Recensione: Humanomalies

Di Matteo Bovio - 15 Ottobre 2002 - 0:00
Humanomalies
Band: Death SS
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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73

L’onestà artistica di Steve Sylvester mi pare francamente un argomento al di fuori di qualsiasi contestazione: lunghi e onorati anni di carriera non sono bastati ad esaurire la sua vena creativa, e ancora oggi ogni nuovo album dei Death SS riesce ad essere inevitabilmente diverso dai precedenti. Con gli ultimi 3 lavori poi sembra che gli orizzonti dei nostri si siano espansi in maniera esponenziale, non solo grazie all’inserimento di nuovi elementi, ma per una vera e propria rivoluzione nel loro modo di comporre (anche se dovrei usare il singolare) e di intendere la musica. Come sempre succede in questi casi, i Death SS sono stati vittime di attacchi frontali da parte di molto cosiddetti puristi, che indubbiamente avranno da ridire anche su questo nuovo lavoro.

Innanzitutto una considerazione generale: rispetto al precedente Panic, il nuovo Humanomalies suona decisamente più duro e compatto. Sarebbe però ingenuo fare di quest’ultima considerazione la caratteristica saliente del cd. Dal punto di vista sonoro è ancora una volta l’elettronica una delle grandi protagoniste, con un uso a dir la verità stesso elementare, ai limiti del pacchiano, di questo strumento. Le canzoni sono tuttavia ben scritte e tendono a far dimenticare questa caratteristica. Mi sarei aspettato molto di più a dirla tutta dal singolo “Pain”, il quale si perde in una struttura insipida, minimamente ripagata dal ritornello danzereccio. Geniale invece “Grand Guignol”, cattivissima nella strofa e ferfetta nel suo ritornello, che non mancherà di farvi cantare a squarciagola.

Alla lista delle molte cover suonate nel passato, viene aggiunta per l’occasione “Symphaty For The Devil”, buona rivisitazione dell’originale, anche se manca di far emergere veramente il tocco personale. A seguire, le note delicate di “Circus Of Death”, che si aprono poi in un brano molto introspettivo e del tutto particolare. In 15 pezzi i Death SS uniscono la tradizione di una band, riconosciamolo, storica, alle disturbanti frequenze dell’industrial-rock dei Nine Inch Nails. Un connubio intrigante e che i fan di vecchia data per lo più hanno accolto e capito.

Non avete idea di quanto tempo ci sia voluto prima che il contenuto di questo cd si concretizzasse nella mia testa, prima che la rockeggiante “Feast Of Fools” trovasse spazio di fianco alla oppressiva “Abnormal”. Qui non si tratta di convivere con stili diversi, cosa a cui sono abituato: si tratta di comprendere le mille sfaccettature del lavoro di un artista dal tocco particolare e sempre diverso. Non sono d’accordo nel definire Humanomalies un capolavoro, arrivo massimo a definirlo un buonissimo album: e così come lo prescrivo a tutti i malati di “carenza da Death SS”, lo sconsiglio a chi si butti per la prima volta su un lavoro della band, se non dopo tanti (e stavolta intendo proprio tanti) ascolti.
Matteo Bovio

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