Recensione: Land of the Dead

Di Marco Turco - 29 Novembre 2011 - 0:00
Land of the Dead
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Anno: 2011
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79

Riff da battaglia, voce tonante, refrain assassini che ti costringono a urlare le lodi dell’Acciaio: quel che occorre per parlare di True Metal. Solo questo, niente di meno che questo. E Jack Starr lo sa bene – se non altro perché lui è uno di quelli che l’Heavy Metal Epico ha contribuito a crearlo, trenta anni fa, quando fondò una band chiamata Virgin Steele. È pur vero che Starr è uscito dalla scena appena un secondo prima che questa esplodesse. Ma il suo cuore (e la sua chitarra) non ha mai lasciato questi lidi, dove cozzano sangue e metallo: e con questo “Land of the Dead” dei suoi BURNING STARR è qui a ribadircelo. Casomai ce ne fosse bisogno.

New York, Anno Domini 1984: dopo aver dato alle stampe il secondo disco “Guardians of the Flame” (1983), Jack Starr lasciava i Virgin Steele. La band aveva esordito nel 1982 con il disco omonimo, dopo l’ingresso alla voce di David “the Lion” DeFeis. Come sostituto, gli ‘Steeler arruolarono Ed Pursino. E imboccavano la strada per l’Olimpo dell’Epic Metal. Lo split, racconta oggi Starr, fu una scelta motivata dal fatto che lui non condivideva la direzione sinfonica che i VS stavano intraprendendo sotto la spinta di DeFeis. Lui invece amava l’Heavy Metal puro, vecchia scuola. Eppure, prendendo in mano questo “Land of the Dead”, verrebbe da dire che il tempo è stato galantuomo col nostro chitarrista d’acciaio. Infatti, se da un lato oggi abbiamo una band come i Virgin Steele che (almeno per chi scrive) non ha mancato di suscitare qualche perplessità con le ultime uscite, dall’altra abbiamo un Jack Starr dall’ascia più affilata che mai, che ha appena forgiato un macigno di purissimo Heavy Metal eroico.

Questo è il sesto album targato BURNING STARR. I primi risalgono tutti agli anni immediatamente seguenti l’uscita dell’axeman dai VS, e non riscossero mai grande successo; poi ci fu una pausa di vent’anni (nei quali la carriera del chitarrista si alternò fra collaborazioni e “invasioni” di campo” in territori blues e country rock!), interrotta dalla parentesi della band-progetto Guardians of the Flame, e infine il ritorno con “Defiance” (2009).

Partiamo dalla copertina di questo nuovo album targato STARR: artwork by Ken Kelly, autore di sei copertine di una band a caso (Manowar). Ne volete un altro? Alla batteria c’è un certo Kenny “Rhino” Earl, noto per aver suonato nella stessa band (sempre i Manowar). E nel disco fanno la loro comparsata due chitarristi che rispondono ai nomi di Ross the Boss e David Shankle, che tanto per cambiare hanno militato (il primo, per la verità, li ha co-fondati) nei… sì, sempre loro, ci siamo capiti. Insomma: gli indizi ci sono tutti… e sono tutti giusti. True US Heavy Metal, potentissimo e in molti punti epicheggiante, senza compromessi e senza innesti sinfonici.

Si parte con la title track, “Land of the Dead”, e c’è veramente poco da discutere: un anthem micidiale, nessun prigioniero. Il singer Todd Hall ha una voce strepitosa, che in più di un punto può ricordare l’indimenticato-indimenticabile Ronnie James Dio (e non è un paragone che si può fare senza pensarci su almeno una decina di volte, lo so). I punti di paragone sono quelli che ci si può immaginare: non solo (scontato) i primi VS, ma anche Dio, Omen o – guarda caso – gli ultimi lavori di Ross the Boss. “Sands of Time” non sposta di un centimetro: acciaio vero e puro “made in USA”, con un riffing che fa venire in mente i Warlord e un refrain che ti si stampa in testa e non lo schiodi più. La produzione è all’altezza delle aspettative, essendo la band sotto le mani della LMP di Limb Schnorr.

La strumentale “Twilight of the Gods” prende l’ascoltatore e lo scaraventa nella dimora degli dèi (guest alle tastiere è Marta Gabriel, cantante dei Crystal Viper che non ha mai fatto mistero del suo amore per i VS). Il disco è un susseguirsi di pezzi inneggianti: si potrebbero citare come altri highlight “Warming Fire” (con Ross alla chitarra), “When Blood and Steel Collide” (il titolo rende l’idea?), la bellissima ballad “Daughter of Darkness”, ma la verità è che tutto l’album brilla come il migliore acciaio da battaglia, calando appena un poco sulle ultime tracce (fra l’altro, Jack si permette anche di… fregare il titolo di una canzone alla band di DeFeis: “On the Wings of the Night”).

Certo: è “solo” puro Heavy Metal, alla vecchia maniera. Una colata di metallo.

Marco “Dreki” Turco

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Line-up:
Todd Hall – vocals
Jack Starr – guitar
Ned Meloni – bass
Rhino – drums

Tracklist:
Land Of The Dead
Sands Of Time
Twilight Of The Gods
Stranger In Paradise
Here We Are
Warning Fire (guest: Ross the Boss)
Daughter Of Darkness
When Blood And Steel Collide
On The Wings Of The Night
Never Again (guest: David Shankle)
Until The End

 

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