Recensione: Inflikted

Di Giuseppe Abazia - 1 Maggio 2008 - 0:00
Inflikted
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Anno: 2008
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75

E così, dopo ben 12 anni, la tanto attesa reunion è avvenuta. Era da quel tristemente famoso 16 dicembre del 1996 che i fratelli Cavalera non avevano più suonato insieme: ossia, da quando alla fine del concerto alla Brixton Academy di Londra, Max Cavalera decise di lasciare quei Sepultura che lui stesso aveva creato insieme al fratello Igor nel 1984. Ognuno per la sua strada lungo questi 12 anni, ma i tempi erano ormai maturi per un nuovo gruppo che vedesse i Cavalera di nuovo schierati dalla stessa parte. Ma procediamo con ordine, così da introdurre in modo più adeguato la genesi del progetto Cavalera Conspiracy. Sarebbe impossibile, infatti, analizzare Inflikted – questo il nome dell’album – senza tenere conto del vasto background alle sue spalle.

Nei primi anni ’90, capolavori ormai entrati nella storia del metal come Beneath The Remains, Arise e Chaos A.D. avevano consacrato i Sepultura come una delle band più importanti e famose dell’intero panorama musicale estremo (oltre che come uno dei principali alfieri del thrash metal). Nel 1996 vide la luce il cosiddetto pomo della discordia: Roots. Da alcuni considerato un lavoro coraggioso, innovativo e di grande qualità (e fra essi rientra il sottoscritto), da altri un tradimento delle origini thrash da cui i Sepultura provenivano, Roots tuttavia segnò profondamente – e questo è innegabile – la storia del metal. Il successo si fece travolgente, ma purtroppo non era destinato a durare a lungo: alla fine del 1996, insanabili contrasti interni (sui quali non mi soffermerò in questa sede) convinsero Max Cavalera a dividere il suo cammino da quello di Igor, Andreas Kisser e Paulo Jr. Dopo la separazione, Max, col suo progetto Soulfly, continuò a battere la strada inaugurata da Roots fra album ottimi (come il primo omonimo, o Dark Ages) e altri meno riusciti, mentre per i nuovi Sepultura capitanati da Derrick Green iniziò una parabola discendente che solo il recente, discreto Dante XXI ha in parte arrestato. Risale proprio a poco dopo l’uscita di Dante XII la decisione di Igor di lasciare il suo storico gruppo: da lì alla reunion col fratello Max, il passo è stato relativamente breve.

Nelle interviste precedenti all’uscita del disco, Max e Igor avevano promesso un ritorno alle sonorità thrash dei vecchi Sepultura, e la parola è stata mantenuta: Infikted è quanto di più thrash i due Cavalera abbiano composto dai tempi di Chaos A.D. Questo non vuol dire – attenzione – che bisognava aspettarsi un Arise parte seconda: certi album sono figli di un’altra epoca, ed era inverosimile pensare che le esperienze musicali accumulate nel giro di più di dieci anni non avrebbero influito sulla realizzazione di questo nuovo progetto. D’altra parte, le note di quegli album storici sono indelebilmente scolpite nella pietra, e nessuno potrà mai scalfirle; ma ora, nel 2008, è certo comprensibile la volontà da parte dei Cavalera di mettere a frutto le conoscenze acquisite per forgiare qualcosa di moderno, pur con uno sguardo al passato.
A coadiuvare Max (voce, chitarra ritmica) e Igor (batteria), ci sono Marc Rizzo alla chitarra solista (già membro dei Soulfly dal 2003) e Joe Duplantier al basso (proveniente dai Gojira, ove si occupa di voce e chitarra). Ottima la prestazione da parte di tutti i componenti: la voce di Max non ha bisogno di presentazioni, ma c’è da dire che in questo album sfodera ruggiti ancora più aggressivi e profondi del solito; Igor pesta sulla batteria con la precisione e la velocità di sempre, senza disdegnare passaggi più complessi qui e lì; il chitarrismo di Marc Rizzo già si era fatto notare in Dark Ages dei Soulfly, e ora che lo stile di questo nuovo gruppo glielo consente, possiamo anche apprezzare il sapore vagamente old-style dei suoi assoli; egregio il lavoro di Joe Duplantier al basso, che in qualche frangente ha anche modo di spiccare con più decisione (ad esempio in Hex).

