Recensione: Hellish Mechanism

Di Stefano Ricetti - 1 Settembre 2022 - 0:30

Enio Nicolini non è un tipo che si arrende tanto facilmente. Nonostante i metallari della vecchia guardia lo esortino costantemente a tirar fuori dal cilindro un nuovo album degli Unreal Terror (si badi bene: che però sia degno di quel moniker sia in termini di songwriting che di potenza di fuoco espressa alle casse, altrimenti è meglio lasciare stare…) il vulcanico bassista in questo 2022 sforna la seconda uscita ufficiale degli Elio Nicolini and the Otron.

Hellish Mechanism succede a Cyberstorm del 2019 e vede la luce sotto l’egida dell’etichetta romana Hellbones Records. Ad accompagnare il Cd dalla verde copertina a opera di Rocco Patella un libretto di sedici pagine con tutti i testi, una foto dei singoli membri della band nelle due centrali e le note tecniche di rito. Registrato presso i Sound Distillery di Castelfidardo (AN) il disco è poi stato sottoposto alle operazioni di mastering in quel di Dresda, in Germania, negli As Records Studios.

Ad accompagnare Nicolini in questa nuova avventura un’altra vecchia e gloriosa triglia dell’HM tricolore quale Luciano Palermi, già scintillante voce degli Unreal Terror, dietro al microfono. Poi Damiano Paoloni alla batteria e Gianluca Arcuri all’effettistica elettronica e ai synth. Così come fatto su Cyberstorm, per precisa scelta stilistica di Enio, il lavoro non contiene alcuna parte di chitarra. Così come esplicitato nelle note accompagnatorie:

il basso viene utilizzato con tecniche “power chord” per creare le linee melodiche dei brani oltre alle ritmiche, mentre un’altra linea di basso viene usata a “sustain” e suonata in maniera più tradizionale

I testi, in linea con questa nuova maniera di interpretare la musica dura, trattano storie distopiche di un mondo cibernetico ove si cercano delle vie di fuga a dei sistemi di algoritmi di potere.

Se da una parte l’ambientazione elettronica riporta ad alcuni passaggi sperimentali dei Death SS operati in passato, il gradiente classico viene fornito dalla prova vocale di Palermi, una garanzia in termini di integrità questo senso, così come lo fu Ben Spinazzola sul precedente Cyberstorm. La batteria picchia incessantemente e si rivela l’elemento che funge da fil rouge per tutte e dieci le trame ricomprese dentro i 37 minuti di Hellish Mechanism. Il profondo lavoro operato da Nicolini sulle varie tracce di basso non fa rimpiangere più di tanto la mancanza della sei corde, sebbene il suono di una bella e possente Flying V in qualche passaggio ci sarebbe stato eccome, volendo. Se “The Prophecy” e “Celestial Armada” incarnano al meglio il manifesto musicale degli Otrons, va altresì segnalata la canzone numero nove in scaletta: “L’Osservatorio”, unica del lotto a essere interpretata in italiano, una sorta di strano mix futurista fra delle cose di Antonius Rex e la veemenza vocale dei Rosae Crucis.

Hellish Mechanism: un esperimento di heavy metal dal taglio e dai suoni moderni, senza per questo rinnegare il passato, da sempre un bagaglio imprescindibile nell’esperienza di Enio Nicolini, uno che ha il coraggio di osare, nonostante tutto e tutti, uscendo dagli schemi preordinati.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti    

 

 

 

 

 

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