Recensione: II=I

Di Eugenio Giordano - 16 Giugno 2003 - 0:00
II=I
Band: Andromeda
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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82

Definire questi esordienti svedesi come dei semplici emuli di band del calibro di Evergrey, Pain of Salvation o Smphony X è estremamente riduttivo, deliberatamente semplificativo e personalmente ingiusto; gli Andromeda sono quattro musicisti sopraffini e lo dimostrano in ogni singolo frangente di questo platter dal titolo insolito: “II=I”.
Il sound del prog svedese, sopratutto quello dei compatrioti Evergrey, sembra davvero rappresentare un importante radice artistica per i nostri Andromeda, ma di certo questi ragazzi si spingono in composizioni più architettate e tecniche rispetto ai loro maestri, gli Andromeda sembrano voler cercare passaggi più eruditi e eclettici, in questo si pongono al fianco della nuove leve del prog tecnico come gli Spiral Architect o gli Zero Hour. Attenzione, da quello che ho detto sembrerebbe che gli Andromeda siano semplicemente la solita band tecnicamente sopraffina che vuole infarcire l’ascolto dei propri cd con tonnellate di virtuosismi sterili e autocelebrativi, è qui che questi Andromeda mi hanno colpito profondamente.
Infatti questi ragazzi hanno un senso melodico davvero invidiabile, sarà l’ottimo Martin Hedin che con il suo pianoforte tesse intrecci emozionali e ricercati, saranno le splendide linee vocali di David Femberg che possiede una estensione piena e versatile, quello che ne deriva è un continuo di refrain vincenti e ben bilanciati su una sezione ritmica oscura e spesso molto energica nelle chitarre in modo da rendere i brani fluidi e coinvolgenti anche se spesso lunghi.

La prima “Encyclopedia” è in effetti uno dei brani più riusciti del disco, possiede le carte in regola per far breccia nel cuore degli appassionati del genere, mi convince molto la scelta del suono delle chitarre ritmiche, oscure e potenti, si possono comunque distinguere nettamente delle melodie ben composte e articolate nei ritornelli, insomma un brano ricercato e non noioso o scontato.
Il metal progressivo affiora tagliente ma pur sempre in modo elegante nella successiva “Mirages” che pone in risalto dei forti contrasti ritmici davvero invidiabili e mette in luce un lavoro di batteria chirurgico ed espressivo, degno di illustri paragoni ma soprattutto finalizzato alla riuscita artistica del brano e non solo alla autocelebrazione. Per trovare l’anima più sensibile del gruppo dobbiamo però attendere la lunga “Two is One” che sembra uscita da una session dei Queensryche dei tempi di “Silent Licidity” e che per quasi dieci minuti si sviluppa su melodie davvero emozionanti, insomma avete capito di che tipo di sensibilità sono dotati questi Andromeda.
Uno strumentale vicino al canone dei Liquid Tension intitolato “Morphing into Nothing” infrange il disco in due capitoli sonori, già dalla successiva “Castaway” mi rendo conto che ora gli Andromeda desiderano cimentarsi con composizioni molto più introspettive e emozionali. Senza perdere particolarmente la loro vena più ritmica e poderosa i nostri lasciano più spazio alle linee di pianoforte che spaziano in vari stilemi fino a toccare il jazz rimanendo comunque sempre dinamiche e malinconiche, da questi contrasti tra potenza e sentimenti nascono composizioni coraggiose e convincenti come “Parasite” o “One in my Head”.
Ottima la conclusiva “This Fragile Surface” riassume il talento di questi svedesi riportando il sound del disco verso le atmosfere oscure dei loro compatrioti Evergrey ponendo fine a un esordio discografico di grande spessore che preannuncia un maggiore risalto in merito alle prossime uscite del gruppo.

Amanti del prog metal, vi consiglio di porre il vostro sguardo e la vostra attenzione a questo “II=I” perchè di sicuro troverete pane per i vostri denti, a tutti gli altri il suggerimento di concedere un ascolto almeno a questi Andromeda, ottimi per me.

Tracklist:

1. Encyclopedia
2. Mirages
3. Reaching Deep Within
4. Two Is One
5. Morphing Into Nothing
6. Castaway
7. Parasite
8. One In My Head
9. This Fragile Surface

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