Recensione: In the Sign of Evil

Di Alex Lugli - 4 Novembre 2006 - 0:00
In the Sign of Evil
Band: Sodom
Etichetta:
Genere:
Anno: 1984
Nazione:
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80

Witch, Bitch, no sleep in Sodom
God, Shock, last night for Satan
Spell, Hell, this fight is blind
Metal War Sodom
Wild Fire Sodom
Bloodlust Sodom
Witching Metal

La nostra storia ha inizio agli albori degli anni ’80, in Germania. Nel 1982, due ragazzi di Gelsenkirchen (grigia cittadina industriale della Ruhr, in Renania settentrionale-Westfalia), Thomas Such (basso) e Frank Testegen (chitarra), ispirati dai loro idoli del periodo (in particolare Motörhead e Venom) decidono di formare una band che si ricolleghi alle sonorità di questi ma appesantendone e, allo stesso tempo, estremizzandone la proposta in maniera forte e decisa.
Assoldato velocemente il drummer Rainer Focke, la line-up trova una propria dimensione già definitiva a tre elementi.
Adottati gli pseudonimi convenzionali del caso, rispettivamente di Angelripper (Such), Aggressor (Testegen) e Bloody Monster (Focke), il trio inizia la propria attività musicale. Dopo un breve lasso di tempo però Focke viene rimpiazzato dal batterista Christian Dudeck (alias Chris Witchhunter), con il quale vengono registrati due demo auto-prodotti, Witching Metal nel 1982 (all’interno Devil’s Attack, Witching Metal, Live from Hell e Poisoned Blood) e Victims of Death del 1984 (con brani quali Witch Hammer, la mitica Let’s Fight in the Darkness of Hell, Victims of Death, Satan’s Conjuration e Witching Metal); due lavori ancora acerbi, che però lasciano già trapelare spunti importanti in sede compositiva.

Forti di queste prime auto-produzioni, i Sodom incominciano a farsi conoscere attraverso l’attività concertistica nei locali tedeschi: è proprio dopo un concerto tenuto a Francoforte nel 1984 (con Destruction e Tankard) che Manfred Schütz, allora responsabile della casa discografica Steamhammer / SPV, si avvicina alla band pronunciando la ormai storica e proverbiale frase ‘You guys are so bad, you will sell a lot of records!’ (fonte: Metal-Archives.com, n.d.r.).
Il fortunato incontro e colloquio si risolve con la stipula di un contratto discografico, che permette ai Sodom di entrare nel prestigioso roster della SPV – il che rappresentava senza dubbio qualcosa di molto rilevante, vista l’influenza dell’etichetta a quel tempo.
Accordata la lavorazione per un EP ufficiale di debutto, Tom Angelripper e compagni colgono l’occasione al volo ed entrano in studio di registrazione, non prima però dell’improvvisa defezione di Aggressor, sostituito su raccomandazione di Mille Petrozza con il chitarrista Josef ‘Peppi’ Dominic (Grave Violator) – come si può notare, i primi passi dei Sodom hanno avuto una gestazione piuttosto travagliata, trend che si manterrà più o meno costante fino al 1995.

Il risultato delle sessioni porta alla pubblicazione, il 5 Maggio 1984, dello storico EP In the Sign of Evil.

L’introduzione del disco è affidata alla voce maligna di Tom Angelripper, che declama con tono sulfureo quell’In the sign of… Evil così esplicativo della carica minacciosa in seno alla band.
A seguire la violenza sonora di Outbreak of Evil, che si rivelerà immediatamente uno dei primi grandi classici del gruppo: It’s time to die / Death stands behind the door / Satan sends his Warriors / Demons break out of Hell – la prima quartina non lascia adito a dubbi riguardo le tematiche adottate fin da subito dal gruppo (da prendersi comunque con le pinze, come già accadeva per i Venom); musicalmente siamo di fronte ad un thrash minimale e senza compromessi, con forti richiami a Motörhead e Venom, il tutto condito con un’attitudine e alcune soluzioni stilistiche / liriche inquadrabili come proto-black metal. Una proposta “estrema” assolutamente innovativa per l’epoca (a titolo indicativo il debutto omonimo dei Bathory uscirà solo verso la fine del 1984), che decreterà sostanzialmente l’influenza indiscussa dell’ EP.
Sepulchral Voice è un altro grande brano dal doppio incedere, cadenzato e solenne nel ritornello e veloce nelle strofe. Velocità che torna incessante per tutta la durata di Blasphemer, altra canzone giocata sulla semplicità esecutiva e il grande impatto sonoro.
La successiva Witching Metal è una delle composizioni più famose in casa Sodom. La versione inclusa è leggermente diversa rispetto a quella già presentata nei precedenti demo: il riff base, che si ripete lungo tutto l’arco di durata del brano, è costituito da poche essenziali note ma, allo stesso tempo, è estremamente efficace e coivolgente (ascoltare per credere) ed il testo pseudo-satanico irriverente si associa perfettamente alla musica, rendendo la song tuttora irresistibile.
Dopo l’interludio strumentale è Burst Command ‘til War, sunto ideale delle coordinate stilistiche descritte, il degno epitaffio sonoro dell’EP.

In conclusione, con In the Sign of Evil siamo di fronte a una delle uscite più influenti e seminali del tempo, grazie a quella magica alchimia thrash / proto-black che neanche i Sodom stessi sono più riusciti a ricreare con la stessa efficacia. Un lavoro fondamentale per lo sviluppo di tali sonorità ma anche e soprattutto per l’affermazione del movimento thrash tedesco, di cui rappresenta in assoluto uno dei primi prodotti.
Ancora oggi sono molti gli artisti in ambito estremo che citano, a buon diritto, questo EP come una delle loro maggiori influenze musicali.

Per i Sodom è l’inizio della leggenda, che non conoscerà sosta almeno sino alla fine degli anni ’80, grazie a pregevoli lavori come Persecution Mania (1987) ed Agent Orange (1989). Ma è soltanto nell’essenza minimale, unica di In the Sign of Evil che si può carpire il fascino primigenio, indelebile di questo grandissimo gruppo.

Alex Lugli

Tracklist:
01 In the Sign of Evil
02 Outbreak of Evil
03 Sepulchral Voice
04 Blasphemer
05 Witching Metal
06 Interlude
07 Burst Command ‘til War
08 Outro

Nota a margine: l’EP è stato ristampato dalla SPV nel 1988 in coppia con Obsessed by Cruelty (1986). Un’edizione da collezione, in Picture Disc, è uscita nel 2005 su Vinyl Maniacs / GMR Music.

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