Recensione: Juggernaut Of Justice

Di Damiano Fiamin - 6 Giugno 2011 - 0:00
Juggernaut Of Justice
Band: Anvil
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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80

Si è spesso detto che gli Anvil sono uno di quei gruppi vittime della sorte, artisti che non ottengono il successo meritato sebbene abbiano dimostrato più volte il loro valore. Nonostante tutto, sono passati ormai trent’anni dalla pubblicazione di Hard ‘n’ Heavy e da allora i canadesi non hanno mai smesso di proporre agli ascoltatori la loro musica potente, decisa e senza compromessi. Juggernaut of Justice è il quattordicesimo capitolo di una discografia che, a parte qualche passo falso, ha continuato ad arricchirsi di album magari non troppo originali ma votati all’heavy metal più rigoroso e senza fronzoli; se non vi turba la mancanza di varietà, sappiate che il terzetto canadese ha fatto centro anche questa volta. Come anticipato dal titolo, ovviamente caratterizzato dall’allitterazione d’ordinanza, siamo di fronte ad un’emanazione di pura forza inarrestabile.

Sin dall’apertura, il disco chiarisce chiaramente qual è la direzione verso cui Lips e soci hanno deciso di marciare: riff potenti, voce sgraziata, batteria e basso che scandiscono il tempo implacabilmente, sembra di aver messo nello stereo un album registrato negli anni ’80. E’ proprio la title-track a dare fuoco alle polveri; la battaglia sta per iniziare e chitarra, basso e batteria vengono approntate per l’assalto; When All Hell Breaks Loose conferma la volontà dei canadesi di non fare prigionieri. Il pezzo non concede un attimo di respiro, i nostri continuano a martellare senza pietà. Vinta la schermaglia d’apertura, una breve tregua per riprendere fiato: New Orleans Voodoo è una marcia implacabile, il basso pulsa per tutto il tempo mentre il cantante intona un mantra che affonda direttamente nel cervello. La storia non cambia con il passare delle tracce, è incredibile la costanza con cui il terzetto bombarda le nostre orecchie senza mai perdere un colpo. Normalmente, verrebbe da pensare che una così scarsa varietà possa essere una pecca ma, quando si parla di Anvil, sembra che l’eccezione confermi la regola: le canzoni si susseguono senza mai annoiare; ci si può, piuttosto, stupire dell’energia che riescano ancora ad infondere! Gli episodi migliori del disco sono la martellante Fuken eh!, una vera e propria tempesta di metallo fuso, e la cavalcata The Ride, veramente inarrestabile. Unico pezzo sotto la media, Not Afraid, poco incisivo ed un po’ stiracchiato. Menzione d’onore alle ultime due tracce, solide testimonianze che la decisione di mantenere uno stile preciso viene da una ben definita volontà piuttosto che dall’incapacità di fare altro. Paranormal è un pezzo che strizza vistosamente l’occhio ai Black Sabbath dei primi dischi, ci si aspetta quasi di sentir partire un duetto con Ozzy Osbourne; cupo e pesante, si discosta decisamente dalla ritmica abituale del gruppo. Lo strumentale di chiusura, Swing Thing, è ancora più sorprendente: un frenetico pezzo di jazz a tinte metal, un miscuglio di swing, progressive e rock ‘n roll da far rizzare i capelli in testa; un esperimento decisamente riuscito, per nulla fuori posto in un CD di questo calibro. L’ultima fatica del terzetto canadese è disponibile anche in una versione con due tracce bonus, nel caso non vi sia bastato tutto il resto.

Juggernaut of Justice è un ottimo disco, solido e potente. Eccezion fatta per i due pezzi di chiusura, veramente degni di nota, è un album degli Anvil, sapete a cosa andate incontro. Se state cercando elaborate costruzioni musicali, complicati arpeggi e tempi dispari a tutto spiano, dovrete rivolgervi altrove: qui si parla di metallo vecchia scuola, i canadesi non sono intenzionati ad essere accomodanti e non provano alcun rimorso! Meglio seguire la strada indicata dagli Anvil, il Juggernaut è partito, guai a chi gli si porrà innanzi!

Damiano “kewlar” Fiamin


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Tracklist:

 

  1. Juggernaut Of Justice
  2. When All Hell Breaks Loose
  3. New Orleans Voodoo
  4. On Fire
  5. Fukeneh!
  6. Turn It Up
  7. The Ride
  8. Not Afraid
  9. Conspiracy
  10. Running
  11. Paranormal
  12. Swing Thing
  13. The Station (Bonus track)
  14. Tonight Is Coming (Bonus track)

Formazione:

Steve “Lips” Kudlow – Voce, Chitarra
Robb “Geza” Reiner – Batteria
Glenn Gyorffy – Basso

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