossa dei rockettari, quindi “Flying Away”, “Ready To Fall” o i campanacci di “Worst Kinda Man” spezzano l’andatura. Che prosegue poi spedita sino alla fine dei solchi, rappresentata dalla “deeppurpleiana” (orrido aggettivo che rende bene l’idea) “In The Cold” e dalla movimentata “No Love”, dall’esplosivo ritornello aromatizzato da birra e sigarette.

Oltre a queste canzoni, presumibilmente nemmeno gli Hell City Glamours saranno bagaglio musicale delle generazioni future: quel che fanno lo fanno bene; ma c’è chi l’ha fatto ben prima.
Ciò nonostante, il loro primo omonimo album girerà parecchio nei lettori CD o mp3 degli amanti del rock’n’roll, perché è un lavoro fresco, genuino e spontaneo.

E, a volte, queste caratteristiche si dimostrano vincenti.

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Tracklist:

01. One Night Only
02. Back To You
03. Josephine
04. Flying Away
05. High Brow
06. Ready To Fall
07. Right My Wrongs
08. The Money
09. I’m Not Here
10. Worst Kinda Man
11. In The Cold
12. No Love

Line-up:

Oscar McBlack – Voce / Chitarra
Mo Mayhem – Chitarra / Voce
Robbie Potts – Batteria
Jonny – Basso / Voce

 

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