Recensione: Land of Mystery

Di Stefano Ricetti - 11 Agosto 2006 - 0:00
Land of Mystery
Band: Black Hole
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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76

Opera di difficile interpretazione, questo Land of Mystery è un disco strano, non inquadrabile nei canoni tradizionali del panorama hard’n’heavy italiano. Subito al primo ascolto, nella memoria affiorano vecchi gruppi e vecchi album. I Black Hole, con grande intelligenza, sfiorano senza mai toccarli i Black Sabbath – specie per quanto attiene l’uso della chitarra -, i Van der Graaf Generator, i Pink Floyd del periodo psichedelico, il Banco del Mutuo Soccorso dei tempi di Darwin e i grndi gruppi del primo periodo di progressivo sperimentale (Tangerine Dream, Popul Vuh, etc. etc.), nella parte effettistica.

Personalmente, all’inizio dell’ascolto, mi sono subito chiesto che cosa stesse passando attrvarso le mie orecchie, ma con il passare delle note mi sono sempre più reso conto di avere a che fare, oltre che con qualcosa di originale, anche con un’entità sicuramente importante sotto il profilo musicale. Suoni esoterici, cerebrali, ma anche di inconfutabile bellezza, avvolti nel mistero di un “dark” non visualizzabile in una dimensione terrena.

Si, il prodotto dei Black Hole è sicuramente da tenere in considerazione, sia per quanto riguarda il presente, sia per quanto riguarda il futuro dell’evoluzione musicale italiana.         

Quella che avete letto finora era la recensione di Tiziano Bergonzi, scritta nel gennaio 1986 sul numero 65 di Rockerilla, al momento dell’uscita ufficiale di Land of Mystery su vinile – in realtà targato fine 1985 -, che ho volutamente riproposto per storia. Nonostante siano passati ben vent’anni, lo scritto appare ancora fresco, dando la misura di quale fosse il livello medio dei giornalisti HM che si annidavano nella redazione di quel magazine negli eighties.

Questo disco dei Black Hole, a partire dalla copertina, spartana e quindi ancora più inquietante, meritava di rivedere la luce e l’Andromeda Relix non si è lasciata scappare l’occasione, perpetuando quindi il minuzioso lavoro di riscoperta di perle di metallo italiano (Spitfire, Morgana, Rex Inferi, gli stessi Black Hole di Living Mask e molte altre) che altrimenti sarebbero rimaste inesorabilmente patrimonio di pochi collezionisti di vinile.

Alcuni cenni storici: i Black Hole nascono nell’inverno del 1981 in quel di Verona, sotto la spinta di Roberto “Measles” Morbioli, basso e voce, anima dannata del gruppo. Gli altri componenti sono Nicholas Murray alla chitarra e Luther Gordon alla batteria. Nel 1983 e nel 1984 escono i loro demotape mentre nel 1985 l’esordio su vinile con Land of Mystery. Nel 2000, sotto l’egida dell’Andromeda Relix, esce il postumo Living Mask, album inedito targato 1989.

Oltre a quanto scritto da Tiziano Bergonzi, mi sento di aggiungere che Land of Mystery in parecchi episodi riecheggia certo sound di casa nostra, leggasi Death S.S. periodo oscuro Sylvester/Chain. L’analogia con la band di Pesaro non si ferma solo a livello musicale: anche per questo Cd, come accadde in occasione di Evil Metal per i Death S.S., il master originale è misteriosamente sparito, quindi, Land of Mystery, è il risultato della trasposizione uno a uno da vinile a dischetto ottico, senza overdub di sorta o maneggi strani. Per gli amanti del sound cavernoso, quindi, autentica manna dal cielo. Oltre alle sette tracce ufficiali nell’edizione dell’Andromeda vi sono quattro episodi tratti dal demo dei Black Hole del 1983.

Ebbene, il suono che fuoriesce dalle casse è imbarazzante, esattamente come ci si aspetterebbe da un demo su cassetta di quegli anni da parte di una band doom: batteria “fuori soglia” in distorsione fissa, basso marcio, chitarra low version e voce oltremodo invadente, a tratti fastidiosa, che sovrasta tutto il resto. Immagino che i  numerosi amanti del vintage ci andranno a nozze…    

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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