Recensione: Hypomanic

Di Daniele D'Adamo - 27 Maggio 2010 - 0:00
Hypomanic
Band: Leng Tch’e
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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75

Se il thrash s’identifica, da un po’ di tempo a questa parte, in «ignorante» oppure «non ignorante», possiamo affermare con legittimo orgoglio che anche il più putrido dei generi, cioè il grindcore, si possa finalmente fregiare di tale, colta distinzione.
Quest’idea, neppure tanto bislacca, balza subito in mente ascoltando “Hypomanic” dei belgi Leng Tch’e. A dispetto del nome, già storpiato in tutte le possibili combinazioni, il gruppo, sin dalla nascita avvenuta nel 2001, non ha mai badato ai sofismi etimologici, scodellando quindi ben cinque full-length di cui, appunto, “Hypomanic” è l’ultimo di questa feconda sequenza.

Grindcore evoluto, pertanto. Evoluto perché le canzoni non sono il «solito tritatutto e basta», ma anzi presentano una varietà inconsueta per il genere. Già la durata delle stesse, mediamente sui tre minuti con l’anomala “Perfervid Odyssey” a fungere adddirittura da suite, e il minutaggio dell’album – oltre quaranta minuti – fanno capire che i Nostri han cercato di inserire soluzioni alternative alla consueta «battitura del tappeto». La desueta progressione dagli stilemi canonici del grindcore non ha, tuttavia, minato la forza bruta, l’aggressività e la furia demolitrice dell’act. Serge Kasongo vomita nel microfono cospicue quantità di growling forsennato e gutturale, ma non solo (“Totalitarian”, dallo screaming delirante); Jan Hallaert  imbastisce, mattone su mattone, il denso muro di suono, comunque spesso e volentieri abbellito da fini decorazioni armoniche (“Refined Torture”); Nicolas Malfeyt e Tony Van den Eynde si dannano l’anima per spingere al massimo il ritmo, non dimenticandosi, però, di variarlo per non regalare la solita, noiosa uniformità dei pattern, anzi proponendo break rallentati dall’indubbia efficacia (“Misleading Innuendos”, “Death’s Head Cockroach”).
Inutile dirlo, quando c’è una buona capacità tecnico/compositiva si può spaziare in giro fra i generi con un più ampio raggio d’azione. E quindi il combo sposta, spesso e volentieri, il proprio sound verso il death (“Anthropocentric Suicide”), verso il thrash (“Wirehead Imbeciles”: Voivod docet) o verso l’hardcore (“A.men”, “Obiter Dicta”); per ciò non mancando mai di rinnegare la matrice tritatutto che sta alla base dello stile del quartetto. Per tentare di rimpolpare il groove, non mancano i campionamenti di ambient/synt (la – anche – lenta e sinuosa “Corrosive Rotgut” …). E questo è un bene perché, a parere di chi vi scrive, il groove stesso assume profondità agganciandosi a un mood riottoso – e questo ce lo potevamo aspettare – ma anche dalle tinte un po’ tetre e depresse. Si percepisce chiaramente, inoltre, l’esperienza e la preparazione dei musicisti che, unitamente all’ottima produzione, anche nei momenti di «caos mai casuale» (“World State Abomination”), consente al quartetto di non perdere mai la direzione voluta; concedendo a chi ascolta di comprendere con facilità cosa combinino i musicisti stessi. “Silence Is Better Than Unmeaning Words” è un esempio sia di come si possa arricchire il grindcore con inserti semiacustici, sia di come si possano ben unire riff lentissimi e blast beats, operazione che in genere non porta a granché in fatto di dinamicità. Come un riassunto, “Perfervid Odyssey” chiude il disco, riportando sinteticamente quanto fatto vedere nei precedenti brani; in particolar modo il coraggio dell’ensemble di sperimentare soluzioni alternative all’ortodossia «grindcoriana».

“Hypomanic” è un sicuro must per gli appassionati del genere, un lavoro godibile per chi volesse affrontare, una volta tanto, le sonorità più estreme senza annoiarsi al primo ascolto. A chi si dovesse avvicinare in maniera neutra al lavoro, rimarrebbe – per il proprio giudizio – il filtro dei gusti personali, data la particolarità del soggetto.
 

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Track-list:
1. Wirehead Imbeciles 2:08
2. A.men 1:38
3. The Stockholm Malevolence Project 2:17
4. World State Abomination 2:11
5. Refined Torture 2:37
6. Misleading Innuendos 2:35
7. Obiter Dicta 1:05
8. Death’s Head Cockroach 3:51
9. Totalitarian 2:15
10. Anthropocentric Suicide 2:47
11. Silence Is Better Than Unmeaning Words 3:12
12. Violence Does Even Justice 2:45
13. Corrosive Rotgut 2:38
14. Perfervid Odyssey 9:03

Line-up:
Serge Kasongo – Vocals
Jan Hallaert – Guitar
Nicolas Malfeyt – Bass
Tony Van den Eynde – Drums

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