Recensione: Judgement

Di Onirica - 14 Dicembre 2002 - 0:00
Judgement
Band: Anathema
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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90

Quasi imbarazzante trovarsi di fronte ad una forma di espressione così tanto vicina alla definizione artistica di emozione. Quattro componenti per un gruppo ridotto ad un unico corpo che si squarcia e vibra di questa musica solenne ed indimenticabile, per una release destinata a marcare il futuro degli Anathema con una rivoluzione sonora in senso tipicamente inglese. Disarmante l’atmosfera: carica di un calore distaccato, quasi gelida ed immobile, trattiene tutta la sua foga evitando bruschi movimenti e lasciando che ogni singolo brano tragga energia dalla violenza dei primi passi discografici, per poi percorrere con stile e con la superbia nutrita dall’esperienza gli istanti mistici della natura umana. Tredici lacrime immortali piovono sopra delle parole che per tradizione si dimostrano comprensibili per chiunque conosca un minimo d’inglese, semplici nella mostra di un contenuto profondo, semplicemente umano.

Non una nota nel posto sbagliato, tutto sembra coincidere con il piano ultraterreno che la mente di questi quattro è riuscita a concepire. Incontrerete le provocazioni avanzate con Alternative 4, la delicatezza di Angelica e la rabbia di The Silent Enigma, mentre non mancheranno le nuove componenti sonore che più tardi daranno origine ad A Fine Day To Exit. Questa può essere definita come la release più completa della band inglese, luogo dei punti discografici circostanti ed originale connubio dei lavori proposti durante una lunga carriera iniziata prestissimo. Chi conosce bene gli Anathema potrà ascoltare con immenso piacere un disco che prosegue controcorrente nel valore inestimabile dei suoi secondi senza mai rimandare ad un precedente particolare, ma acquistando una personalità inimitabile. Il songwriting dei fratelli Cavanagh, capostipiti del gruppo, raggiunge il suo apice artistico proprio qui dentro grazie alla tradizionale struttura compositiva delle chitarre, poco complicate ma pregiate, una sezione ritmica principalmente d’accompagnamento, tastiere o pianoforte sempre disponibili. Il tutto è stato registrato qui in Italia ai Damage Inc. Studios di Ventimiglia.

Una storia scritta su pagine che non meritano di essere scomposte nell’indicazione dei capitoli che qualcuno potrebbe considerare tra i meglio riusciti di questo disco, Judgement si presenta come l’anima definitiva del gruppo anglosassone e stabilisce una volta per tutte la posizione di un gruppo come gli Anathema all’interno del museo metallico mondiale, l’alta classe di una musica scritta con tutto il cuore.

Per concludere quindi, cercherò di limitarmi alla segnalazione di un pezzo di questo album che in genere viene poco elogiato. Mi riferisco ai Pink Floyd che raggiungeranno la vostra mente non appena in contatto della stupenda Emotional Winter, aggraziata nelle ipnotiche linee di chitarra introduttive, devastante nelle tristi liriche di Vincent, un pezzo di vita vissuta con profonda sofferenza riportato sulla carta senza metafore o vie di mezzo, rappresentazione realista di momenti che nessuno in quanto uomo potrebbe giustificare ma che tutti devono aver la forza di affrontare con la speranza di aver successo proprio in quanto uomini. Sto parlando della morte di una madre.

Questo disco è dedicato ad Helen Cavanagh (1949-1998).

TrackList:

1. Deep
2. Pitiless
3. Forgotten Hopes
4. Destiny Is Dead
5. Make It Right (F.F.S.)
6. One Last Goodbye
7. Parisienne Moonlight
8. Judgement
9. Don’t Look Too Far
10.Emotional Winter
11.Wings Of God
12.Anyone, Anywere
13.2000 & Gone

 

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