Recensione: Life And Death

Di Matteo Bovio - 31 Ottobre 2003 - 0:00
Life And Death
Band: Ritual
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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40

Francamente non ci siamo proprio: questo gruppo ha la capacità di creare, attraverso copertina, monicker e testi, una determinata aspettativa piuttosto appetibile, che però viene totalmente smontata dall’effettivo ascolto del prodotto. Non conosco i precisi intenti della band, quindi mi limito a descrivere quello che effettivamente ho percepito: un thrashcore molto scarno e minimale, che dovrebbe dunque privilegiare in gran parte l’impatto “a pelle” rispetto a ricerche più elaborate. L’assenza quasi totale di particolari arrangiamenti, il riffing, e volendo anche la tipologia dei testi sembrerebbero sostenere questa ipotesi… Purtroppo il risultato è scarso, e l’interesse per questo Life And Death cade fin dai primi ascolti.

Prendiamo una cosa alla volta, e partiamo dalla struttura delle canzoni: il riffing si dimostra veramente troppo ridotto all’osso, talmente elementare da parere a volte persino ostentato. A partire dall’attacco di “Hear Me” abbiamo un insistente ripercorrere dei canoni troppo abusati, e delle partiture di chitarra che non ripagano l’elementarità con un buon effetto. I pochi arrangiamenti azzardati sono così scontati e banali che possono praticamente esser tralasciati, e la presenza di 2 chitarre sinceramente è sconcertante, visto poi l’effettivo utilizzo all’interno delle canzoni.

La stessa sezione ritmica si adatta senza smentite a questa eccessiva linearità, che ad essere sincero preferisco chiamare monotonia. Purtroppo non viene sottolineato nessun passaggio, e ogni istante rimane esattamente nell’anonimato quanto gli altri, arrivando ad eccessi come la title-track, scontata e priva di qualsiasi mordente. La qualità sonora è anche più che discreta, e nonostante questo le canzoni perdono di intensità molto prima di arrivare alle orecchie dell’ascoltatore, penalizzate veramente da una carenza di songwriting.

Un’ultima considerazione sulla voce, francamente il paragrafo più deludente di tutto il cd… Esattamente uguale a sè stessa dall’inizio alla fine, eternamente in una terra di nessuno a metà tra il melodico e il non. E soprattutto totalmente priva di quell’aggressività che non solo il genere, persino i testi avrebbero richiesto. Non ho idea di quanta passione i Ritual abbiano impiegato nella registrazione di questo lavoro, certo è che l’impressione che trasmette questo demo è quella (auspicabilmente in contrasto con la realtà) di essere all’ascolto di un gruppo timido e quasi privo di convinzione in quello che sta facendo.

Non ho nulla da aggiungere, perchè questo demo mi ha deluso veramente sotto ogni punto di vista… Un lavoro che mette sotto cattiva luce il gruppo, che spero abbia di meglio da dire in futuro.
Matteo Bovio

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