Recensione: King of all kings

Di Alberto Fittarelli - 24 Settembre 2002 - 0:00
King of all kings
Band: Hate Eternal
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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68

Questo “King of all kings” segue direttamente il precedente full-lenght “Conquering the throne“: la linea concettuale che unisce i due titoli è chiara, peccato però che essa non risponda totalmente alla verità. I 3 americani continuano infatti con brutal death sparatissimo, vicino alla soglia del grind in certi momenti, ma dalla qualità troppo discontinua per raggiungere il “trono” del metal estremo, come vorrebbero far intuire.

Nata all’ombra dei mastodontici Morbid Angel, col chitarrista Erik Rutan come main man e Jared Anderson, provvisorio sostituto di Steve Tucker nei Morbid Angel stessi, al basso e voce, la band riesce obiettivamente a far emergere le qualità tecniche dei singoli in maniera eccezionale, tenendo conto che in 3 riescono a creare un muro di suono non indifferente; il problema nasce però dal fatto che la suddetta tecnica non viene messa al servizio di composizioni di livello superiore, ma di canzoni troppo spesso monotone e prive di qualsiasi spunto interessante. A peggiorare le cose si aggiungono le performances di Anderson, vocalist potente ma totalmente monocorde, e del batterista Derek Roddy, uno dei più veloci sentiti ultimamente ma, ahimè, di nuovo incredibilmente monotono, con dei patterns impostati sempre sugli stessi movimenti! La produzione stessa dell’album vuole probabilmente enfatizzare il drumming esasperato, a scapito però delle chitarre, troppo spesso coperte da cassa e rullante.
La classe compositiva di Rutan riesce per fortuna ad emergere in alcuni episodi, risollevando così le sorti del disco.

Ma vediamo i singoli episodi: dopo la breve intro “Our beckoning” si inizia subito a 300 all’ora con la title track, una song caratterizzata da una buona alternanza dei due timbri, growl e screaming, e con un chorus sufficientemente buono, ma già segnata da una certa ripetitività di fondo. Si passa poi a “The obscure terror”, che parte cadenzata ed avvincente per poi perdersi di nuovo in tempi ultraveloci, senza un riff che riesca a spiccare efficacemente.
La prima sorpresa dell’album arriva con la successiva “Servants of the gods”, contraddistinta da un riffing più melodico e memorizzabile e da tempi appena rallentati; la struttura stessa è più variegata, e ad impreziosire il tutto arrivano i melodici solos di Rutan (che già col progetto Alas ha dimostrato di poter coniugare la potenza al genio compositivo).
“Beyond redemption” è quella che forse risente maggiormente dell’esperienza di Anderson e Rutan coi Morbid Angel, con rallentamenti ad effetto alternati a strofe più veloci: niente di nuovo nemmeno qui, purtroppo, ma parliamo comunque di una canzone di ottima fattura. La seguente “Born by fire” segue le stesse coordinate, ad esempio, della title track: solito rullante a mille, soliti duetti vocali; non è certo il finale in dissolvenza a salvare il pezzo da una sostanziale insufficienza. E mentre “Rising legions of black” ed “In spirit (The power of Mana)” non aggiungono niente a quanto già sentito, con la settima “Chants in declaration” torniamo al death metal anthem: una canzone che sembra fatta apposta per gli spettacoli live, decisamente molto buona. La conclusiva “Powers that be” ritrova una certa complessità e particolarità già mostrate anche in “Born by fire”, qui con risultati sicuramente migliori, ed è quindi un buon pezzo con cui chiudere l’album.

In sostanza, un giudizio difficile da dare: se è vero che le qualità dei singoli sono eccezionali, sembra che queste a volte non siano adeguatamente sfruttate per la creazione di qualcosa che davvero possa divenire un punto di riferimento nella scena estrema americana, tuttora ancorata a stilemi vecchi di una decina d’anni. La personalità c’è ma è latente, impalpabile, non riesce ad emergere: a questo punto credo che per gli Hate Eternal sarà decisivo il terzo album. Nel frattempo “King of all kings” può risultare un buon ascolto per chi cerchi nel brutal velocità e potenza, meno per chi vuole anche una certa freschezza di soluzioni ed idee.

1. Our Beckoning
2. King Of All Kings
3. The Obscure Terror
4. Servants Of The Gods
5. Beyond Redemption
6. Born By Fire
7. Chants In Declaration
8. Rising Legions of Black
9. In Spirit (The Power Of Mana)
10. Powers That Be

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