Recensione: Isvind

A due anni dall’ottimo esordio “Mist“, i romani Svart Vinter tornano con il loro secondo full-length, “Isvind”, parola che in norvegese e svedese significa “vento glaciale”. Un titolo che introduce perfettamente ciò che il disco contiene: un manifesto sonoro e poetico della band, un viaggio nei meandri più freddi e oscuri dell’animo umano, narrato attraverso nove tracce di black metal atmosferico carico di pathos, tensione e bellezza sfumata di decadenza.
Una discesa nell’inverno eterno dell’anima, dove lutto e solitudine diventano compagni di viaggio inseparabili.
Le melodie lancinanti e i riff taglienti si fondono in un flusso emotivo tanto gelido quanto empatico, come se la natura stessa diventasse specchio dell’inquietudine interiore. Alla band giova una doppia anima: da un lato, la forza evocativa del black atmosferico, dall’altro, l’impatto più ruvido e diretto del black metal tradizionale. Il tutto si amalgama con coerenza in una scrittura organica che richiama la scena norvegese anni ’90, ma che ne rielabora l’eredità con una sensibilità moderna, poetica e malinconica, quasi afflitta, che distingue il gruppo nel panorama contemporaneo.
Verrebbe quasi da affermare che “Isvind” è un’opera che non ha timore di mostrare la propria vulnerabilità e profondità, ponendosi con personalità e dignità, senza mai scivolare nel pietismo. Al contrario, dimostra come la ferocia del black metal possa convivere con una spiccata sensibilità compositiva, avanzando a testa alta.
Registrato e masterizzato internamente da Andrea Maggioni presso i Decomposed Design Studio, l’album gode di una produzione nitida ma non artificiosa, in grado di esaltare ogni sfumatura senza intaccare l’impatto crudo e sferzante del suono. L’artwork, tratto da una fotografia di Autumnal Mood Photography, aggiunge un ulteriore strato di malinconia glaciale, perfettamente coerente con l’immaginario della band: un nero profondo che si staglia su uno sfondo bianco, morbido e accogliente come la neve. Il monte, imperante e aggressivo, si erge con possanza in un paesaggio privo di calore.
Tra i brani spiccano “Ritual”, “My Last Winter”, “Where the Shadows Lie” e il capolavoro “Isvind”, veri e propri affreschi sonori che uniscono melodie struggenti, tempi cadenzati e furia bestiale in un equilibrio tanto fragile quanto affascinante. Ogni traccia è un frammento di un universo invernale dove l’emozione è intensa e sincera, mentre la speranza è destinata ad addormentarsi per sempre.
Con “Isvind”, gli Svart Vinter non solo consolidano la loro presenza nell’underground, ma si candidano a diventare una delle realtà più significative dell’atmospheric black metal, non solo in Italia, ma anche su scala internazionale.
Un disco freddo come il ghiaccio, ma che brucia dentro, lasciando il segno nella memoria come il passaggio dell’inarrestabile vento glaciale dell’inverno più crudo.