Recensione: Heretic Rapture

Di Alessandro Calvi - 31 Ottobre 2009 - 0:00
Heretic Rapture
Band: Witchbreed
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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62

Donnina mortifera e dalle procaci forme in copertina = disco gothic con voce femminile. Per l’ennesima volta l’equazione appena enunciata fa centro. Gli esordienti Witchbreed non sfuggono ai clichè che si sono imposti negli ultimi anni sulla scena gothic. Di certo è un espediente che avrà molti estimatori, ma che di solito prelude anche a determinate scelte stilistiche e compositive spesso criticabili.

I portoghesi, sotto questo punto di vista, però, sorprendono e deludono (per fortuna) le aspettative. Contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto aspettare, infatti, i Witchbreed non sono l’ennesimo gruppo gothic che punta tutto solo ed esclusivamente sulla voce femminile, o almeno non del tutto. L’intro “Atheos” è un brano strumentale d’atmosfera che fa da apripista alla prima vera canzone del cd: “Symphony for the Fallen”, sicuramente una delle tracce migliori del platter. Potente, aggressiva, con un ottimo lavoro delle chitarre a dare grinta. La voce femminile di Ruby Roque passa da un cantato quasi sinfonico a uno più aggressivo e ruvido, quasi sporco, a seconda del momento della canzone. I duetti con la voce growl, pur non essendo nulla di innovativo, son gestiti bene e ottengono di fare una buona presa sull’ascoltatore. Molto buone anche le partiture orchestrali demandate alle tastiere: presenti, ma mai soffocanti e capaci di dare maggiore profondità ed epicità al sound della band.
“Thy Eclipse” prosegue su quanto di buono fatto sentire dalla precedente traccia, così come anche “Rebel Blood”, rimescolando gli stessi ingredienti in modi leggermente diversi, ma sempre interessanti e accattivanti. Più epica e maqniloquente la quinta “Firethrone”, ma al ritornello ci si accorge che qualcosa stenta a convincere del tutto. La canzone è orecchiabile, ma comincia a suonare ripetitiva, inoltre le soluzioni cominciano a lasciar da parte il songwriting aggressivo dell’inizio dell’album per muoversi verso panorami già ben noti e già ascoltati. Il resto della tracklist prosegue su questa strada, lasciando progressivamente da parte gli elementi più convincenti dell’inizio e perdendosi verso un sound che ricorda sempre più i gruppi gothic con voce femminile da cui avevano preso felicemente le distanze in apertura di disco. Il risultato è che nella seconda metà la tracklist si trascini un po’ stancamente verso la conclusione.

Nulla da eccepire, invece, per quanto riguarda la produzione. Waldemar Sorychta è un nome ben conosciuto e nella realizzazione di questo album sembra averci dato dentro. I suoni son sempre molto ben realizzati, le orchestrazioni epiche, le chitarre potenti e graffianti, la sezione ritmica profonda. Una parte dei meriti e dell’ottimo impatto dell’inizio di questo disco, può benissimo essere data a lui.

Per concludere l’esordio dei Witchbreed è un onesto disco di gothic con voce femminile con più di qualche elemento distintivo iniziale. La tracklist risulta un po’ sbilanciata presentando i pezzi migliori e più originali in apertura, perdendosi, poi, nel finale in soluzioni già sentite e un po’ banali. Se in futuro questi portoghesi miglioreranno alcuni aspetti potremo sicuramente aspettarci dei dischi di discreta levatura.

Tracklist:
01 Atheos (Intro)
02 Symphony for the Fallen
03 Thy Eclipse
04 Rebel Blood
05 Firethrone
06 Medeusa
07 Ignis Bellum
08 Ruby Light of the West
09 Fang & Claw
10 Eternal Exile
11 Unspoken Vow
12 Eden’s End
13 Heretica (Outro)

Alex “Engash-Krul” Calvi

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