Recensione: Imilla

Di Edoardo Turati - 31 Ottobre 2023 - 12:00
Imilla
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Dopo cinque anni torna Il Bacio delle Medusa che insieme alla Maschera di Cera rappresentano le due band più significative e solide del contemporaneo e moderno panorama prog rock italiano. La band perugina non è estremamente prolifica, difatti la cadenza a cui ci hanno abituato è di una release ogni quattro anni, ma fortunatamente tutte di altissimo livello lirico e compositivo. Partiti nel lontano 2004 con i loro ricercatissimi testi le musiche sempre raffinate di matrice rock&blues, tra pennellate di Black Sabbath e contaminazioni folk alla Jethro Tull, ci hanno sempre sbattuto in faccia il loro messaggio crudo e genuino. In un contesto “epico” e storico ci hanno parlato di pena di morte (“Il Bacio della Medusa”), dell’amore travagliato e infernale di Paolo e Francesca (“Discesa agl’inferi d’un Giovane Amante”), della follia, eccesso e insania delle crociate (Deus Lo Vult). Con il precedente “Seme” invece il BdM abbandona le tematiche del passato e romanzo-teatrali per virare su argomenti e concetti di attualità, inserendo nuovi elementi musicali per andare ad arricchire il loro percorso esplorativo artistico; troviamo infatti elementi di elettronica, rock contemporaneo e veloci incursioni country.

E siamo arrivati a oggi, alla quinta uscita di questa splendida band: “Imilla”. Giusto il tempo necessario per entrare in Rete e selezionare il motore di ricerca, digitare Imilla e premere Enter che capiamo dove andranno a parare i nostri: ci immergiamo infatti nel concept che ruota attorno a una storia persa nell’oblio delle infinite vite di donne e uomini divenuti valorosi martiri di guerre ignobili e assassine, contesti in cui purtroppo è sempre labile il sottilissimo confine tra vittima e carnefice.  Veniamo quindi a scoprire che “Imilla” è lo pseudonimo da combattente di Monika Ertl, attivista, politica e rivoluzionaria tedesca naturalizzata boliviana. Siamo ad Amburgo, è il primo aprile del 1971 e Imilla uccide con tre colpi di colt 38 special il console boliviano in Germania Roberto Quintanilla Pereira colpevole di aver tagliato le mani a Che Guevara ed essersi fatto immortalare superbo e sprezzante accanto al cadavere giustiziato del rivoluzionario cubano; questo omicidio valse a Monika il soprannome di “la vendicatrice del Che”.

Questa introduzione storica è doverosa e mandatoria per inquadrare la durezza del periodo degli anni di piombo raccontati e riproposti in musica dal BdM. La band presenta anche una novità di line-up alle chitarre con Andrea Morelli (fratello di Eva) che sostituisce lo storico Simone Brozzetti. Il resto rimane accertato e invariato con il polistrumentista, poliedrico e polivalente Diego Pietrini (qui anche arrangiatore di tutti i pezzi), l’ottima voce istrionica e teatrale di Simone Cecchini, il basso incalzante e battente di Federico Caprai e la sinuosità, delicatezza e possanza dei fiati di Eva Morelli.

I nove brani del platter seguono pedissequamente tutta la cronologia dei fatti storici, andando a toccare ed enfatizzare ogni singolo attore della vicenda, e quindi dopo l’intro strumentale “Un Visto Per la Bolivia”, veniamo catapultati ad Amburgo ed è il primo aprile del 1971. La musica è avvolgente e potente, riff distorti, sax e tastiere creano una trincea sonora che dipinge bene la brutalità del momento. Effimera serenità ci avvolge nella “La Dolorida” (la fattoria dove in Bolivia gli Ertl allevavano bestiame), perché il brano vive di martellate poderose e brezze leggere in una ottima articolazione compositiva. La seguente “Zio Klaus” è un trionfo di progressive cupo e impenetrabile, con ritmo sincopato e cadenzato stracarico di empatia per un coinvolgimento totale. Brano meraviglioso!

Con le successive “Dentro Monika Qualcosa Non Va” e “Ho Visto Gli Occhi Di Inti Virare A Nero” il Bacio della Medusa ci ricorda che se fanno musica da 20 anni un motivo ci sarà. Emergono infatti le loro doti camaleontiche e compositive dove ci sollazzano con un rock tinto di jazz, un rilassato ritmo One Drop e un pizzico di sprezzante e deviante funky. Diciamo che adesso un buon calice di Barbera del ’66 non ci starebbe per nulla male, e infatti il BdM con “Senior Service” ci invita in fumoso e losco bar di Milano dove Imilla si procura il “ferro” (esattamente la Colt 38 Special) gentilmente fornita da Giangiacomo Feltrinelli. La musica è avvolgente, dai colori quasi paradossalmente romantici, ma quando parla “Il Giangi” la sfuriata è dietro l’angolo ed è affidata al caldissimo sax della Morelli.

Il penultimo brano “Lo Specchio Di Hans Ertl” è dedicata al padre di Monika (soprannominato “il fotografo di Hitler”); l’inizio è bucolico e pastorale, la musica mita gli elementi naturistici e realistici con un crescendo sempre più impetuoso che trova il suo apice nell’urlo sofferto e distorto di Simone Cecchini. La chiusura per forza di cronaca è affidata a “Colt Cobra 38 Special”: 3 botte di pistola, e una macchina che parte sgommando sono l’epilogo di questa storia di ribellione, vendetta, rivoluzione, passione ma anche di troppa violenza; non servono più parole (il pezzo infatti è interamente strumentale), è stato già detto tutto e la band ci lascia con «Monika stesa sulla strada…la luce che svanisce con lei».

Non svanisce invece la storia impressa a ferro a fuoco, e soprattutto per come meravigliosamente ce l’hanno raccontata questi grandissimi artisti. Ascoltando il disco ci sente totalmente immersi negli anni bui di quel periodo storico, una sorta di colonna sonora degli anni di piombo con alla mente capolavori come “Milano Calibro 9” o “Sbatti il mostro in prima pagina”. Il Bacio della Medusa ci ha consegnato l’ennesimo capolavoro di una carriera musicale e compositiva con pochissimi eguali nel nostro paese.

“Vittoria o Morte”: sta a voi decidere chi è la vittima e chi il carnefice.

 

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Genere: Progressive 
Anno: 2023
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