Recensione: Inferno Deathpassion
Dopo due demo (“Nocturnal Attack Formation…”, 2016; “Secret Forces of the Pentagram”, 2016) e due split (“New Jersey Metal Attack Vol. 1”, 2016; “New Jersey Metal Attack Vol. 2”, 2017), è giunta finalmente l’ora del debut-album, per i deathster statunitensi Siege Column: “Inferno Deathpassion”.
Death metal abominevole, assolutamente incurante di generi e sottogeneri, di classificazioni e analogie. I Siege Column formano un’unità a sé stante, avulsa da mode e cliché.
L’abominevole abbiaio di Shawnslaught Skullkrusher è qualcosa di inumano, di folle, di scellerato. Egli conduce le linee vocali con la spaventosa energia della forza bruta allo stato puro, rendendole scoppi di aggressività totale del tutto intelligibili ma perfetti per ricreare un’atmosfera infernale, sulfurea, irrespirabile. Da morirne.
E il metallo della morte, allora, erutta senza freni inibitori dalle nove song del platter, singoli orrori dediti all’esercizio della follia scardinatrice. Le chitarre dello stesso Shawnslaught Skullkrusher e di Joe Aversario partoriscono riff devastanti, annichilenti, prodotti per rasare al suolo tutto ciò che di materiale esiste sulla Terra.
Nessun prigioniero, esecuzione immediata.
Il tutto coperto dalla furia demolitrice della schizofrenica sezione ritmica, elementare quanto basta per fondersi con il resto del sound. Soffocato da un sound per l’appunto sconquassato da esplosioni termonucleari, il basso emerge dall’immensa marea di suono generata dal pazzesco duo del New Jersey solo per palpitare come un cuore in fin di vita. Il drumming è tanto rozzo e involuto da risultare raro in un mondo, quello del metal in generale, ove troppo spesso si guarda esclusivamente alla tecnica esecutiva. Aversario, pure batterista, inventa pattern abominevoli, pestati all’inverosimile, con gli scatenamenti dei blast-beats che dirompono le molecole dell’aria, come nell’impossibile brano ‘Blasting the Moongate’, scempio di carne, ossa, sangue e cervello, sminuzzati prima dalle rasoiate delle due asce da guerra, disintegrati poi dal drumming inverosimile del ridetto Aversario.
Un sound siffatto conduce a uno stile sostanzialmente unico, perfettamente riconoscibile da tanti altri nella sua affascinante bruttezza, costruita pezzo dopo pezzo, scempio dopo scempio. Pure il mid-tempo di ‘Siege Column’ è foriero di imponenti deflagrazioni a schegge metalliche; sospinte dalle improvvise, malsane accelerazioni dei fulminati blast-beats della batteria. C’è pure l’intro con l’organo (sic!) in ‘Sathanas Is Near’, canzone che atomizza le eteree note dello strumento a canne per scivolare quanto prima possibile nell’infuocato calderone di lava rovente ubicato al centro degli inferi.
Non c’è tregua, non c’è istante di riflessione, in “Inferno Deathpassion”: i Siege Column sparano le loro immense bordate di continuo, con rapide sequenze di accordi sfasciati dalle intemperanze del basso e della batteria. A essi non interessa piacere. A essi interessa soltanto la totale annichilazione, interessa soltanto di rispondere a primitivi, arcaici istinti primordiali volti esclusivamente a massacrare le vittime per poi macellarle e infine nutrirsene, gocciolanti di liquido ematico ancora caldo.
È evidente che a questo punto occorra evidenziare che “Inferno Deathpassion” non è certo materia per tutti. Occorrono anni e anni di vita a girovagare nel buio dell’underground, per apprezzare la schiettezza, la pura passione e il fare integerrimo dei mostruosi Siege Column.
Rigorosamente banditi i deboli di cuore.
Daniele “dani66” D’Adamo