Recensione: Legions of the Dead [30th Anniversary Edition]

Di Stefano Ricetti - 5 Agosto 2015 - 10:45
Legions of the Dead [30th Anniversary Edition]
Band: Tyrant
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2015
Nazione:
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85

Anno Domini 1985.

Ad agosto uscì il debutto su trentatré giri di una band americana, tramite i servigi della Metal Blade Records. La copertina riportava un’immagine fortissima, iconica, per chi scrive una delle migliori e più rappresentative dell’heavy metal inteso come espressione di forza d’urto.

Quattro figuri superborchiati campeggiavano di fronte a un monumento cimiteriale, appoggiati a una vettura tipicamente Usa, sovrastati da un logo grezzo ma fottutamente minaccioso e in linea con il prodotto contenuto all’interno della confezione. Ritengo che la cover di Legions of the Dead in vinile si possa tranquillamente incorniciare e utilizzarla alla stregua di un quadro decorativo a tutti gli effetti.

Da noi nel Belpaese il vinile dei Tyrant da Pasadena, California,  arrivò un po’ dopo, come era prassi allora e vi giunse sotto l’egida della Roadrunner. Pleonastico dire che non mancò di suscitare parecchio interesse intorno a sé. Normale che fosse così in un’epoca ove moltissimi acquisti venivano guidati solamente in virtù dalla penetrazione siderurgica della copertina. Immagini potenti come quella espressa dai quattro yankee ce n’erano, per carità, ma non in termini numerici elevati. Musicisti addobbati da quintali di borchie come atto di fede, quindi per credo profondo, ancorché supportati da un curriculum inviolato – premessa doverosa per sgombrare il campo da chi invece si atteggiava risultando solamente ridicolo e null’altro – rispondevano ai nomi di Exciter, Running Wild, oltre agli obbligatori Judas Priest, solo per fermarsi a tre di numero. In quel momento storico altre band stupendamente defender esibivano look inossidabili, per carità, più che altro però a livello di singoli elementi, un po’ meno in termini di ‘gang’.

Musicalmente la forza scardinatrice dei Tyrant venne espressa in maniera sublime dalla magniloquenza fornita a ‘botte’ di carichi da 90 dalla recensione stilata da Beppe Riva all’interno della rivista Rockerilla numero 63 del novembre 1985, qui di seguito fedelmente riportata.

Uno dei più potenti, allucinanti gruppi degli ultimi mesi: gli angeli del male giungono alle porte del cimitero su una Cadillac nera, mentre i lampi violentano le tenebre ed immediatamente scatenano un uragano di turbolenze metalliche, fra i tellurici sussulti della sezione ritmica, una solista che si accanisce contro il muro del suono per non perdere la sua leadership ed una voce che lancia acuti da scannatoio: Warriors of Metal… nessun dubbio sulla legittimità di questo titolo.

Fall into the Hands of Evil è recitato con fare perverso e compiaciuto da Glen May, un vocalist che riesce a calarsi realisticamente nelle tematiche sataniche assumendo intonazioni sinistre e disumane: the screamin’ beast! The battle of Armageddon conferma che Tyrant non è un gruppo di speed metal, ma che può tranquillamente gareggiare in aggressività con la stirpe dei ‘velocisti’ per la sua ferocia durezza, il ritmo martellante e pesantissimo.

L’inizio di Legions of the Dead è addirittura un omaggio all’ormai abbandonato Dark Metal, una sorta di litania per anime maledette, poi il suono sfocia in un magma incompromesso e agitatissimo, carico di rifrazioni truculente… Definitivamente i Tyrant sono un grosso esempio di professionisti della violenza sonora: ogni aficionado dell’H.M. anticommerciale può rassegnarsi a subirne la malevola influenza.

Croci, sepolcri, reliquie mortali: sono simboli che mi hanno sempre attratto ma che troppo spesso, in tempi recenti, si sono accompagnati a prodotti musicali scadenti: Tyrant li profanano con un suono non meno ‘forte’ della loro iconografia: Listen to the Preacher e Knight of Darkness guadagnano persino proporzioni epiche e bisogna ammettere che i quattro aguzzini californiani vantano anche una personalità di tutto rispetto, non legata a filo doppio ai soliti modelli. Sacrifice è un altro salmo maledetto dagli spiragli evocativi (non è la stessa dei Black Widow) dove l’atmosfera è privilegiata rispetto all’irruenza del suono; per quest’ultima affidatevi alla bellicosa galoppata finale di Time is Running Low, con la consapevolezza che i Tyrant hanno realizzato un grande album per ‘puri’ metal-maniac al di là di ogni classificazione. E le legioni della morte possono significare finalmente la riscossa del metallo ‘nero’.

Tornando al 2015, l’occasione di riscoprire un album monumentale come Legions of the Dead la fornisce l’accoppiata fra la label inglese Blood and Iron Records e il leader degli stessi Tyrant Greg May, che si sono presi presa la briga di pubblicare una versione del disco nuova di zecca denominata 30th Anniversary Edition, contenente oltre ai celeberrimi dieci pezzi del 1985 ben sette tracce bonus risalenti alle prove tenute dalla band il 3 ottobre del 1982.

Accompagnato da un sontuoso libretto di ben ventiquattro pagine tutto da leggere, all’interno del quale il bassista storico ripercorre le tappe fondamentali della storia della band fra foto, flyer di concerti, ritagli di riviste e copertine di fanzine, campeggiano anche i testi dei brani primigeni.

Musicalmente, per quanto afferente il lotto dei sette pezzi in più, trattasi di testimonianze: un “pestone” uscito da una catacomba ove la voce dell’ex giocatore di football americano ai tempi del college Glen May risulta distinguibile a fatica rispetto al resto degli strumenti. Un peccato veniale, se paragonato alla tracotanza heavy metal di quella sporca decina costituente la colonna vertebrale originaria di Legions of the Dead

WAAARRRRRIORS OF METAL!!!

Buy or die!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti        

 

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