Recensione: Humble Yourself

Di Giorgio Vicentini - 21 Marzo 2005 - 0:00
Humble Yourself
Band: Abyss
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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65

Difficile dire qualcosa di veramente innovativo nel metallo nero, sarà per questo che band come i modenesi in questione, provenienti da sponde musicali extra black e spinti da un probabile spirito di ribellione/sfida ai bastioni oscuri, cercano di sviare l’attenzione da essi. Gli Abyss, per rientrare ampiamente in questi concetti, si prefiggono lo scopo di togliere i vari e classici punti di riferimento, nascondendoli sotto una pellaccia di campionamenti e rivisitazioni in chiave semi-industrial anche se, sotto-sotto, si può cogliere l’ispirazione di campioni storici quali Darkthrone e Mayhem fortemente sfigurati.

Cinque brani su venti minuti di chiarissima bramosia d’estremo e d’estremizzazione, del folle e del rielaborato, cogliendo la velocità del black metal ed i suoi screams, deformandoli con uno strato ispido ed infuriato; una coperta sporca a coprire il suono rendendolo volutamente sgraziato e destabilizzante. Scelte particolari accolte abbondantemente dalla voce completamente distorta e lacerata curata da Lyppy, che segue adeguatamente i campionamenti e le chitarre elettriche di Zavo.

Nel caso credeste di aver capito tutto degli Abyss limitandovi ai primi due colpi esplosi (l’intro “Degneration Leader” e “Cenere”), la prima coppia di rivisitazioni in chiave folle, vi invito a soffermarvi sulla balorda perfezione dell’inserimento hard rock style anni ‘60 di “Zur Genealogie Der Moral“, un tocco talmente inaspettato ma altrettanto ben reso da sembrarmi quasi geniale. Se non sarete del tutto sazi di stranezze musicali, esercitatevi ad immaginare una scena che includa come sottofondo il tipico canto di una civetta assurdamente ritmato sul quale “sfrigola” il campionamento d’un falò (forse…). Questa l’apertura della strisciante e viscida “Cancroid“, track insana e rallentata, vissuta sulla fusione dei vocalizzi sconvolti e lo stridere delle chitarre, una progressione di energia che sfuma su un rumore angosciante simile al mantice di un respiratore. Chiude degnamente “Naturamystic”: breve introduzione acustica, suo totale annientamento ad opera di un’orda di ferraglia, stacco rallentato da simil film horror d’un tempo, sfuriata che riprende il tema iniziale, chiusura in termini acustici (raffinati); i vs. tipici quattro minuti di ordinaria follia.

Quello che mi lascia decisamente stranito è che tanti azzardi, tanti pezzi da puzzle diversi che non dovrebbero combaciare, qui si intersecano senza problemi dando spazio alla più totale e libera violenza, tra vocalizzi irreali e riff acustico melodici che irrompono in tutta la loro semplice espressività.
Non voglio pensare alla possibilità che un disco tale possa piacere ad un pubblico più ampio di qualche perverso estremista, è un’eventualità abbastanza remota, ma credo che superato l’imbarazzo iniziale di una proposta apparentemente raffazzonata e figlia della pura voglia di sperimentazione, si possano scoprire manciate di stimoli anticonformisti, a patto di accettarli. Dal mio punto di vista, posso dire di non andare pazzo per le “provocazioni” come questa, lontane dai miei gusti che restano rivolti al classico e che rendono “Humble Yourself come un semplice esperimento che male non fà.

In ogni caso, guai ad etichettare questo disco come un lavoretto strampalato da snobbare, guai a pensare che una scritta sul retro del casereccio booklet quale “composed and recorded in 2 days” sia l’unico punto di partenza di molte considerazioni.
Dedicato a chi pensa di non essere musicalmente superficiale.

Contatti: uccidiluomo@libero.it


Tracklist:
01. Degneration Leader
02. Cenere
03. Zur Genealogie Der Moral
04. Cancroid
05. Naturamystic

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