Recensione: Hypertrace

Di Simone Scavo - 21 Maggio 2004 - 0:00
Hypertrace
Band: Scanner
Etichetta:
Genere:
Anno: 1988
Nazione:
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83

Lineup:
Axel A. J. Julius : chitarra
Tom S. Sopha : chitarra
Mark M.A.J.O.R. Knoblich : voce
Wolfgang Kolorz : batteria
Martin Bork : basso

Uscito nel 1988, Hypertrace segna l’esordio discografico per i cinque musicisti tedeschi capitanati dal chitarrista Axel A. J. Julius .
Nata con il nome di Lions Breed, la band cambia monicker in Scanner prima della pubblicazione dell’album. Il motivo è legato al fantasioso concept scentifico/spaziale che vede alla fine la creazione di 5 androidi, gli scanners, inviati in cinque epoche diverse.
Registrato tra Gennaio e Marzo 1988 presso l’Horus Sound Studio di Hannover, il lavoro è caratterizzato da un’ottima produzione curata da Frank Bornemann. Ancora ad oggi risulta attuale e superiore ad altre uscite discografiche contemporanee.
Al di là della copertina non particolarmente coinvolgente, la giovane band propone un power/speed metal di ottima fattura nel più classico stile tedesco.
Ispirati musicalmente ai connazionali Helloween, riprendono le sonorità di “Walls of Jericho” spogliandole dei cori trionfali a favore di cori più decisi.
Ottimi tutti i musicisti con una nota di merito al vocalist Mark M.A.J.O.R. Knoblich dotato di un’ugola decisa e dagli acuti taglienti, a metà strada tra Ralf Scheepers e Kay Hansen.
Spetta a Warp 7 presentarci gli Scanner: canzone veloce con chitarre a disegnare riff senza compromessi. Questi ragazzi picchiano duro mantenendo sempre un certo gusto per la melodia.
Molto più marziale la successiva Terrion condotta egregiamente dalla voce di Knoblich, e dotata di un assolo molto Maideniano. Uno dei pezzi forti dell’album è rappresentato dalla lunga Locked Out dall’inizio misterioso grazie al gioco di basso; è solo un preludio per una nuova cavalcata epica che si snoda su giri di chitarra per poi sfociare in un chorus simile ad un inno: la gioia per ogni defender.
Si prosegue con Across the Universe dove i nostri eroi spaziali si cimentano in un mid tempo dal ritornello dal sapore Priestiano: un pezzo immediato non particolarmente elaborato.
Un nuovo mid tempo scandito da batteria e chitarra ci introduce a R.M.U. (il cui significato è Reticular Module Unit), che ben presto si trasforma in una nuova speed power song caratterizzata da cori aggressivi. Ancora una volta Knoblich stupisce per i suoi vocalizzi interrotti solo dall’assolo di classico stampo tedesco.
Grapes of Fear richiama l’inizio di Killers degli Iron Maiden rielaborandolo in chiave power; si tratta di una Killer song breve ma veloce con chitarre che sembrano inseguirsi.
Un nuovo mid tempo ci viene servito con Retaliation Positive, che mette da parte la velocità a favore di un riffing roccioso: compatta e pesante.
Killing Fields ci riporta su terittori power speed più consoni agli Scanner che sembrano salutarci con un finale anthemico. Così non è, poiché ci regalano un’ultima song, Wizard Force, maideniana conclusione di un piccolo gioello di nome Hypertrace che ogni defender dovrebbe possedere nella propria discografia accanto ai più fortunati Rage ed Helloween.

Track List:

  1. Warp 7
  2. Terrion
  3. Locked Out
  4. Across the Universe
  5. R.M.U.
  6. Grapes of Fear
  7. Retaliation Positive
  8. Killing Fields
  9. Wizard Force

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