Recensione: Killing The Eternal
2010.
Dalla neutrale Svizzera, in controcorrente alla sua consolidata tradizione bellica, entra in guerra con il resto del Mondo l’artiglieria pesante dell’esercito. Alleato all’etichetta discografica tedesca Metal Blade Records, il reparto d’attacco ha un nome che ne denota la travolgente natura: Cataract.
Nato nel 1998 in quel di Zurigo, l’ensemble giunge con “Killing The Eternal” al sesto full-length di una carriera, quindi, ricca e feconda di produzioni musicali. Partiti con l’hardcore, i Nostri si sono velocemente avvicinati a una forma di violento e brutale thrash metal, molato come una lama di rasoio sì da fargli riflettere classe e modernità.
Modernità intesa come taglio stilistico di dettaglio, cioè inerente alla finitura del prodotto. L’architettura della struttura portante, infatti, non sconvolge certamente per innovazione; poiché l’odore sulfureo «di Slayer» ne permea ogni poro sino alla radice. Soprattutto quelli ubicati sulla possente sezione ritmica, pesante come uno schiacciasassi; e quelli presenti nelle chitarre, dal riffing massiccio come le Montagne Rocciose. Terribile, pertanto, l’impatto prodotto dal quintetto. Muovendosi fra mid-tempo e up-tempo, senza perciò avventurarsi nei blast-beats, la dirompente forza scardinatrice secreta dalla strumentazione trova un fiero condottiero nel vocalist Fedi, dotato di voluminosi polmoni rifiniti con la carta di vetro a grana grossa. Questi ci mette molto del suo, con la sua timbrica parecchio personale, a sviluppare un sound travolgente che aggredisce l’ascoltatore senza mai dargli un attimo di tregua.
Una costante, inflessibile aggressione sonora; che a volte raggiunge i limiti estremi dell’umana resistenza fisica. Un thrash tecnicamente superlativo, consistente, preciso e lineare.
Ineccepibile l’esecuzione come la produzione, non manca la bravura nemmeno nella delicata fase della composizione delle canzoni.
I brani sono difatti ben equilibrati fra loro, con ciò regalando quell’omogeneità che sta alla base della corretta fusione degli stessi in un amalgama rovente, dall’alto peso specifico.
Se poi si prendono in sequenza “Reap The Outcasts”, “Killing The Eternal” e “Failed” non si può che gongolare. Riff-segaossa, drumming da pogo infernale, basso da squassare le budella e linee vocali trascinanti fanno delle tre canzoni un must imperdibile per i thrasher-maniacs! Certo, la strumentale “Killing The Eternal” pare estratta da “Reign In Blood”; ma non per questo diminuisce la validità del suo irresistibile incedere. Da un cadenzato down-tempo si progredisce esponenzialmente a uno dei quattro quarti più fulminei che ci sia mai stato dato d’ascoltare. Cioè, l’incipit devastante di “Failed” che, dal vivo, non mancherà, metaforicamente, di radere al suolo il pit e di mietere molte vittime!
Certo, mantenere il disco sul livello di queste tre song sarebbe stato quasi impossibile, e così è stato. Vi sono, però, altri bocconi da masticare, triturare e inghiottire con gusto: “Mankinds Burden” (dal mood un po’ cupo, caratteristica mai troppo ricordata del thrash), “Drain, Murder And Loss” (rispunta l’hardcore …), “Allegory To A Dying World”. Vere e proprie mazzate fra capo e collo …
Buon lavoro, quindi, quest’ultimo dei Cataract. La debordante energia posseduta dal gruppo, perfettamente ingabbiata dalla registrazione per poi essere resa ad libitum dagli apparecchi di riproduzione, e la forza distruttiva posseduta dal medesimo – non ultima un’attitudine dura come l’acciaio – bilanciano più che a sufficienza la mancanza di originalità del sound, comunque in linea con le esigenze dei tempi moderni per quanto riguarda l’aspetto più esteriore.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Never 3:22
2. Lost Souls 3:37
3. Reap The Outcasts 3:25
4. Killing The Eternal 2:18
5. Failed 2:44
6. Urban Waste 2:39
7. Mankinds Burden 4:21
8. Hollow Steps 3:06
9. Drain, Murder And Loss 2:12
10. The Faith You Have Misused 4:11
11. Black Ash 3:44
12. Allegory To A Dying World 3:13
Line-up:
Fedi – Vocals
Greg – Guitar
Tom – Guitar
Ricky – Drums
Nico – Bass