Recensione: Last Men In Gore

Di Matteo Bovio - 14 Novembre 2003 - 0:00
Last Men In Gore
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Anno: 2003
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80

La Motosierra Records ci propone un lavoro da tenere in altissima considerazione, visto che porta alla luce uno dei gruppi underground più meritevoli di sempre in ambito grindcore. Presumo che ai più questo monicker non dica assolutamente nulla, eppure vi assicuro che fra i pochi nomi degni di essere accostati a quel monumento che fu Reek Of Putrefaction non esiterei un minuto a citare proprio i Gruesome Stuff Relish; uno stile molto minimale che talvolta sfocia nei classici stacchi del grindcore odierno a cui ci hanno abituato i vari Machetazo e i primi Haemorrage, più spesso si sofferma su quei canoni che il già citato monumento datato 1988 ci ha insegnato.

Last Men In Gore è in realtà una raccolta di vecchio materiale, dove trovano spazio lo split con i Brutality Reigns Supreme (anche questi personalmente caldamente consigliati…) e l’ep inedito Last Men Alive, entrambi risalenti a 3 anni fa. La band, come era auspicabile, aggiunge poi cinque pezzi inediti, che pur essendo molto recenti calcano alla perfezione lo stile delle altre tracce, senza particolari differenze stilistiche o sonore. Tant’è vero che il cd sembra molto più qualcosa di compiuto in sè piuttosto che una raccolta di materiale…

L’uso dei vocalizzi, il riffing, anche l’uso isterico delle chitarre soliste, sono tutti elementi che rimandano in maniera direttissima agli amatissimi Carcass, e la cosa è in alcuni episodi completamente palesata. Così è per esempio in “Soft Dead Skin”, oppure in “Naked And Wide-Eyed”. Ma è completamente inutile star qui a fare l’elenco delle canzoni che in qualche modo hanno a che vedere con lo stile citato, visto che mi troverei in linea di massima a riportarvi l’intera tracklist.

Sicuramente non è facile proporsi con 36 tracce, tutte parecchio omogenee, di uno stile non esattamente immediato, e nonostante questo non annoiare. I Gruesome Stuff Relish non cadono nella facile tentazione di inserire elementi che stravolgano il suono per staccare di tanto in tanto; preferiscono adottare una linea di coerenza totale, che se non li renderà appetibili per tutti lascia quantomeno la proposta più onesta possibile e di massimo gusto per i sinceri patiti di grindcore: a tutti quelli che preferiscono le registrazioni non ritoccate in studio, i suoni non pompati, che quando escono dalle casse ci fanno passare per la testa l’immagine dei pazzi che si dimenano dietro agli strumenti per tirare fuori così tanto marciume…

Last Men In Gore sarebbe dovuto uscire anni fa, quando il grindcore ancora veniva visto come un fenomeno underground e come tale non era contaminato dalle mille trovate delle major per renderlo appetibile a tutti. Fa piacere che etichette come appunto la Motosierra Records portino in luce queste realtà senza snaturarle, e ci restituiscano ancora dei portavoce del grindcore più attaccato alle origini (anche nella pratica, non solo sulle note biografiche…). La Spagna, che già ci aveva fatto conoscere Haemorrage e Machetazo, ora ci presenta l’ennesima ottima realtà, l’ennesimo gruppo da piazzare sul lettore quando la nostalgia per i “bei tempi che furono” si fa troppo forte.
Matteo Bovio

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