Recensione: Invictus
Quasi dieci anni orsono ho letto una notizia che, pressappoco, affermava questo: ‘Gli storici metaller tedeschi Necronomicon tornano con un nuovo studio album’. Un primo dubbio m’è balzato in mente ovvero: i Necronomicon saranno ancora in grado di produrre dischi di qualità? Questo è lo stesso dubbio che, più o meno tutti, abbiamo concepito nella nostra mente in questi ultimi anni. Tanti sono infatti i ‘vecchi’ che si sono rimessi in pista dopo un decennio caratterizzato da infinite pubblicazioni in cui è stato sempre più difficile trovare qualcosa di veramente speciale. Ovvio, di band giovani in grado di proporre qualcosa di allettante ce ne sono state: l’elenco sarebbe lungo! Ma i tempi delle autoproduzioni, della tecnologia in grado di ‘plasmare’ a piacimento il suono, nonché di smussare le imprecisioni tecnico-esecutive, sono ormai saturi di mediocrità! Ad un certo punto abbiamo sentito la necessità di riascoltare gente che ‘Suonasse’! Gente che sapesse riproporre musica illuminata e che sapesse eseguire sezioni soliste melodiche e ben studiate, alla cui base sussistesse una capacità tecnica consolidata nel corso di anni di studio in sala prove. Ecco perché, sopratutto nel corso degli ultimi tempi, le vecchie glorie del passato (e ci riferiamo qui, per dovere di critica, alle sole thrash metal band) hanno saputo uscire allo scoperto con slancio, riconquistandosi un rispetto forse non sempre riconosciutogli in passato.
I Necronomicon, oltre a comporre secondo i dettami dell’importante movimento thrash metal teutonico del decennio che va da metà anni ottanta a metà anni novanta, hanno saputo anche raffinare il proprio sound. Autori, alle origini, di un thrash metal furioso e grezzo, in pieno stile teutonic, i nostri, nel 1984, pubblicano l’omonimo disco “Necronomicon”. L’album presentava elementi di compattezza compositiva di tutto rispetto, sopratutto se rapportati a quelli di colleghi assai più celebrati come Destruction e Kreator. Certo, non c’era la stessa originalità, quella che sapeva di ferocia inaudita e d’infernale profumo sulfureo. I nostri, infatti, approcciavano, già al tempo, allo speed metal che tanto piaceva agli inglesi. Ecco allora comparire le morbide sfumature di un songwriting che strizzava l’occhio all’evoluzione del movimento NWOBHM piuttosto che all’aspetto più speedy dello stesso (leggasi, debite proporzioni concesse, King Diamond, Judas Priest, Exciter). E si arriva, infatti, ad “Escalation”, terzo full-length uscito nel 1988, con un piglio più ‘commerciale’ ovvero con brani meno spigolosi e più curati, pure sotto l’aspetto produttivo, più attento alla forma. Altri dischi degni di nota non ne vediamo, almeno fino al 2004, quando finisce un letargo decennale e i quattro decidono di mettersi nuovamente all’opera. La produzione discografica prende ritmo. “Invictus” è la settima pubblicazione di inediti che esce a distanza di quattro anni dalla precedente “Revenge of the Beast”, così come quest’ultima uscì quattro anni dopo la release del 2004, “Construction of Evil”.
Un altro corso sembra iniziato. Dal terzultimo disco ad oggi la band ha saputo realizzare musica sempre più invitante. Sebbene il retrogusto di questi ultimi dieci brani sappia di ‘old-school’, c’è da divertirsi e godere di composizioni ben ideate e qualificate, ognuna, da un ritornello esclusivo, da una metrica scorrevole e da alcune melodie davvero azzeccate. Abbiamo per le mani un disco di puro speed metal che, a differenza del passato, predilige, per buona parte di questi cinquanta minuti, l’approccio melodico. Il songwriting è compatto e la produzione conferisce al sound una corposità e una linearità che affianca questa proposta a quanto scritto nel passato dai grandi maestri Judas Priest (per l’aspetto più speed) e dagli Artillery (per l’aspetto più thrash).
Ovviamente, degli uni manca la divina capacità tecnica e un’ugola alla Rob Halford, degli altri manca la ‘progressività’ che sapevano perfettamente mettere in gioco tra i meandri di strutture compositive straordinarie. I Necronomicon attingono qua e là a questi grandi del passato senza apparir patetici. Se lo possono permettere in virtù d’una distinta abilità tecnica e d’una coerenza stilistica che rende “Invictus” molto apprezzabile all’ascolto. Non manca l’attitudine thrash che, da quasi trenta anni, caratterizza il ‘flavour’ dei loro brani. In particolare è l’espressività del frontman Freddy a ricordare i bei tempi andati. Ed è proprio questa voce a celare l’attitudine più cruda che rappresenta, in parte, la memoria storica dei Necronomicon. “Invictus” è un concentrato di musica godibile, ma non per questo poco aggressiva, piacevole, coinvogente… e personale quanto basta.
A corollario del tutto vi è una produzione adatta allo scopo, che enfatizza gli aspetti del suono, quello più aggressivo e quello più melodico. Il lavoro svolto alla consolle da parte di Achim Köhler (Primal Fear, Sinner, Brainstorm) è di gran rispetto! Infine, ad impreziosire il tutto, ecco la partecipazione in veste d’ospite del batterista Randy Black, ex-Annihilator del post Mike Mangini e del talentuoso, sperimentale ed elegante bassista e compositore Ben Krahl (Final Kings).
Credeteci, “Invictus” è un bel disco di speed metal ‘old school’ come non se ne sentiva da tempo.
Nicola Furlan
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Tracce:
01. Invictus – 06:46
02. Unleashed – 04:05
03. Bloody Bastards – 04:03
04. Thoughts Running Free – 05:50
05. Unconquered – 05:57
06. Upon Black Wings – 04:41
07. Face to the Wall – 05:16
08. Pandora’s Box – 04:04
09. Before the Curtain Falls – 04:42
10. Possessed By Evil (2011) – 05:01
Durata: 50 min ca.
Formazione:
Freddy: Voce, chitarra
Andi Gern: Chitarra
Andi Nagel: Basso
Klaus Enderlin: Batteria