Recensione: Human Flytrap
Certe volte mi chiedo come facciano talune case discografiche a immettere sul mercato album come Human Flytrap dei Random Damage: mi auguro solamente per Loro che sia perché all’interno della band vi è un ex Annihilator come Ray Hartmann che può garantire il minimo sindacale di vendite, o forse neanche.
Il Cd in questione è un’accozzaglia di noiosa confusione metallica. Non esiste uno e ribadisco un solo pezzo degno di essere riascoltato. Vanno e vengono richiami thrash e addirittura grunge, le parti moderne, spesso effettate, steccano ogni piè spinto, la voce spazia dal growl al pulito –in stile Testament– e il lavoro delle chitarre risulta il più delle volte sconclusionato. Mi rifiuto anche solo di accennare il minimo track by track: questi canadesi è meglio che si diano all’ippica – o ancora meglio all’hockey su ghiaccio, con il massimo rispetto per questo nobile sport- e spiace davvero rimarcarlo perché la terra della foglia d’acero ha dato vita a band inossidabili come Exciter, Anvil, Sword e Razor e non si merita questo sfregio. L’unica cosa che si salva è il drumming di Ray Hartmann, nell’occasione, però, fine a se stesso.
‘Sti Random Damage vengono spazzati via da un solo minuto della tecnica degli Annihilator, da trenta secondi del songwriting dei Megadeth e da un semplice attimo della potenza devastatrice dei Nostri Extrema.
Oltre al resto, da dimenticare pure la copertina…
Puah!
Stefano “Steven Rich” Ricetti