Il risultato finale è qualcosa di accostabile ai Sepultura di Chaos A.D., con qualche richiamo ad Arise in certe velocissime sfuriate e in certi assoli, con in più qualche influenza dei Soulfly più thrasheggianti dell’ultimo disco e addirittura rimandi alle suggestioni industriali dei Nailbomb (vecchio side-project di Max con Alex Newport dei Fudge Tunnel). In soldoni, Inflikted è concettualmente una summa di quanto prodotto dai Cavalera nella loro carriera, un mix fra thrash moderno e groove metal. Ed è un mix che funziona: i Cavalera Conspiracy sono potenzialmente in grado di accontentare sia i fan meno intransigenti dei vecchi Sepultura, sia chi in generale sia alla ricerca di buon post-thrash. Inoltre, chi di Chaos A.D. e Roots non aveva apprezzato gli inserti di musica etnica può tirare un sospiro di sollievo: a parte qualche sporadica percussione, non v’è traccia del tribalismo che aveva caratterizzato le ultime uscite dei vecchi Sepultura e che tuttora fa parte dei Soulfly.


Il disco fluisce con scorrevolezza, fra pezzi decisamente ben fatti, coinvolgenti e ispirati, e qualche episodio che poteva essere migliorato. Nella prima schiera, vanno inserite canzoni come l’energica title-track, la thrasheggiante Sanctuary (dove spicca un bell’assolo centrale), e la brutalissima Black Ark, che vede le partecipazioni come guest vocalists del figliastro di Max, Ritchie Cavalera degli Incite, e dello stesso Duplantier. Ancora, sono da segnalare il groove assassino di Ultra-Violent (nella quale il basso è suonato Rex Brown, ex-Pantera, mentre Duplantier per questa canzone passa alla chitarra), la pura potenza sonora di Bloodbrawl (che, verso la fine, comprende anche un interessante e inaspettato passaggio di chitarra acustica), le incalzanti cavalcate di Hearts Of Darkness, e la conclusiva Must Kill, che sembra uscire direttamente da Chaos A.D.
Passiamo ora a ciò che invece era migliorabile. Terrorize pecca leggermente di fluidità (complice anche una componente solistica non particolarmente ispirata) e, sebbene includa alcune sfuriate niente male, non riesce a coinvolgere quanto l’ottimo binomio d’apertura; The Doom Of All Fires è una traccia vagamente interlocutoria, scolastica (sebbene abbia dalla sua un po’ di gradita sperimentazione vocale), mentre Nevertrust è un breve assalto di stampo hardcore, reso però ridondante dalla presenza, due tracce prima, di Hex, che stilisticamente è abbastanza simile.

Inflikted presenta dunque più luci che ombre, e complessivamente riesce negli intenti che si era prefisso: offrire all’ascoltatore del groove/thrash metal di ottima fattura, secondo lo stile inconfondibile dei Cavalera, con un occhio al glorioso passato che fu e un altro alla modernità dei suoni. Inflikted può anche lasciare, per certi versi, l’amaro in bocca, poichè presenta alcuni momenti di stanchezza che non permettono di far decollare completamente un disco che aveva le carte in regola per diventare il punto d’incontro definitivo tra vecchio e nuovo. C’è anche chi ha accusato Inflikted di fossilizzarsi troppo su formule trite e ritrite, ma d’altra parte questa è la musica che Max e Igor hanno sempre suonato… perchè lamentarsi? In fondo i brasiliani più famosi del metal ci piacciono così: aggressivi, diretti, senza fronzoli, inarrestabili come un treno in corsa. Ora c’è solo da sperare che per la prossima uscita si soffermino ad analizzare e correggere quelle impurità – fortunatamente poche – che stavolta gli hanno impedito di spiccare il volo, così da spazzare via ogni indecisione e regalarci finalmente quel nuovo capolavoro che i fan di vecchia data dei Sepultura aspettano da circa 12 anni. Nel frattempo, abbiamo da goderci un disco di ottima qualità e di sicuro impatto. Bentornati, fratelli Cavalera.

Giuseppe Abazia

Tracklist:

01 – Inflikted (04:31) (mp3)
02 – Sanctuary (03:23) (mp3)
03 – Terrorize (03:37)
04 – Black Ark (04:54) (mp3)
05 – Ultra-Violent (03:47) (mp3)
06 – Hex (02:37) (mp3)
07 – The Doom Of All Fires (02:12)
08 – Bloodbrawl (05:41) (mp3)
09 – Nevertrust (02:33)
10 – Hearts Of Darkness (04:29)
11 – Must Kill (04:50)

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