Recensione: Inferno

Di Giorgio Vicentini - 11 Maggio 2006 - 0:00
Inferno
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
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73

Nikdy Nepokøtìni riporta sul mercato il quartetto della Repubblica Ceca capitanato da Adramelech, indemoniato screamer e frontman d’assalto di una formazione che, dopo il precedente V návratu pohanství… del 2003, non si era chiusa in un silenzio vero e proprio sfornando varie release transitorie.

Alcune differenze tra i due dischi posso risultare immediate: diversa è l’impostazione dei suoni, che stempera quel senso di oscurità dannata e dirompente di V návratu pohanství… diventando più nitida e classicamente black metal, avvalendosi di una produzione fredda e di buon livello; si rettifica la voce, che abbandona il cantato tendente a tonalità stridule molto caratterizzanti, per abbassarsi leggermente di tono, fino ad avvicinarsi ad un scream rauco e crudo.

Quello degli Inferno è raw black in tutto e per tutto, con tanto di “no cantact – no interviews”, corrosivo, malevolo, insensibile, ogni tanto impreciso ma sentito, suonato con l’odio e l’energia che solo le band certe della propria strada possono mettere sul piatto. Uno stile senza merletti, diretto, oscurato da una palese venatura cupa che può essere vista come uno dei marchi di fabbrica del loro sound e della quale è impregnata ogni nota di Nikdy Nepokøtìni
Ad onor del vero, l’ossatura dei brani tenderebbe ad assomigliarsi, basandosi spesso sul classico gioco riff freddo – tratto cadenzato, ma chi riuscirà ad entrare in sintonia con questa concezione di black potrà tranquillamente soprassedere, godendo senza problemi con la carica gelida di “Neživé stíny naší duše”, o la cattiveria genuina di “Starý øád”, entrambe quantomeno trascinanti per il sottoscritto.

Nikdy Nepokøtìni è totalmente distante da tutto ciò che non sia ruvidamente spontaneo, arrivando a risultare perfino impreziosito da un idioma duro e spigoloso, che rende man mano giustizia al disco sporcandolo ulteriormente mentre corrono le note energiche del riff black thrash di “Na znameni èerného rohu”, che raccoglie da solo fiumi d’essenza black metal.

Gli Inferno sono una di quelle realtà underground delle quali si dovrebbe parlare più spesso. La loro proposta si regge sulle spalle di una storia musicale fatta di militanza fiera, iniziata circa dieci anni orsono e costruita suonando senza pose, lavorando al proprio black metal con dedizione. Alla luce di ciò, anche frasi automaticamente bollate di stupidità quali “black metal is more then just music! No compromise” – dall’inglese impreciso ma dal significato chiaro – prendono tutt’altro spessore e senso, manifestazione di un’ideologia personale che va oltre il suonare per emulare uno stile.

Avendo chiara qual’è l’idea di metal nella testa di questi cechi, credo fermamente che chi cerca determinate sensazioni saprà apprezzare la musica degli Inferno, alla quale non potrà mai essere addebitata una cosa: l’essere falsa.

Intolerant Antihuman Black Metal.

Tracklist:
01. Fanatizován lidskou moderností 
02. Starý øád 
03. Neživé stíny naší duše 
04. Na znameni èerného rohu 
05. Pøíliš hrdí pro pozemský život 
06. Posedlý po svaté krvi 
07. Ohnivé vize a upálení svìta

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