Recensione: La Naissance dun Reve

Di Alessandro Calvi - 5 Maggio 2004 - 0:00
La Naissance dun Reve
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Anno: 1997
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75

“La Nascita di un Sogno” questo il titolo molto evocativo, tradotto dal francese, di questo secondo album dei tedeschi Lacrimas Profondere pubblicato nel 1997 a due anni di distanza dalla loro opera prima, quel And the Wing Embrace Us che li ha lanciati.

Il disco si apre con il suono della risacca delle onde su una riva, dolcemente sottolineato prima da un giro di chitarra classica a cui poi si aggiunge e si sostituisce un violino, a sua volta in seguito accompagnato e sostituito dalla chitarra elettrica. Con l’ingresso anche di batteria e basso nell’economia della musica comincia per davvero la canzone in cui spicca subito la voce in un profondissimo growl di Schmid. Alla voce del singer fa quasi da contraltare quella femminile, la quale però si limita quasi esclusivamente ai gorgheggi e all’accompagnamento, senza essere mai del tutto protagonista, di fatto non canta mai brani (se non un breve pezzo in An Orchid for my Withering Garden) e non è “voce narrante” delle canzoni.
Le caratteristiche dei Lacrimas Profondere per i primi tre dischi rimangono comunque sostanzialmente le stesse: la voce maschile in growl, la voce femminile da soprano usata però con molta parsimonia, l’accompagnamento a chitarre elettriche, basso e batteria, di pianoforte, violino, chitarra classica e flauto. Dei primi tre album è però forse il più melodico, quello in cui gli strumenti “secondari” hanno un ruolo più impegnato e più ampio nell’economia dei brani. Brani che di semplice hanno ben poco, ma per scelta i tedeschi non vogliono essere un gruppo semplice, altrimenti non comincerebbero questo loro secondo album con la canzone più lunga del lotto, della bellezza di quasi 13 minuti. Si tratta di una scelta sicuramente coraggiosa che secondo me porta l’ascoltatore a una decisione immediata riguardo al gruppo: o piace oppure no, senza mezze misure.
Tornando a parlare del disco dal punto di vista strettamente musicale, come dicevo, i brani lenti, di maggiore atmosfera, sono affidati agli strumenti “secondari” e fanno davvero la loro parte in questa occasione. Ogni momento in cui fa la sua comparsa il violino o la chitarra classica si tratta di passaggi molto ispirati e di notevole suggestione. Per quanto riguarda invece gli altri strumenti, diciamo più tradizionali nella musica metal, si può dire che il loro uso è mantenuto all’interno degli stilemi del genere proposto dai Lacrimas Profondere. Da questo punto di vista il successivo Memorandum è sicuramente più variegato presentando passaggi quasi black o death nella loro violenza, in questo La Naissance d’un Réve invece si rimane in un ambito più gothic o doom, con qualche permissione a un rock leggero.

Dal punto di vista delle critiche personalmente posso farne ben poche al disco in se: la produzione è buona, non vi sono particolari pecche, tutti gli strumenti e le voci si sentono bene. Dal punto di vista musicale inoltre devo dire che mi è anche piaciuto molto perché non è necessariamente uguale a ciò che lo ha preceduto e lo ha seguito pur mantenendo uno stile che lo fa etichettare come un album dei Lacrimas Profondere. Qualcuno potrebbe obiettare che a volte i passaggi con le chitarre più “rockeggianti” rovinano la triste e malinconica atmosfera dei brani, personalmente invece ho sempre trovato piuttosto interessanti questi intermezzi atti a smuovere un po’ il brano e che almeno odorano di una maggiore originalità. Se proprio critiche bisogna farne, potrebbero essere che di fatto i tedeschi sono sempre molto influenzati a livello di sound e di ispirazione da gruppi come i My Dying Bride e gli Anatema. Personalmente però è un peccato veniale che mi sento di perdonare facilmente a questo gruppo se è capace di sfornare un album che dà tante emozioni come questo.

Per concludere, si tratta sicuramente di un album per certi versi non facile da assimilare, come lo sono un po’ tutti e tre i primi dischi dei Lacrimas Profundere. Dal punto dell’originalità non ci troviamo di certo di fronte a nulla di nuovo, ma questi tedeschi son bravi a suonare e a comporre e lo dimostrano una volta di più. Di certo è un acquisto obbligato per tutti i fan di questo gruppo, essendo un capitolo fondamentale della discografia dei loro beniamini. Per il resto è consigliato a tutti gli appassionati di certe sonorità gothic-doom: troveranno in questo disco sicuramente un apprezzato acquisto.

Tracklist:
01 A Fairy’s Breath
02 Priamus
03 Lilienmeer
04 The Gesture of the Gist
05 An Orchid for my Withering Garden
06 Enchanted and in Silent Beauty

Alex “Engash-Krul” Calvi

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