Recensione: Jarrai Beza Kondarik

Di Claudio Casero - 28 Novembre 2003 - 0:00
Jarrai Beza Kondarik
Band: Numen
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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78

I Numen si propongono al pubblico con questo “…Jarrai Beza Kondairak”, un mini CD prodotto dalla Goimusic contenente quattro brani nuovi e ben cinque bonus tracks tratte da un precedente mini uscito nel 2000.
Il gruppo è dedito ad un black metal molto particolare cantato nella loro lingua madre; la band è formata da parecchi elementi: Jabo (Chitarra), Unai (Chitarra), Otuto (Basso), Haimar (Tastiera), Carlos (Batteria), Lander (Flauto), Mikel (Oboe) e A.Tabarro (Voce). Accanto a loro hanno lavorato altri musicisti per quanto riguarda la chitarra acustica, la voce pulita e la fisarmonica.

Il primo brano “Eskualdunak” inizia con una parte molto atmosferica e ben strutturata con un tappeto di tastiere molto simile a quello tipicamente gothic, una voce roca narrante e le chitarre con riff quasi lamentosi. Il brano prosegue poi con parti velocissime e alquanto potenti in cui la melodia si perde completamente alternate a momenti lenti in cui ritorna predominante la tastiera e il narrato quasi pulito. Questo contrasto tra calma e violenza non è certo nulla di nuovo, ma in questo caso rende veramente bene.

La seconda “Inguma” non lascia alcuno spazio alla melodia, ma esprime rabbia e potenza per tutta la sua durata. Caratteristica interessante del brano è l’alternanza dello scream con il growl il tutto contornato da cori urlati fatti decisamente bene e con stile; buona anche l’idea di rallentare il ritmo del brano durante l’assenza del cantato per poi rivelocizzarlo al suo ingresso. La doppia cassa diventa in questo brano un costante martellare che raggiunge il cervello dell’ascoltatore.

“Mari”, come scritto nel libretto del cd è la versione di “Sutagar” rivista e modificata dai Numen. Molto bello l’accostamento tra strumenti a fiato, scream vocale e batteria iper-veloce che lascia talvolta lo spazio per momenti più melodici con l’inserimento di parti in cui il flauto e il piano vengono affiancati da chitarre distorte ma con suoni dolci. La parte più bella del brano consiste nel coro che pone fine a questo momento riflessivo: il cantato pulito e il growl assieme sono veramente da pelle d’oca.

L’ultimo brano di questo mini cd è “Ama Lurra”, una canzone che, anche se molto piacevole all’ascolto, non c’entra pressoché nulla con il resto del cd. Infatti il pezzo, completamente strumentale, è suonato esclusivamente con chitarre acustiche e flauti con qualche inserzione di pianoforte. La canzone è comunque molto bella, coinvolgente ed estremamente rilassante e con chiarissimi riferimenti alla musica rinascimentale.

La prima delle cinque bonus track “Haize Sorginduen Intziriak” è un’intro strumentale di carattere molto gotico sia per i suoni di tastiera molto simile a quelli di un organo sia per i tempi d’esecuzione, molto calmi e riflessivi.

“Ehiztari Beltza” fa notare già dalle prime note il netto cambiamento musicale che il gruppo ha avuto nel corso degli anni. Questo brano infatti, come tutte le bonus track, è stato composto tre anni prima; le tastiere sono un elemento indispensabile nel brano per creare un’atmosfera a tratti gotica a tratti progressiva, grazie anche ai repentini cambi di tempo della batteria. L’atmosfericità del brano ruba spazio alla velocità che, a parte qualche raro momento è sempre abbastanza tranquilla; nettissima la somiglianza in alcuni frangenti ai Cradle Of Filth di “Principle of Evil Made Flesh”.

Anche in “Heriotza Eta Aeroa” il tappeto di tastiere ambient è essenziale per la buona riuscita del brano e il cantato scream rende perfettamente. L’atmosfera creata dal combo è molto ben organizzata e fa sembrare la canzone in alcuni momenti come se si trattasse di una strega che racconta le sue imprese.

Il cd prosegue con “Aaua Aauekoentzat…”, il brano più potente di tutte le bonus track in cui la doppia cassa non si ferma praticamente mai per tranne che per pochi secondi per dare spazio a riff violenti e oserei dire “marci”. La voce di Tabarro è particolarmente cattiva e trascinante in questo brano, anche se in alcuni momenti il tutto viene rovinato dal coro pulito decisamente stonato nella sua totalità.

L’ultimo brano “Beotibar” può essere visto come una sorta di outro strumentale composta solo da chitarre acustiche e flauto; è una canzone molto d’atmosfera e particolarmente ben eseguita nel suo complesso dal momento che, pur essendoci pochi strumenti che la suonano, l’ascoltatore non trova buchi compositivi al suo interno.

In conclusione questo “…Jarrai Beza Kondairak” è un buon disco black metal in tutte le sue parti; non si notano particolari pecche durante l’ascolto che scivola senza nessun intoppo per tutti i 40 minuti del cd. Personalmente preferisco di gran lunga le bonus track a tutto il resto, sia dal punto di vista compositivo, sia per quanto riguarda l’atmosfera creata e l’originalità dei brani che nel mini vero e proprio, non è di certo il punto di forza.

TRACKLIST:
1. Eskualdunak
2. Inguma
3. Mari
4. Ama Lurra
5. Haize Sorginduen Intziriak (*)
6. Ehiztari Beltza (*)
7. Heriotza Eta Aeroa (*)
8. Aaua Aauekoentzat… (*)
9. Beotibar (*)
(*) Bonus Tracks

 

 

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