Recensione: It’s Time… to Rise from the Grave

Di Marco Catarzi - 25 Ottobre 2022 - 8:30
It’s Time… to Rise from the Grave
Band: Undeath
Etichetta: Prosthetic Records
Genere: Death 
Anno: 2022
Nazione:
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70

È tempo per una scarica di puro death metal… è lecito parafrasare così il titolo del nuovo full-length degli Undeath. La giovane band statunitense si presenta al secondo appuntamento con un sound ancor più cupo e oscuro rispetto all’esordio Lesions of a Different Kind (2020).

Partendo da una solida base, legata soprattutto ai Cannibal Corpse di medio periodo (Kill), questa nuova prova non disdegna l’introduzione di piccole variazioni.

Il legame con certa ortodossia rimane fin dall’opener Fiend for Corpses, col suo breve attacco di basso che lascia il campo a un muro sonoro violento e compatto, fraseggi tellurici e parti soliste allucinate.

La maestria degli Undeath nel maneggiare sonorità old school è indubbia, e le dieci tracce di It’s Time… to Rise from the Grave fanno di concisione e potenza il loro marchio di fabbrica.

L’influenza dei “cannibali di Buffalo” si mantiene forte in Defiled Again, Necrobionics e Enhancing the Dead, trovando il suo apice in Head Splattered in Seven Ways, pezzo che potrebbe appartenere alla migliore produzione della formazione di Webster e Mazurkiewicz, grazie a un songwriting pienamente maturo.

La quasi title-track Rise from the Grave concede inaspettate aperture “melodiche,” che rimandano ai Carcass di Heartwork/Surgical Steel, proponendo una struttura più varia, anche a livello di growl.

Altrove emerge un certo groove à al Six Feet Under e non mancano momenti in cui il death metal si fa oscuro e melmoso, con rimandi di scuola Incantation, soprattutto nella seconda parte del disco.

It’s Time… to Rise from the Grave non sposta le sorti di un genere, ma ne prende parte con piena dignità, merito di un approccio compositivo rispettoso della tradizione e che non concede spazio a passaggi superflui.

Un album che susciterà l’interesse dei deathsters amanti dell’underground di qualità, in linea con realtà come Tomb Mold, Cerebral Rot e Necrot.

Date le premesse ci possiamo aspettare ulteriori miglioramenti per il “fatidico” terzo disco, se non un vero e proprio salto di qualità… rimaniamo in attesa.

Bandcamp: Undeath

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